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15.05.2025 - 16:36
I finanzieri del Comando Provinciale di Lecce hanno concluso un’indagine a contrasto delle frodi legate agli streaming illegale IPTV - cosiddetto ‘pezzotto’. Le indagini, coordinate dalla Procura di Lecce e condotte dal Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria leccese, grazie anche all’apporto dei finanzieri specializzati “Computer Forensics Data Analysis”, hanno permesso di sottoporre a sequestro 5 beni immobili, 2 autovetture, di cui una d’epoca, e circa 60.000 in denaro contante riconducibili al principale indagato, il quale insieme a tre soggetti, tutti residenti nella provincia salentina, sono stati denunciati per violazione della normativa sulla protezione del diritto di autore nonché per autoriciclaggio. L’attività investigativa ha permesso di individuare a Lecce la “centrale” di smistamento del segnale IPTV illecitamente riprodotto in favore di oltre 2.300 utenti, tutti abbonati al “pezzotto”, e, al tempo stesso, di ricostruire il valore dei proventi illecitamente accumulati in oltre 500.000 euro, in seguito reinvestito nell’acquisto di beni mobili e immobili al fine di occultarne l’illecita provenienza. Le attività sono proseguite in stretta sinergia con il Nucleo Speciale Beni e Servizi della Guardia di Finanza di Roma, grazie a cui è stato possibile estendere gli accertamenti su tutto il territorio nazionale e colpire peer to peer la “grande utenza” che alimentava (di fatto) questo sistema illecito, procedendo alla verbalizzazione di tutti gli utilizzatori finali, contrastando in tal modo la diffusione su vasta scala dei contenuti audiovisivi piratati. Più nel dettaglio, 2.342 soggetti, residenti in 81 province del territorio nazionale, sono stati oggetto di un verbale di accertamento e contestazione delle violazioni amministrative. Si è arrivati all’individuazione degli utenti finali attraverso l’utilizzo di tutte quelle informazioni acquisite (non solo di carattere tecnico) dal procedimento penale, il cui utilizzo, per le finalità “amministrative”, è stato autorizzato dalla Procura della Repubblica di Lecce. Le informazioni rese così disponibili (incluse quelle bancarie e delle carte pre-pagate) hanno consentito l’esatta individuazione di tutti i fruitori in capo a coloro che, mese per mese, inviavano il pagamento per “abbonarsi” alla piattaforma abusiva. A causa dell’imponente giro d’affari illecito, gli utenti finali pagavano il corrispettivo pattuito attraverso ricariche di diverse tipologie (per es. postepay, paypal, revolut, N26) su carte o sistemi di pagamento riconducibili agli utilizzatori delle piattaforme. Luigi De Siervo, amministratore delegato della Lega Serie A, ha parlato a margine della conferenza stampa al Coni sulla lotta contro la pirateria audiovisiva nel calcio, tenuta mercoledì 14 maggio poche ore prima della finale di Coppa Italia tra Bologna e Milan: «La Guardia di finanza ha dimostrato che stiamo alzando il livello. Chiunque usa il pezzotto in Italia lascia una traccia indelebile che le forze dell'ordine ora sono in grado di ricostruire. Queste persone vengono individuate e convocate in caserma, gli viene contestata la violazione e pagano obbligatoriamente la prima multa, che è una sorta di cartellino giallo. Alla seconda violazione la multa sale a 5mila euro. Quindi, nessuno che commette reato di pirateria in Italia può stare tranquillo». «I numeri sono impressionanti e riguardano tutti i ceti sociali e tutte le fasce d'età. È un fenomeno diffuso di mancanza di legalità, che grazie alla legge approvata dal Parlamento, che è la più avanzata contro la pirateria, riuscirà a portare beneficio non solo al calcio ma a tutta l'industria culturale italiana che oggi soffre questa violazione che porta danni per centinaia di milioni e che obbliga chi vende il prodotto pay ad alzare il valore degli abbonamenti. Se riuscissimo a pagare tutti, riusciremmo a pagare meno», conclude De Siervo.
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