Cerca

Cultura

Grandi classici: Gustave Flaubert e il Dizionario dei luoghi comuni

Grandi classici: Gustave Flaubert e il Dizionario dei luoghi comuni

Quando Gustave Flaubert scrisse “Dizionario dei luoghi comuni”, mai avrebbe immaginato di essere preveggente, una dote la preveggenza che è della scrittura e dello scrittore di professione ma ai suoi tempi gli scrittori per quanto bravi, Gustave Flaubert è uno degli autori più importanti della letteratura mondiale, non erano ritenuti ancora dei guru.
Lui passava il tempo ad annotare ogni cosa nei suoi taccuini, mentre osservava la vita che gli scorreva accanto e il continuo uso dei luoghi comuni lo sommergeva al punto di prendere la forma di un libro.
È proprio l’abbondante uso che facciamo dei luoghi comuni, al punto di aver trasformato le nostre stesse vite in luoghi comuni, a dispetto della logica e anche dell'umanità, a rendere questo piccolo ed incompiuto lavoro di Gustave Flaubert utilissimo.
Le piattaforme multimediali sono diventate, oltre ad un modo per comunicare con chiunque, anche un modo per orientare i comportamenti elettorali, grazie proprio alle frasi fatte. In mancanza di un vero vissuto e vista la possibilità di chiunque di parlare con chiunque, con i diversi mezzi comunicativi a disposizione di ognuno, le frasi fatte trovano sempre più spazio, non necessitano di nessun tipo di elaborazione del pensiero, e consentono un’ adesione immediata a qualsiasi causa. Vinta o persa che sia, rendendo apparentemente tutti uguali.
Nella prefazione all’opera si legge:
“ (Il dizionario) sarebbe la glorificazione storica di tutto ciò che è approvato. Dimostrerei che le maggioranze hanno sempre ragione, le minoranze sempre torto. Sacrificherei i grandi uomini a tutti gli imbecilli, i martiri a tutti i boia, e lo farei con uno stile spinto al massimo dell'oltraggio, ai fuochi d'artificio. Anche, riguardo alla letteratura, stabilirei, e sarebbe facile, che la mediocrità, essendo alla portata di tutti, è l'unica ad avere legittimità, e che quindi l'originalità di qualsiasi tipo va biasimata come dannosa, stupida […] Vi si troverebbe, in ordine alfabetico e su tutti gli argomenti possibili, tutto ciò che si deve dire in società per essere un uomo come si deve e amabile. […] In tutto il libro non ci dovrebbe essere una sola parola inventata da me.”
Cosa spinse Gustave Flaubert a scrivere questo libro?
Gustave Flaubert pensava a questo libro da quando aveva nove anni, a causa di una signora che frequentava casa Flaubert e che a parere del piccolo Gustave raccontava solo sciocchezze. Morì prima di poter portare a termine il suo progetto, progetto che doveva confluire nella seconda parte di “Bouvard e Pécuchet”. Egli riteneva che la borghesia francese fosse portatrice sana di razzismo e di snobismo. Il suo “Dizionario sui luoghi comuni” avrebbe dovuto avere lo scopo di catalogare ed affondare questa classe sociale, classe che di questo universo di frasi malpensate era depositaria. Una volta scritto il dizionario, l’uomo di senno si sarebbe tenuto lontano da questo mondo rozzo e preconcetto, a cui lo scrittore non voleva appartenere, per la paura di passare per un uomo non sociale e quindi scarsamente utile all'umanità.
Una scelta etica la sua, a totale beneficio della necessità di utilizzare le parole ragionate, le uniche capaci di determinare un diverso andamento alla storia degli uomini e alla storia tutta.
Quante di queste frasi fatte fanno parte del nostro vissuto ancora oggi, al punto di condizionarlo senza che vi sia un fondamento di realtà?
ASSASSINO [ASSASSIN] - Sempre “vigliacco”, anche quando è stato “intrepido” e “audace”. Meno colpevole di un incendiario.
ASSENZIO [ABSINTHE] - Veleno potentissimo: un bicchiere e sei morto. I giornalisti ne bevono quando scrivono i loro articoli. Ha ucciso più soldati lui dei beduini. Rovinerà l'esercito francese.
ASTRONOMIA [ASTRONOMIE] - Bella scienza. Utile solo ai marinai. Dire sempre: “Che bella scienza! Permette di predire l'avvenire e che tempo farà fra un anno”. E a questo proposito, ridere dell'astrologia.
ATEO [ATHÉE] - “Un popolo di atei non potrebbe sopravvivere”
AUTORE [AUTEUR] - Si devono “conoscere gli autori”; è inutile sapere il loro nome. Parole d'autore. Modo in cui vivono.
AVVOCATI [AVOCATS] - Troppi avvocati in Parlamento. Il loro giudizio è falsato a forza di sostenere il pro e il contro. Di un avvocato che parla male dire: “Sì, ma è forte in diritto”.
BAIADERE [BAYADÈRES] - Parola che eccita la fantasia. Le donne orientali sono tutte baiadere.
BALESTRA [ARBALÈTE] - Una buona occasione per raccontare la
storia di Guglielmo Tell.
BALLO [DANSE] - Non si balla più, si cammina.
PROSA [PROSE] - Più facile che scrivere versi.
PROVVIDENZA [PROVIDENCE] - Cosa diventeremmo se non ci fosse?
PRUGNE [PRUNEAUX] - Mantengono il ventre libero.
PUBBLICITÀ [PUBLICITÉ] - Fonte di ricchezza.
PUDORE [PUDEUR] - Il più bell'ornamento della donna.
PUGNO370 [BRAS] - Per governare la Francia ci vuole il pugno di ferro.
PULZELLA [PUCELLE] - Si usa solo per Giovanna d'Arco, e con“d’Orléans”.
PUNCH [PUNCH] - Adatto a una serata di giovanotti. Fonte di delirio. Spegnere le luci quando lo si accende: produce fiamme fantastiche!
QUADRATURA DEL CERCHIO [QUADRATURE DU CERCLE] - Non si sa cos'è, ma bisogna alzare le spalle quando se ne parla.
QUARESIMA [CARÈME] - In fondo non è altro che una misura igienica.
RACINE [RACINE] - Licenzioso!
RADICALISMO [RADICALISME] - Tanto più dannoso quanto più è latente. La repubblica ci porta al radicalismo
In una lettera a Louise Colet, nel 1852, Flaubert descrisse il progetto con queste parole:
“Credo che l’insieme sarebbe formidabile come il piombo, bisognerebbe che in tutto il libro non ci fosse una parola mia, e che, una volta letto il dizionario, non si osasse più parlare, per paura di dire spontaneamente una delle frasi che vi si trovano.”

Ps: il carteggio tra Flaubert e Colette per Gide vale quanto la sua opera omnia, forse di più. I due si amarono e si scrissero più di quanto si frequentassero, le lettere di Colette sono andate smarrite non quelle di Flaubert.
Sono lettere le loro dove c’è spazio per ogni cosa, compreso i recensori, insomma Flaubert è ciò che scrive, incontrovertibilmente.

« Mi parli di Albert Aubert e del signor Gaschon de Molesnes. Disprezza tutte queste persone divertenti: perché preoccuparsi di questi merli che starnazzano?
È una perdita di tempo leggere le recensioni - ho la forza di sostenere in una tesi che non ce n'è stata una bella da quando abbiamo cominciato a scriverle - che non serve a niente se non a infastidire gli autori e a istupidire il pubblico - e infine che critichiamo quando non possiamo fare arte così come diventiamo spie quando non possiamo essere soldati. Vorrei sapere cosa hanno avuto in comune i poeti di tutti i tempi nelle loro opere con coloro che le hanno analizzate – Plauto avrebbe riso di Aristotele se lo avesse conosciuto, Cornelio lottò sotto di lui – Voltaire suo malgrado fu rimpicciolito da Boileau – noi senza W. Schlegel sarebbero state risparmiate molte cose brutte nel dramma moderno; e quando la traduzione di Hegel sarà finita Dio sa dove andremo! e aggiungiamoci anche i giornalisti, che non hanno nemmeno la consapevolezza di nascondere la loro lebbra gelosa.»

Gustave Flaubert - Dizionario dei Luoghi Comuni, traduzione di J. Rodolfo Wilcock, 1980, Piccola Biblioteca Adelphi
Gustave Flaubert - Lettere a Louise Colet 1846 - 1848 a cura di Maria Teresa Giaveri, 1984, Feltrinelli

Commenta scrivi/Scopri i commenti

Condividi le tue opinioni su Il Castello Edizioni e Il Mattino di Foggia

Caratteri rimanenti: 400

edizione digitale

Sfoglia il giornale

Acquista l'edizione