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Massimo Terni: ad Amici e nemici il Premio Cibotto 2024 per l'autobiografia

Amici e nemici di Massimo Terni

Massimo Terni con “Amici e nemici”, edito da Gingko Edizioni, vince come migliore autobiografia la “Settima Edizione del premio Cibotto 2024”, premio ideato e condotto da Angioletta Masiero, giornalista pubblicista, critico d’arte, critico letterario, poetessa e scrittrice.
La premiazione si è tenuta domenica 22 settembre a Lendinara, con la presenza del questore di Rovigo Giovanni Battista Scali, l’assessore lendinarese alle "Pari Opportunità" Silvia Saggioro, il presidente della "Biblioteca cittadina" e della "Cittadella della Cultura" Nicola Gasparetto e quello dell’ "Accademia dei Concordi" Pierluigi Bagatin; per la giuria erano presenti gli scrittori Vittorio Spampinato, Carmelo Consoli e Rodolfo Vettorello.
Seicento le opere pervenute nella sezione narrativa,
Il premio nasce in ricordo di Gian Antonio Cibotto, giornalista, critico letterario e teatrale.
Nel 1954 grazie a “Cronache dell’alluvione” edito da Neri Pozza, dove utilizzando la forma del diario, narrava dell’alluvione del Polesine, nel novembre del 1951, approdò anche alla narrativa.
Il suo impegno nel mondo letterario e culturale italiano lo portò a diventare giurato del Premio Campiello dalla prima edizione del 1963 fino a quella del 1999.
A un anno dalla sua scomparsa, nel 2018, fu istituito a Rovigo il premio che porta il suo nome, e che in virtù dei suoi molteplici interessi culturali è composto da diverse sezioni oltre la narrativa: la critica, la saggistica, la poesia.
Massimo Terni con “Amici e Nemici ”chiude la trilogia nata con “Passioni tristi,”, e proseguita con “Cathay Hotel”. I tre libri narrano la vita dell'autore, nato a Shanghai da madre cinese e padre italiano, che dopo un pellegrinaggio tra Oriente e Occidente, approda in Italia, per stabilirsi definitivamente, diventando nel tempo uno storico di vaglia.
Questi libri hanno la forma della saga, saga che non ha niente a che vedere con quelle oggi in voga, ma che semmai è la particolare risposta letteraria che l'autore dà a sé stesso attraverso il lunghissimo viaggio che fa tra i due mondi che gli appartengono, e anche grazie ai suoi rapporti d'amicizia.
È la sua un’opera proustiana, per la capacità di condensare e dilatare il tempo, di attraversarlo alla ricerca di conferme e di ricordi, e perché, in fondo, i nemici nel suo libro, se esistono, sono avvolti dalla dimenticanza e dal distacco, anche quando sono dichiarati e nominati.
Il suo palcoscenico (gli attori che vi si muovono li troverete nominati ad apertura del libro) è un palcoscenico conseguente, mai accidentale o peggio ancora accidentato e questo rende il tutto più godibile e anche più umano.
Per chi ama poi anche la narrazione delle vite di uomini illustri in questo libro, ma anche negli altri tre, troverete di tutto, da Salvator Dalì, a Alain Touraine, a Ottiero Ottieri e Silvana Mauri, ma basterà leggerlo per saperlo, e senza che si scada nel pettegolezzo da social, perché nessuno dei suoi amici e pure dei suoi nemici esce triturato o violato dalla sua narrazione.
Lo storico e l'uomo di mondo si riappacificano in questa autobiografia/romanzo/saggio, senza che l’uno tolga all’altro potere e sostanza, e questo diviene possibile attraverso il sentimento dell'amicizia, che chi vive anche di esposizione pubblica, come è nel caso dell’autore, necessariamente frequenta.
La differenza tra l’uno e l’altro, amici /nemici è data dal velo che lui pone tra sé e loro, grazie alle parole, e quindi tutto diventa anche un gioco di scoperta, in particolare per il lettore più manicheo e interessato alle "classifiche", un gioco anche questo che è giusto venga esercitato dall'autore.

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