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Sanità lucana in agonia: le parole si perdono e i cittadini restano in attesa

Sanità lucana in agonia: le parole si perdono e i cittadini restano in attesa

l'assessore regionale alla Salute Cosimo Latronico e il governatore Bardi

E' superflua la sfera di cristallo per certificare lo stato comatoso della sanità lucana, incapace già in tempi non sospetti di dare risposte adeguate ad una popolazione di poco più di 500mila abitanti. La pandemia che sembra ormai un brutto ricordo è stata tuttavia la goccia che ha fatto traboccare un fragilissimo vaso ad oggi molto più grande dei buoni propositi elettorali del generale Bardi, dell'ambizione dell'assessore Latronico e di chi con fortune assai alterne lo ha preceduto. E' superfluo al tempo stesso snocciolare l'ultimo Report di Cittadinanzattiva o di Agenas per certificare che il sistema sanitario lucano - al netto di alcuni ottimi professionisti che provano fare il possibile - non rappresenta un'eccellenza, non rappresenta una prima scelta, non è capace nel più banale meccanismo della domanda e dell'offerta di dare ai lucani ciò di cui hanno bisogno e in tempi ragionevoli. Eccezion fatta per l'intramoenia, che quando è poco equilibrata diventa spesso una clave per il sistema sanitario pubblico ed una soluzione per i cittadini ma non per le loro tasche, ovviamente in base a numerosi parametri e all'approccio che può variare di Regione in Regione. Quando il pubblico si mette a fare il privato come per magia le date disponibili per le visite cardiologiche e ginecologiche (specialità più gettonate in intramoenia fonte Agenas) sono sempre più vicine alle esigenze dei cittadini e le chilometriche liste di attesa archiviate come un brutto ricordo. Le storie che da Lagonegro a Melfi, da Matera a Potenza giungono quasi quotidianamente a questa testata giornalistica lasciano pochissimo spazio all'interpretazione e alla giustificazione. Vicende che non si discostano affatto da quella denunciata nel lontano 2017 proprio dall'odierno assessore regionale Cosimo Latronico che in qualità di parlamentare tuonava contro l'ex governatore Pittella (oggi sotto la stessa campana di maggioranza) chiedendo a gran voce per i lucani "livelli di assistenza adeguati ai bisogni sanitari" e portando a conoscenza il caso di un giovane di Gorgoglione "afflitto da dolori lancinanti" che avrebbe dovuto attendere un anno per una visita medica al San Carlo di Potenza.

Non per svegliare i più dal torpore: ad oggi la situazione non è cambiata nonostante dal 2019 la gestione della sanità sia affare del centrodestra. C'è chi per ottenere un referto è costretto ad attendere la bellezza di 4 mesi e chi per una visita endocrinologica viene rispedito a fine 2025, sperando come in una guerra tra poveri a qualche rinuncia perchè di fatto la richiesta di priorità serve a poco o a nulla essendo il sistema totalmente intasato. Una donna, addirittura, ha raccontato che nonostante abiti nelle vicinanze dell'Ospedale San Carlo di Potenza, la scorsa primavera ha dovuto attendere 40 minuti l'arrivo di un'ambulanza per scoprire poco dopo che la stessa giungeva da Avigliano con a bordo oltre all'autista tutto fare, solo un'infermiera. Proprio le performance del 118 in terra lucana sono state definite "critiche" nel più recente Rapporto di Cittadinanzattiva e raggiungono indicatori superiori o uguali a 23 minuti, laddove la media nazionale è pari a 19 (minuti). Storie all'ordine del giorno, storie di chi combatte per un adeguato trasporto dei pazienti dializzati ed emodializzati in condizioni di non autosufficienza che non sono nella possibilità di utilizzare un mezzo proprio o che non hanno la disponibilità di familiari o caregiver. Lo scarso appeal delle strutture lucane in sotto organico - tra medici in fuga verso altre strutture pubbliche o ammaliati dai fari della sanità privata e chi addirittura da vincitore di concorso rinuncia all'incarico - restituisce una fotografia non sbiadita delle conseguenze: una su tutte la migrazione sanitaria seguita dal dramma di chi semplicemente rinuncia alle cure (Basilicata maglia nera con il 38,1 per cento, peggio di Sardegna 35,7 Umbria 34 e Campania 32,7 fonte Cittadinanzattiva). Tantissimi pazienti lucani con la valigia in mano che si spostano fuori regione (Lombardia, Veneto, Emilia Romagna e Lazio accolgono circa l'80 per cento della mobilità passiva lucana, fonte Agenas) alla ricerca di maggiore celerità e/o qualità sostenendo (per chi può) non indifferenti costi "di trasferta". Illuminante a tal riguardo il testamento lasciato in eredità dal compianto dottor Ignomirelli: "Se domani scoprissi un problema e dovessi prenotare per esempio una visita a Milano e dovessi ottenerla in tutta efficienza dopo 3 giorni, mi organizzo per il viaggio e comincio a controllare il prezzo dei treni ma poiché siamo troppo vicino alla data di partenza il costo complessivo andata e ritorno può raggiungere i primi 200 - 400 euro (dipende da dove parti e se ti accompagnano) , allora vai a vedere l’aereo ma più o meno siamo lì. Poi c’è il soggiorno e se si aggiunge la sfortuna più grande di un periodo di fiere (mobile, moda, edilizia etc etc..) o concerti o congressi o manifestazioni tipo il Gran Premio di Monza allora la camera (mi riferisco ad alberghi di basso livello 1-2-3 stelle o BeB o similari) a meno di 300 - 350 euro al giorno non la trovi e se per tua sfortuna ti devi trattenere qualche giorno o addirittura settimane ecco le prime migliaia di euro. Cominci a pensare: piuttosto che rovinare economicamente la tua famiglia sia meglio non curarsi, poi, poiché per la salute …… magari fai anche il debito ma è una sofferenza in più. Una pezza a queste ulteriori sofferenze potrebbe essere che la Politica, quei pochi politici per bene, se ancora presenti, si occupassero di proporre provvedimenti di legge con sconti sostanziosi sui mezzi di trasporto e sconti o rimborsi per le sistemazioni alberghiere per chi fosse costretto a causa di patologie importanti a rivolgersi a strutture sanitarie lontane dalla propria residenza. Ma ho poca fiducia che abbiano il tempo di occuparsi di queste bazzecole", spiegava lo stimato professionista potentino. Nel 2022, secondo i dati dell’Agenzia nazionale per i servizi sanitari regionali, in Basilicata il costo totale della mobilità passiva sfiorava i 95 milioni, circa 178 euro pro capite (nel Mezzogiorno 71 euro). Considerando la mobilità ospedaliera effettiva (riconducibile a scelte dei pazienti), l’indice di fuga è pari al 34,6% nel 2022. Numeri importanti e sui quali sembra manchi una vera strategia ed una progettualità a vantaggio del più semplice e poco nobile campare alla giornata, in tal caso, forse, fino al 31 dicembre. E' questo il termine fissato per recuperare 37mila prestazioni con lo stanziamento di due milioni di euro per abbattere le liste di attesa nella specialistica ambulatoriale. Prendiamo in prestito quelle che potrebbero sembrare parole attualissime e che invece risalgono al 20 dicembre 2017 del prof. Enrico Mazzeo Cicchetti, uno che di sanità se ne intende e per il quale è superflua ogni presentazione: "La Basilicata ha bisogno di veri costruttori di futuro, non più della sola gestione affannosa del quotidiano e delle continue emergenze, evitando l'esasperata ricerca del consenso a tutti i costi".

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