IL MATTINO
Addio al divo
16.09.2025 - 15:56
Robert Redford aveva compiuto 89 anni un mese fa e proprio qualche settimana prima, la Rai aveva trasmesso l'ultimo film che lo aveva visto protagonista:"Old Man & the Gun" del 2018, diretto da David Lowery con Sissy Spacek, Casey Affleck e Danny Glover.
Il film è ispirato alla vera storia di Forrest Tucker, un rapinatore di banche, seriale, che ha continuato la sua attività anche in età molto avanzata.
L'opera è una riflessione poetica sull'invecchiamento, sulla libertà, e sul bisogno di seguire la propria natura, anche a costo di vivere ai margini della legge.
In pratica questo film è il suo testamento, anche perché di attori del suo calibro e cioè del calibro "divo anticonformista", in quella Hollywood che è sempre stata la vera e propria arma degli USA per importare democrazia, non c'è più traccia.
Il divismo è diventato gossip e l'anticonformismo un modo come un altro per denudarsi continuamente. Tutte cose inimmaginabili per una star, discreta e appassionata come Robert Redford.
In pratica il suo ultimo film ha chiuso il cerchio del Redford attore, con malinconico rammarico, mentre adesso si chiude e per sempre il suo sipario esistenziale.
Partiamo proprio dal suo ultimo film per ricordarlo
Chi è Forrest Tucker nel film
Tucker è un uomo che non può fare a meno di delinquere, ma il suo comportamento gentile, durante le rapine, e la sua capacità di sfuggire alla cattura, lo rendono una figura affascinante e carismatica, simile ai protagonisti dei romanzi d'avventura.
Il film analizza anche la difficoltà sociale di guardare alla vecchiaia non come un periodo di declino. Il rapinatore gentiluomo dimostra, al contrario, che l'età non limita le possibilità di vivere pienamente, e di sentirsi liberi.
Sebbene il film si prenda alcune libertà artistiche, cattura l'essenza della vita di Tucker e presenta un personaggio che, nonostante le sue azioni illegali, incarna un desiderio di vivere secondo le proprie regole e di sfidare le aspettative della società, malgrado il tempo anagrafico a suo sfavore.
Robert Redford, con questa pellicola, ha dichiarato di voler concludere la sua carriera, e infatti il film è una sorta di omaggio meta-cinematografico alla sua immagine da fuorilegge romantico, che attraversa molti dei suoi film (da Butch Cassidy and the Sundance Kid a The Sting).
A proposito del vero Forrest Tucker
Forrest Tucker è stato un criminale statunitense, la cui vita è caratterizzata da una continua sfida alle autorità.
Iniziò la sua "carriera" da giovane, a all'età di quindici anni risale la sua prima delle numerose evasioni.
La più famosa, nel 1979, avvenne dal carcere di San Quintino, dove lui e due complici costruirono un kayak, e si allontanarono sotto gli occhi delle guardie penitenziarie.
Le numerose rapine in banca gli permisero di accumulare un bottino stimato in oltre 4 milioni di dollari.
Nel 2000, all'età di 79 anni, fu arrestato e condannato a 13 anni di prigione.
Morì in prigione nel 2004 all'età di 83 anni.
Robert Redford: la sua storia
Negli anni ’70, Robert Redford diventò uno dei simboli della New Hollywood, un movimento che ruppe con le convenzioni "classiche" della Mecca del Cinema, per proporre storie più realistiche e a sfondo politico.
Tra i film che segnarono una svolta per lui ci sono:
"Butch Cassidy and the Sundance Kid" (1969) – Un western ironico e malinconico, dove Redford interpreta il fuorilegge Sundance Kid.
"La stangata" (The Sting, 1973) – Una commedia elegante e raffinata, che racconta la storia di due truffatori, che lo vide in coppia con Paul Newman, e che vinse 7 Oscar.
"Il grande Gatsby" (1974) – Dall'adattamento del romanzo di Francis Scott Fitzgerald. Redford interpreta Jay Gatsby e il protagonista del romanzo conservò, per sempre, il suo di volto.
"I tre giorni del Condor" (1975) – Thriller politico in pieno clima post Watergate, dove Redford è un ricercatore della CIA braccato e dove accanto a lui troviamo,tra gli altri, una splendida Faye Dunaway e Max von Sydow.
"Tutti gli uomini del presidente" (1976) – Qui è nei panni del giornalista Bob Woodward, che insieme a Carl Bernstein (Dustin Hoffman) smascherarono lo scandalo Watergate.
Proprio perché questi film segnarono un'inversione di rotta per Hollywood (i temi ricorrenti sono a sfondo sociale come la sfiducia nei confronti delle istituzioni, la solitudine del cittadino contro il sistema, la doppia faccia del sogno americano, il suo fascino e la sua decadenza) l'attore accrebbe ulteriormente la propria popolarità.
C'è poi il periodo del Robert Redford non più attore ma regista, periodo in cui ha diretto nove film, spesso incentrati su famiglie disfunzionali, dilemmi morali, responsabilità civiche e i rapporti tra uomo e natura.
Alcuni dei suoi film come regista
"Gente comune" (Ordinary People, 1980)
Dramma familiare che vinse 4 Oscar (tra cui quello come miglior film e migliore regia).
"In mezzo scorre il fiume" (A River Runs Through It, 1992)
Racconto poetico su due fratelli e il loro legame con la natura e che lanciò Brad Pitt.
"Quiz Show" (1994)
Film politico-storico sullo scandalo dei quiz truccati in TV negli anni ’50. Raffinato e lucido.
"L’uomo che sussurrava ai cavalli" (1998)
Tratto dal romanzo di Nicholas Evans, dove Redford è il protagonista.
"La regola del silenzio" (The Company You Keep, 2012)
L'attore è un ex attivista radicale, latitante ed è per questa ragione che viene braccato.
Il suo stile come regista è pacato, riflessivo, mai invadente, si limita a comporre le scene e a guidare gli occhi dello spettatore dentro i personaggi, nella loro psiche.
Ma Robert Redford non è stato solo un artista. Grande sostenitore delle energie rinnovabili, della conservazione dei parchi naturali e della lotta contro il cambiamento climatico, si è "servito" del cinema per dare risalto alle sue battaglie.
Benché abbia sostenuto i democratici, lo ha sempre fatto da indipendente.
Nel 1981 ha fondato il "Sundance Institute", da cui nasce il celebre "Sundance Film Festival", che si tiene ogni gennaio nello Stato dell'Utah.
Tra gli obiettivi di questo festival ci sono oltre a quello di promuovere storie diverse da quelle commerciali, la possibilità di dare spazio a registi emergenti attraverso una piattaforma libera dai vincoli, troppo stretti, dell'industria del cinema
Grazie al suo festival sono stati premiati come registi, tra i tanti: Quentin Tarantino con "Le Iene" (Reservoir Dogs) , Steven Soderbergh con "Sesso, bugie e videotape"(Sex, Lies, and Videotape)
Robert Redford non è stato quindi solo bello, ma ha lasciato un segno profondo nel cinema, attraverso la recitazione, incarnando l’eroe moderno, affascinante ma tormentato, e attraverso la regia ha saputo raccontare con delicatezza l’animo umano, mentre lottava per un mondo più giusto e sostenibile grazie anche al suo festival che allungava l'occhio di Hollywood.
PS: È riuscito anche a parlare di comunismo e a farlo "digerire" agli Stati Uniti e al mondo intero grazie a "The way we are", il film girato dal suo amico Sidney Pollack, nel 1973, in cui fa coppia con Barbra Streisand. Il film racconta la storia d'amore, complicata, tra Katie, una giovane donna ebrea, idealista e politicamente impegnata, e Hubbel, un uomo affascinante, scrittore talentuoso ma disilluso e copre venti anni della loro vita. I due si innamorano nonostante le profonde differenze ideologiche e caratteriali. Tuttavia, le pressioni politiche dell’epoca (soprattutto durante il maccartismo) e le divergenze personali metteranno a dura prova la loro relazione.
La canzone principale, "The way we were" (Come eravamo), è cantata da Barbra Streisand, ed è diventata un vero grande classico.
Il film vinse, in totale, tre premi Oscar (su sei per cui era candidato): quello per la migliore colonna sonora originale, quello per la migliore canzone originale e quello per la migliore fotografia.
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