IL MATTINO
Ambiente
06.06.2025 - 17:27
SALERNO- Nell’aula dell’Università si raccoglie un silenzio da montagna. Antonio Tisci, commissario del Parco nazionale dell’Appennino lucano, sale in cattedra per ricordare: «Ambiente e ambizione hanno la stessa etimologia. Entrambe le parole richiamano l’idea di circolarità, dell’andare incontro», ha esordito. «I Greci utilizzavano la parola Kosmos sia per indicare l’universo che per indicare l’ordine, in contrapposizione al Kaos. La parola latina universum nell’indicare l’insieme delle cose richiama in sé l’idea dell’andare verso l’uno». Le sue parole attraversano la sala. «Le nostre radici ellenistiche e romane ci insegnano che l’ambiente, nella sua circolarità, ruota su qualcosa, e quel qualcosa non può che essere l’uomo». Parla dell'ecologia con la voce di chi conosce la terra. «Berry Commoner fissò le quattro regole dell’ecologia: la prima è che ogni cosa è connessa con qualsiasi altra. La seconda, che ogni cosa deve finire da qualche parte. La terza, che la natura è l’unica a sapere il fatto suo. La quarta, che non si distribuiscono pasti gratuiti». Poi puntualizza: «La terza legge è stata per troppo tempo utilizzata a sproposito, per immaginare un mondo nel quale il corretto equilibrio naturale sia raggiungibile soltanto senza l’intervento dell’uomo. Ma non è così». «L’uomo non solo è parte essenziale del sistema naturale, ma è proprio il centro di quella circolarità di cui alla comune etimologia di ambiente ed ambizione», insiste. «La natura conosce i suoi equilibri, ma non conosce la singolarità dell’essere umano. L’uomo, invece, valuta in maniera speciale il singolo individuo». «Un approccio autentico alla tutela dell’ambiente non può che partire dalla considerazione della complessità», prosegue. «Gli ecosistemi sono per loro natura complessi. All’ecologia scientifica va aggiunta l’ecologia economica e quella sociale, perché tutto è connesso e l’ambiente è interconnesso alla società che lo abita». Poi il passaggio più forte: «Per troppo tempo qualcuno ha visto nelle aree protette un accumulo irrazionale e ingestibile di vincoli e regole. Ma la legge istitutiva assegna ai parchi anche il compito di promuovere turismo, agricoltura e artigianato. Dobbiamo superare il concetto di educazione ambientale per arrivare all’ambizione ambientale». «La migliore ambizione ambientale è far capire che quel paesaggio, quella tipicità, quella forma di vita costituiscono la struttura stessa del mitsein, del con-essere che costruisce la società», ha detto ancora. «Le aree interne del Mezzogiorno si stanno svuotando. Se i Parchi sono solo enti che impongono vincoli, non sono utili per gli uomini che vi vivono. I Parchi devono diventare strumenti di politiche economiche per le aree interne». E ha concluso: «Lo sforzo che dobbiamo compiere è trasformare le tutele ambientali in certificazioni di qualità, le tutele paesaggistiche in sviluppo turistico, le azioni di difesa in ricerca. Questa è l'autentica azione di tutela e di ripristino, scevra da ogni ideologia, che abbiamo il dovere di compiere». C'è un filo di voce che resta nell'aula, alla fine. Come l'eco nei boschi dopo un richiamo. Che è tempo di tornare a dare un senso al camminare. E a ciò che lasciamo dietro ogni passo.
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