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Sos medici di famiglia, categoria sempre più a rischio

La medicina del territorio rischia una Caporetto: 1,5 milioni di italiani non hanno il medico di base ed entro il 2027 sono previsti oltre 35mila pensionamenti

Una categoria "a rischio estinzione" in Italia: è quella dei medici di famiglia (o anche Medici di Medicina generale, Mmg), in deficit di 5.500 unità, con le situazioni più critiche in Lombardia, dove ne mancano 1.525, e Veneto (-785). A fronte di migliaia di pensionamenti, 7.300 entro il 2027, infatti, il numero di giovani medici che scelgono questa professione continua a diminuire. Sarà forse anche per l'elevato numero di pazienti, con il 51,7% dei Mmg che è sovraccarico di assistiti, avendone oltre 1.500 a testa. Lo indica il rapporto della Fondazione Gimbe, da cui emerge anche che, nel 2024, non sono state assegnate il 15% delle borse di studio per medici di famiglia, con punte di oltre il 40% in 6 regioni. Una disaffezione, quella verso la professione, che si manifesta mentre l'invecchiamento della popolazione aumenta sempre più i bisogni di assistenza: gli over 80, infatti, sono triplicati in 40 anni e più della metà sono affetti da due o più malattie croniche. Mentre "la politica - rileva la Fondazione Gimbe - propone la dipendenza dei medici di famiglia come soluzione senza alcuna valutazione d'impatto economico, contributivo, organizzativo e professionale". I dati, secondo il report, parlano da soli: dal 2019 al 2023 i medici famiglia sono diminuiti del 12,7%, con le flessioni maggiori in Sardegna (-39%), Puglia (-25,8%) e Calabria (-20,9%). Solo le Marche (+1,7%) e la Provincia Autonoma di Bolzano (+1%) hanno registrato un aumento. Lieve, inoltre, il calo registrato nella Provincia Autonoma di Trento (-3,3%). Sulla base dei dati Sisac (Struttura Interregionale Sanitari Convenzionati), al primo gennaio 2024, la carenza complessiva è stimata in 5.575 medici di famiglia distribuiti in 17 Regioni e Province autonome. Le situazioni più critiche si registrano in quasi tutte le grandi Regioni: Lombardia (-1.525), Veneto (-785), Campania (-652), Emilia Romagna (-536), Piemonte (-431) e Toscana (-345). Non si rilevano, invece, carenze in Basilicata, Molise, Umbria e Sicilia. "Ovviamente - commenta il presidente della Fondazione, Nino Cartabellotta - trattandosi di stime sulla carenza media regionale non si può escludere che anche in queste Regioni vi siano aree prive di medici di medicina generale". Al primo gennaio 2023, i 37.260 medici di medicina generale avevano in carico quasi 51,2 milioni di assistiti con una media di 1.374 assistiti ciascuno e variazioni significative tra le regioni. Si passa dai 1.100 pazienti per medico del Molise ai 1.548 della Provincia autonoma di Bolzano. Quest'ultima precede Veneto (1.546 pazienti in media per ogni medico di famiglia), Lombardia (1.529) e Friuli-Venezia-Giulia (1.460). Davanti a Molise si piazzano la Basilicata, penultima con 1.119 assistiti, e la Sicilia, terzultima con 1.161 unità. Alla crisi della medicina generale, nota il report, "oggi la politica intende rispondere con una riforma radicale. Governo e Regioni concordano sulla necessità di passare dal rapporto di convenzione a quello di dipendenza per i Mmg, con l'obiettivo primario di garantirne la presenza nelle Case di Comunità e negli altri servizi della Asl. "Eppure - spiega Cartabellotta - non è stata condotta alcuna valutazione di impatto che dimostri l'efficacia di questa soluzione: un'analisi approfondita dovrebbe considerare gli effetti economici, contributivi, organizzativi e professionali di una riforma di tale portata". Se da un lato, per la Fondazione è pienamente condivisibile l'istituzione di una scuola di specializzazione in Medicina Generale, per allinearla alle altre discipline mediche, dall'altro è indispensabile un ripensamento globale del ruolo del Mmg nel Ssn. "Un cambiamento che, al di là della riforma dell'assistenza territoriale prevista dal Pnrr - conclude Cartabellotta - non può essere ridotto alla dicotomia tra dipendenza e convenzione".

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