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Omicidio o incidente? Il giallo di Policoro chiede ancora giustizia, mamma Olimpia chiede di riaprire le indagini

«Senza troppi giri di parole, vi chiediamo perdono». Lettera di don Marcello Cozzi

Luca e Marirosa

Luca Orioli aveva 22 anni, la sua fidanzata Marirosa Andreatta due di meno: furono ritrovati entrambi morti la sera del 23 marzo del 1988, nel bagno dell'abitazione della ragazza a Policoro, in provincia di Matera. Ora, a 37 anni di distanza, la famiglia del giovane chiede di riaprire le indagini, perché, sostiene, lo Stato "non può tacere ancora". I legali della famiglia si sono già mossi: l'avvocato Antonio Fiumefreddo del foro di Catania ha presentato su mandato della madre di Luca, Olimpia Fuina Orioli, un'istanza alla procura generale di Potenza affinché avochi a sé le indagini: una richiesta che arriva dopo l'ennesimo rigetto dell'istanza di riapertura dell'inchiesta da parte della procura di Matera. "La richiesta di avocazione - spiega l'avvocato Fiumefreddo - si fonda sulla necessità di porre fine a oltre tre decenni di silenzi istituzionali, perizie manipolate, testimonianze mai escusse, intercettazioni ignorate e incongruenze investigative mai risolte. Due decessi che si sono voluti fare passare come incidente, ma è chiaro, e non solo a noi, che è stato un duplice omicidio". Nell'istanza sono elencati atti istruttori che, secondo la famiglia del ragazzo, sono stati omessi o mai adeguatamente svolti e approfonditi: "l'acquisizione dei tabulati telefonici del 23 e 24 marzo 1988, l'escussione di 28 testimoni ritenuti chiave per la ricostruzione dei fatti, la riesumazione dei corpi con l'impiego di moderne tecnologie medico-legali (body scan), una perizia comparativa sui corredi fotografici originali e ufficiali per accertare manomissioni nella scena del crimine". Nella richiesta alla procura generale di Potenza viene anche citata "l'analisi del contesto e delle responsabilità legate al falso in perizia Valecce, mai indagate nella sostanza, ma archiviate per decorrenza dei termini". "Non si può continuare a fingere che tutto sia già stato chiarito - dice la madre di Luca, Olimpia Fuina - le omissioni, i depistaggi e i silenzi non possono essere l'ultima parola sulla morte di due giovani. Lo Stato non può continuare a tacere, non può essere complice dell'oblio". "La Procura generale di Potenza - sottolinea l'avvocato Fiumefreddo - è ora chiamata a valutare se sussistano i presupposti per avocare l'indagine, alla luce delle gravi lacune nell'operato della Procura di Matera, che ha più volte rigettato le richieste istruttorie nonostante le risultanze scientifiche di morte violenta accertate già nel 1994 dalla perizia Umani Ronchi e non solo". Nell'ultima richiesta di riapertura dell'inchiesta il penalista aveva parlato di "una vicenda incredibile, in cui depistaggi e falsità l'hanno fatta da padroni" e "l'inchiesta, più volte archiviata e riaperta, non è mai giunta a un reale punto fermo" senza svelare "la terribile verità che si nasconde dietro l'eccidio di due ragazzi".

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