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21.06.2025 - 16:24
Piero Lacorazza
Il capogruppo dem in Consiglio regionale, Piero Lacorazza, è tornato a farsi sentire. Anzi, a scrivere. E lo fa come sempre sui social, in quella che ormai somiglia più ad una pagina di sfoghi personali che ad uno spazio di confronto e dibattito politico. In uno degli ultimi post, Lacorazza rivendica come sempre il suo risultato elettorale: “Migliaia di preferenze”. Nessuno lo mette in dubbio. Ma la domanda sorge spontanea: dove sono finiti? Perché oggi, a scorrere i suoi sermoni, si contano uno, due, tre like. A volte neanche quelli. Commenti e condivisioni? Pochissimi, spesso assenti. Non c’è traccia di una comunità viva, di un gruppo di sostegno, di una minima cassa di risonanza. C'è un consenso che non si misura con le schede, ma con la capacità di tenere vivo uno spazio politico. E Lacorazza, quel vuoto, lo incarna perfettamente. Nessuna capacità di attivare una community, nessun seguito organico, nessun engagement. La sua pagina è un bollettino autoreferenziale. Un politico che vanta preferenze a valanga e poi non riesce nemmeno a raccogliere 10 like sotto una denuncia dovrebbe farsi qualche domanda. Eppure lui insiste e torna all’attacco del solito bersaglio: l’assessore regionale alla Salute. Stavolta sul Pnrr. In un post carico di retorica e ironia forzata scrive: “Latronico parla di target come se fossero antani”. Citazione colta? Satira pungente? No: una supercazzola. Una frase nonsense da "Amici miei" usata per prendere in giro. Il problema è che se per un decennio ed oltre hai governato e ora devi fare opposizione e il tuo attacco più arguto ad un tema serio è un riferimento a una gag anni ’70, forse c’è davvero qualcosa che non funziona. Chissà cosa penserebbe Ugo Tognazzi, maestro dell'ironia: probabilmente gli direbbe che con quel copione, a recitare così male, si rischia solo di fare uno scappellamento a .... destra.
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