IL MATTINO
Mi ritorni in mente
08.09.2024 - 10:40
Era il 1962, un periodo in cui la maggiorparte delle vendite veniva da 45 giri dal ritmo brillante e dalla melodia orecchiabile, Endrigo scelse di andare controcorrente proponendo un pezzo malinconico ed elegante, che contro ogni previsione (il direttore vendite Pulvirenti non lo voleva far incidere) arrivò ai vertici della classifiche vendendo oltre 700mila copie. Riascoltatela qui
Nacque in pochi minuti, una ventina. Si era invaghito di una segretaria della casa discografica dove muoveva i primi passi da cantautore e ispirato da quell'amore platonico prese la chitarra e cominciò a suonare, il testo semplice ma denso di significato, gli venne di getto. "Io che amo solo te" nelle intenzioni di Sergio Endrigo doveva essere un madrigale d'amore, un brano delicato e senza fronzoli, ma Nanni Ricordi il direttore artistico della RCA ne rimase folgorato. Chiamò allora Luis Bacalov e gli affidò quella composizione. E il madrigale con quella coinvolgente introduzione di archi curata dall'arrangiatore, divenne una canzone meravigliosa che esaltava una delle più belle poesie in musica del nostro pop. Era il 1962, un periodo in cui la maggiorparte delle vendite veniva da 45 giri dal ritmo brillante e dalla melodia orecchiabile, Endrigo scelse di andare controcorrente proponendo un pezzo malinconico ed elegante, che contro ogni previsione (il direttore vendite Pulvirenti non lo voleva far incidere) arrivò ai vertici della classifiche vendendo oltre 700mila copie. "Io che amo solo te" è un brano che si apre con una lunga introduzione non ballabile, e (fatto rivoluzionario per l'epoca) la ritmica compare solo nella seconda parte della canzone. Da questo disco l'autore delinea in maniera definita il suo stile, fatto di testi intelligenti e mai banali, anche quando trattano temi apparentemente semplici quali l'amore o il tradimento, su melodie di grande respiro filtrate attraverso un gusto intimista e lontano dalle concessioni al grande pubblico. È un capolavoro assoluto che quando uscì permise a Endrigo di conquistarsi di diritto e giustamente un posto fra gli artisti più importanti della musica leggera, consentendogli di continuare ad essere sempre se stesso, ovvero un poeta che sapeva suonare la chitarra e amava la letteratura e la musica brasiliana e non l'improvvisazione e il facile consenso. Sergio Endrigo è stato un grande del nostro panorama musicale ma è stato dimenticato in fretta. Di lui se ne parla poco da sempre e anche un programma come Techetechetè che ha un occhio rivolto al passato lo trascura non offrendogli la giusta ribalta dell'amarcord televisivo. Endrigo ci lasciava il 7 settembre del 2005 ma la sua musica è immortale e lo dimostra "Io che amo solo te" una canzone da ascoltare ad occhi chiusi per viaggiare e rivivere con la mente le proprie passioni vissute o solo sognate. Secondo il periodico specializzato Rolling Stone "Io che amo solo te" è al decimo posto della lista delle 200 canzoni italiane più belle di sempre. Ma per qualcuno è la prima.
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