Centrodestra a valanga nelle Marche e in Calabria, Campania e Puglia ultimi baluardi del campo largo

Alle urne regionali di Marche e Calabria il verdetto è stato chiaro, anzi chiarissimo: il centrodestra ha incassato una doppia conferma netta, blindando i governatori uscenti e spazzando via ogni velleità di rimonta del centrosinistra. Nessun margine risicato: si è trattato di una vittoria solida, rotonda, persino umiliante per chi sperava in un'inversione di rotta. È il segnale inequivocabile di un mandato popolare rafforzato, un avallo pieno alle politiche territoriali e sicuramente anche nazionali di centrodestra e, soprattutto, alla sua capacità di mostrarsi unito e riconoscibile. Con questo slancio lo sguardo ora si sposta in Campania e in Puglia, roccaforti dem: qui il campo largo è chiamato ad un esame decisivo. Entrambe le regioni sono da tempo sotto il controllo del centrosinistra con De Luca ed Emiliano che hanno costruito un consenso molto personalistico e spesso sganciato dalle sigle di partito. Uomini forti e carismatici. Entrambi grandi comunicatori. Ma questa rendita politica sta finendo. Le incognite sono molte. Intanto il "campo largo" appare più un’illusione ottica che un’alleanza strategica: un insieme disomogeneo di sigle che vanno da un PD sfiancato a un M5S sempre più in cerca di identità, passando per cespugli e movimenti civici che non sempre remano nella stessa direzione. La vera domanda è: si può davvero vincere senza un progetto comune? E ancora: in caso di vittoria, con quali percentuali? Sarebbe una vittoria reale o solo una vittoria di Pirro, buona per le bandiere ma priva di futuro e di solidità popolare? Le elezioni nelle Marche e in Calabria oltre ad essere state una conferma, sono state un segnale. Il centrodestra il suo lo ha fatto, riconfermandosi nei territori che già governava con numeri abbondanti. Ora toccherà in Campania e in Puglia dimostrare se il campo largo è ancora capace di tenere in piedi una coalizione vincente o se è solo un’etichetta vuota, buona per i titoli di giornale ma inadatta alla realtà elettorale. Per il centrosinistra la parola d’ordine è una sola: resistere.