IL MATTINO
crisi idrica
16.01.2025 - 12:00
Potenza innevata
Dopo l’autunno ed un inizio di stagione invernale avari di precipitazioni nevose sulle regioni settentrionali (-52% in Piemonte con punte del 98% sulle aree meridionali della regione, -70% circa in Lombardia,- 55% in Veneto da Ottobre a Dicembre 2024), l’abbassamento delle temperature ha riportato la bianca coltre sulle Alpi con accumuli di 240 centimetri su alcune delle vette più alte del versante italiano. Anche su alcune stazioni degli Appennini, principalmente quelli centrali e meridionali, il manto nevoso raggiunge altezze superiori alle scorse stagioni invernali (in Abruzzo, a Passolanciano sono caduti fino a 125 centimetri; in Irpinia si superano i 60 centimetri; sul Matese molisano, cm. 40 e sulla Sila, cm. 35; sul toscano monte Amiata sono presenti cm. 28 di neve, mentre cm. 12 si registrano sul monte Acuto nelle Marche). Lo rileva l’Osservatorio Anbi sulle Risorse Idriche. “La situazione registra un incoraggiante miglioramento, ma non cessano le preoccupazioni per il futuro, a causa dell’insufficiente presenza di bacini per la raccolta delle acque, ma soprattutto perché in alcune regioni dell’Italia meridionale lo stato delle riserve idriche è ancora ben lontano dal recuperare l’enorme deficit accumulato a causa di una lunghissima siccità” segnala Massimo Gargano, Direttore Generale dell’Associazione Nazionale dei Consorzi di Gestione e Tutela del Territorio e della Acque Irrigue (ANBI). E’ il caso della Basilicata, dove questa settimana sono affluiti, negli invasi, oltre 18 milioni di metri cubi d’acqua, aggiungendosi ai quasi 28 milioni, che avevano ristorato i bacini semivuoti a cavallo tra 2024 e 2025: ancora pochi per colmare il gap con il 2023 (- 93 milioni di metri cubi), ma quantomeno un timido segnale verso il riequilibrio della condizione idrica. “Il dato, che non deve sfuggire – evidenzia Francesco Vincenzi, Presidente di ANBI – è che, seppur con andamento altalenante, ma la gran parte dei corpi idrici del Paese sono sotto media in inverno: ciò significa un complessivo impoverimento della disponibilità d’acqua ed un incremento del rischio idrogeologico per improvvise ondate di piena, dettate dall’estremizzazione degli eventi atmosferici. Questa osservazione, evidente dalla lettura del nostro report settimanale, dovrebbe indurre l’avvio concreto del tanto richiesto Piano Invasi, che assumerebbe anche una funzione calmieratrice in un quadro di sempre maggiore fragilità idraulica.”
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