Resilienza o manipolazione? L’Europa di oggi e la strategia della paura

Dopo giorni di notizie sul piano europeo da 800 miliardi denominato “Rearm Europe”, ora il mainstream ci invita a prepararci a nuovi scenari critici. La Commissione Europea guidata da Ursula von der Leyen avrebbe infatti messo a punto un piano di “sopravvivenza” noto come “Eu Preparedness Union Strategy”.

Questo programma mira a rendere i cittadini dei 27 stati membri pronti a resistere alle emergenze attraverso una cosiddetta “borsa della resilienza”, un kit di sopravvivenza contenente prodotti essenziali per garantire un’autonomia di almeno 72 ore. Un’iniziativa che porta con sé interrogativi e riflessioni sul futuro dell’Unione Europea e sulle reali motivazioni dietro queste strategie.

Se questa fosse la sceneggiatura di un film, potremmo intitolarlo: “L’era della resilienza”. Un’opera che inizia con la pandemia di Covid-19 e prosegue con la minaccia imminente di guerra, in un racconto che vede gli Stati affrontare crisi su crisi. E mentre la popolazione è chiamata a rafforzare la propria resistenza psicologica e fisica, le istituzioni giustificano operazioni secretate e ingenti investimenti economici nel nome dell’emergenza.

Così, mentre da un lato si parla di negoziati di pace, dall’altro la Commissione Europea, supportata dalla propaganda dei media, sembra voler alimentare la percezione di una minaccia russa. Un clima di tensione che rischia di generare psicosi collettiva, giustificando al contempo massicci programmi di finanziamento.

Ancora una volta assistiamo allo stesso schema: una politica apparente, dietro la quale si muove una finanza sempre più dominante nelle decisioni cruciali. In un’Europa che si prepara all’emergenza ininterrotta, la vera domanda rimane: resilienza o strategia di controllo?