Prima la Whatsappata poi la cacciata: “Mi comunica Rosato che su richiesta di Pittella si commissaria la Basilicata"

Tiene banco tra i calendiani lucani la "deposizione" di Donato Pessolano dal ruolo di Segretario Regionale di Azione Basilicata: un fatto politico grave e sintomatico di un malessere profondo all’interno del partito. Il fondatore di Azione in terra lucana è stato liquidato con una modalità arrogante e priva di rispetto, degna più di una manovra di bullismo politico che di una gestione trasparente e democratica. Il tutto - si apprende dallo stesso Pessolano - si è consumato in una riunione lampo, convocata con sole 24 ore di preavviso via WhatsApp, senza alcuna informazione ufficiale o spazio per il confronto, dove il Segretario Nazionale Carlo Calenda ha fatto sapere a sorpresa che previa comunicazione di Ettore Rosato veniva richiesto il commissariamento della Basilicata su input di Marcello Pittella, presidente del Consiglio regionale. "In qualità di Segretario della Basilicata, ho appreso il giorno seguente la notizia dell’avvenuta comunicazione agli organi di stampa, senza aver ricevuto informazione ufficiale. Alla luce di tali circostanze, ho ritenuto opportuno dimettermi e dissociarmi da un metodo che considero lesivo e poco rispettoso, oltre ad aver subito un danno alla mia reputazione, la cui entità sto valutando per eventuali azioni legali", spiega Pessolano. Un atto che non solo ha colpito Pessolano personalmente, ma ha gettato un’ombra inquietante su tutta la struttura regionale del partito, mettendo in discussione la legittimità e la ratio di tale decisione. Pessolano fin da subito ha denunciato pubblicamente questa “messa alla porta” ingiustificata e ha presentato formale istanza al Collegio dei Probiviri di Azione, chiedendo chiarezza e verifica sulle motivazioni del commissariamento, sull’assenza di dibattito e sul rispetto delle procedure. Un dato è certo: il "caso Pessolano" è solo all'inizio.