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17.07.2025 - 12:44
C’è chi fa i tirocini a 25 anni, con l’ansia del domani. E chi li fa a 60 suonati, con una carriera politica da decano. Invece di affrontare seriamente una questione etica che ha sollevato interrogativi legittimi nell’opinione pubblica, il capogruppo di Azione, il consigliere Morea, imbastisce la memoria difensiva e preferisce rifugiarsi nella solita retorica vittimistica, denunciando genericamente “attacchi fumosi e pretestuosi” e liquidando ogni critica come frutto di immaturità politica. Aggrapparsi al tirocinio "non retribuito", non lo rende affatto meno innocuo. Ma non è il compenso o il mancato compenso il problema. Sostenere che “non si toglie nulla a nessuno” è una giustificazione miope. La narrazione del “voler migliorare la propria formazione professionale” è una forzatura tragicomica. Non è un “attacco personale”, è analisi politica. Ciò che infastidisce Azione non è la polemica è che se ne parli. E quando Morea si avventura nel paragone con un qualunque consigliere che segue un corso o un master, ci troviamo davanti ad un altro scivolone logico: un conto è aggiornarsi lontano da qualsiasi "chiacchiericcio", fuori dalle istituzioni, un altro è varcare la soglia dell’ospedale che hai governato con un badge da stagista e da Presidente del Consiglio regionale in carica. Poi arrivano i numeri: mozioni, leggi, 8% a Matera, Ligorio che fa un passo di lato per “motivi personali”. Tutto legittimo, tutto archiviabile nella retorica dell’autoincensamento, tipica dei partiti che non riescono a gestire la pressione e vanno subito in crisi di identità, abbracciando la cartellina dei risultati come un naufrago al salvagente. Se Azione vuole davvero rappresentare una forza riformista, moderna, credibile, allora farebbe bene a riflettere non su chi critica, ma su cosa viene contestato. E soprattutto, farebbe bene a ricordarsi che la fiducia dei cittadini non si costruisce con le dichiarazioni roboanti e autocelebrative, ma con comportamenti coerenti rispetto alle Istituzioni che si servono.
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