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06.11.2025 - 18:55
Verri e Araneo
“Come gruppo consiliare del M5s Basilicata abbiamo insistito a lungo per lo sblocco dei fondi a beneficio delle lavoratrici e dei lavoratori dello spettacolo che, per il lavoro già svolto, hanno atteso due anni per l’integrazione dei fondi 2023 e per lo stanziamento pieno del Piano Spettacolo 2024. A questa richiesta associavamo, poi, quella di un impegno reale, non solo formale, nel dare gambe e prospettiva al Programma 2025-2027. Ricordiamo ancora l’entusiasmo con cui, a ridosso di Ferragosto, la maggioranza accoglieva la notizia di un primo stanziamento di fondi a copertura parziale dei succitati impegni. Pur riconoscendo il meritorio lavoro svolto in pieno agosto dagli uffici, non ci facemmo incantare dai reboanti annunci del centrodestra che accoglieva la parziale soddisfazione della parola data come un successo senza eguali. Sintomo evidente di una politica abituata a compiacersi per il dovere assolto: perché pagare il lavoro svolto, ci piace ricordare, è un dovere”. Lo affermano le consigliere regionali del M5s, Alessia Araneo e Viviana Verri, che continuano: “La moderazione di allora si giustifica con la preoccupazione di oggi: il timore di agosto era che, terminati gli applausi, il centrodestra dimenticasse che, entro metà ottobre, sarebbe dovuta arrivare dallo sblocco del CIPESS la seconda tranche dei fondi utili al comparto spettacolo. La metà di ottobre è stata superata e dello svincolo CIPESS non c’è traccia. In questo modo si corre il rischio di accumulare ritardo su ritardo e di non interrompere quel circolo vizioso per cui gli operatori lavorano nel 2025 e vengono pagati, se tutto va bene, nel 2027. Questo disallineamento tra programmazione, piani annuali e finanziamenti destabilizza il comparto e spinge le lavoratrici e i lavoratori a non radicarsi in Basilicata e a cercare, chi può, fortuna o almeno pagamenti certi altrove”. “Un’incertezza che determina, quindi – evidenziano le esponenti del M5s - precarietà esistenziale e affanno professionale. Come in affanno lavoreranno le operatrici e gli operatori che si apprestano a partecipare al bando per le residenze artistiche appena pubblicato. Come da prassi, sbagliata, il bando per le residenze artistiche in riferimento al 2025 esce a novembre 2025 e, malgrado sia stata data la possibilità di estendere le residenze fino al primo trimestre del 2026, ancora una volta le lavoratrici e i lavoratori sono costretti a operare in tempi compressi e concitati. Le residenze artistiche, va ricordato, non sono eventi estemporanei: richiedono programmazione annuale, selezione accurata degli artisti, costruzione di reti territoriali, attività laboratoriali continuative. Ridurle a una rincorsa burocratica dell’ultimo trimestre significa, oltre che non comprenderne il valore, svilirne la funzione culturale e sociale, trasformandole in adempimenti formali privi di respiro progettuale”. “Quanto emerso non è frutto di fatalità o di dinamiche imprevedibili: è il risultato di una politica culturale inesistente, di una programmazione regionale incapace di dialogare con i tempi reali della produzione culturale, di un approccio emergenziale che scarica sugli operatori il peso delle disfunzioni istituzionali. Le operatrici e gli operatori culturali lucani – concludono - non possono continuare a essere trattati come variabili residuali del bilancio regionale, costretti a programmare nell’incertezza, a lavorare sotto stress cronico, a competere in condizioni di disuguaglianza con chi della cultura fa folklore amministrativo”.
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