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La mostra

A Milano "Wow" racconta l'epopea del grande maestro del fumetto nato a Catanzaro: Gianni De Luca

Una esposizione epocale, infatti per la prima volta al WOW sarà possibile vedere la più ampia e articolata scelta di tavole originali di questo grande autore del mondo del fumetto e dell'illustrazione

Tra gli autori italiani più importanti, Gianni De Luca (Catanzaro, 1927-Roma, 1991) a 14-15 anni si disegna già le sue prime storie a fumetti, quando i suoi riferimenti sono i pochi giornalini – per lo più di propaganda bellica – che filtrano attraverso le maglie della censura fascista. Nel clima decisamente diverso del dopoguerra trova subito spazio sulle pagine del più diffuso giornalino cattolico, Il Vittorioso, accanto all’umoristico Jacovitti, all’avventuroso Caesar e a decine di autori nuovi o, comunque, finalmente liberi di esprimersi e di misurarsi sempre più alla pari con i maggiori artisti d’Oltreoceano.

Dal 2 marzo al 12 maggio, presso WOW - Spazio Fumetto- Museo del Fumetto di Milano, si terrà la mostra "Gianni De Luca e la 9 arte. Una rivoluzione nel fumetto". Una esposizione epocale, infatti per la prima volta al WOW sarà possibile vedere la più ampia e articolata scelta di tavole originali di questo grande autore del mondo del fumetto e dell'illustrazione – oltre 130 – che consente di apprezzarne sia il valore in termini assoluti di bellezza estetica sia l’apporto di innovazione davvero rivoluzionaria a questo grande mezzo espressivo. La continua ricerca tecnica ed espressiva, che l'ha accompagnato per tutta la vita, ha rivoluzionato lo stesso concetto di "fumetto" e di "narrazione sequenziale". Oggi la Nona Arte non può più prescindere dalla conoscenza di un maestro di questa dimensione, a prescindere da qualunque contenuto narrativo. Gianni De Luca, è un autore riconosciuto come uno dei maggiori artisti italiani di ogni epoca.
La mostra racconta l’evoluzione di Gianni De Luca (1927-1991) dalle sue prime collaborazioni con il giornale per ragazzi “Il Vittorioso”, nell’immediato dopoguerra, fino ai capolavori per il “Giornalino”, soffermandosi in particolare sugli episodi del noto commissario Spada (ambientate nella Milano degli anni Settanta) e sulle tragedie shakespeariane, il vertice artistico e narrativo più alto. Luigi Bona, Direttore di WOW - Spazio Fumetto- Museo del Fumetto di Milano, ha dichiarato che «Gianni De Luca ha elaborato, senza clamori e proclami, un proprio percorso di ricerca e di sviluppo del Fumetto. Dalla sua formazione artistica classica e colta, mai tradita, si sono sviluppati veri capolavori della Nona Arte più moderna e suggestiva, diversi tra loro: una grande lezione da considerare e continuare.»
Tra gli autori italiani più importanti, Gianni De Luca (Catanzaro, 1927-Roma, 1991) a 14-15 anni si disegna già le sue prime storie a fumetti, quando i suoi riferimenti sono i pochi giornalini – per lo più di propaganda bellica – che filtrano attraverso le maglie della censura fascista. Nel clima decisamente diverso del dopoguerra trova subito spazio sulle pagine del più diffuso giornalino cattolico, Il Vittorioso, accanto all’umoristico Jacovitti, all’avventuroso Caesar e a decine di autori nuovi o, comunque, finalmente liberi di esprimersi e di misurarsi sempre più alla pari con i maggiori artisti d’Oltreoceano.
La qualità delle sue pagine a fumetti, nonché delle illustrazioni per copertine e racconti, è tale da non concedergli tregua, e del resto il Fumetto gli è talmente caro da investire nel lavoro anche una grande quantità di energia per ricercare sempre il massimo risultato e padroneggiare tutti gli strumenti (dalle matite ai pennini e ai pennelli) con una maestria eccezionale.
Mai pago dei risultati, quando si sarebbe detto che avesse raggiunto i vertici di efficacia e precisione, per tutta la sua carriera artistica ha continuato a sperimentare nuove modalità e un utilizzo sempre più avanzato degli strumenti, sia nel “bianco e nero” (al punto che ancora gli esperti si interrogano sugli strumenti utilizzati, sembrando “impossibile” un’abilità davvero assoluta) sia nel “colore”, dove viene spontaneo pensare ai più grandi maestri della pittura italiana ma senza poterlo accostare a uno soltanto.
Il suo livello espressivo e narrativo, grafica e impaginazione, uso del colore, raggiungono il massimo quando Il Vittorioso (di Roma) chiude e passa il testimone al Giornalino (di Milano): sempre una testata cattolica (San Paolo) ma con una maggiore apertura a temi anche laici e obiettivi più moderni. De Luca continua a vivere a Roma, godendo di una dimensione meno frenetica di quella che avrebbe offerto Milano a lui e alla sua famiglia, ma realizza in questa seconda metà della sua carriera i maggiori capolavori.
Troviamo così diversi classici della letteratura trasposti in fumetto (gareggiando quindi con Battaglia, Toppi, Caprioli, Piffarerio per fare solo qualche nome), ma anche riuscendo a portare sulla carta opere “impossibili” come le tragedie di Shakespeare, mantenendo il senso della rappresentazione teatrale e aggiungendo il fascino degli interpreti, introducendo una terza dimensione e violando lo spazio pur operando su superficie piana e, ultima sfida, superando anche la quarta dimensione (il tempo). I risultati sono una grande affermazione di diversità e di malleabilità della Nona Arte, il Fumetto, nei confronti di tutte le altre.
Fatti storici, personaggi dello spettacolo (la sua Marilyn Monroe, il suo Totò, davvero unici), perfino una grafica che poteva sembrare altro campo d’azione, quella di un raffinato umorismo grafico per un’originale interpretazione a fumetti del “Giornalino di Giamburrasca”, sono state tante sfide che l’hanno fatto amare da generazioni di lettori.
Ha sempre preferito storie “concluse”, romanzi e racconti a fumetti, ma quando si è cimentato nella creazione de un personaggio seriale – il commissario Spada, su testi di Gian Luigi Gonano, il risultato è stato un ulteriore capolavoro, il suo impegno più riconosciuto.
Tutti episodi concatenati, ambientati a Milano negli anni Settanta, ruotanti attorno a una metropoli in trasformazione epocale, giovani in cerca di libertà e identità ma anche insidiati da nuovi pericoli, insicurezza, droga e violenza, scontri generazionali e sfumature di malessere. Temi difficili che Gonano affronta e De Luca traduce in immagini, settimana dopo settimana, segnando un nuovo grande obiettivo raggiunto nell’universo della narrazione per immagini.
De Luca ha realizzato inoltre una quantità di splendide copertine per i grandi albi di Brick Bradford e di alcuni altri personaggi classici del fumetto statunitense.

La mostra si apre con una presentazione biografica dell’autore, a cui seguono alcuni autoritratti, realizzati in vari momenti della sua vita e due tavole della primissima storia a fumetti realizzata a soli tredici anni, in cui il giovane De Luca dimostra già una straordinaria maturità nel segno, in una storia di guerra che sembra particolarmente ispirata alle opere di un futuro “collega” sulle pagine del Vittorioso: Kurt Caesar.
Altre opere non pensate per la pubblicazione sono una serie di indovinate caricature di personaggi del mondo dello spettacolo e della politica, da Maurizio Costanzo a Aldo Moro, e un’opera astratta che dimostra come l’artista amasse disegnare anche nel tempo libero, mettendosi alla prova con lavori molto distanti da quelli pensati per la pubblicazione.
Più legate al fumetto sono invece due tavole di “prove tecniche”, che De Luca realizzava per controllare la resa dei suoi strumenti di lavoro, e in cui è possibile scorgere anche elementi ripresi poi nelle storie a fumetti.
Il percorso prosegue con due copertine inedite per gli Albi del Vittorioso che contenevano due delle primissime storie disegnate da De Luca (“Anac il distruttore”, 1946, e “Nel regno di Kamrasi”, 1947) e alcune preziose tavole originali di due delle storie realizzate per Il Vittorioso (“La sfinge nera”, 1950, e “Gli ultimi sulla Terra”, 1951). In queste prime produzioni De Luca è poco più che ventenne, eppure dimostra una straordinaria maturità grafica, che ha inciso sul successo del settimanale. È poi possibile individuare tratti distintivi del suo segno, che ricorreranno anche nei decenni successivi, come la particolarissima costruzione del viso di alcuni personaggi, dai tratti quasi geometrici.
La lunga collaborazione con Il Giornalino, settimanale con cui De Luca collaborerà fino alla fine, è caratterizzata da una grande varietà di stili e di generi: il racconto biblico delle storie “I due amici” (1955) e “L’ebreo errante” (1955), l’umorismo venato di giallo di “Non fumar la dinamite” (1960), “L’ultima Atlantide” (1967) che racconta la fine della mitica civiltà posta oltre le Colonne d’Ercole, il western di “Bob Jason” (1969). Per ogni storia De Luca riesce nell’impresa di mantenere uno stile inconfondibile, innovandolo però ogni volta per meglio adattarsi alla storia che vuole raccontare, su testi di alcuni tra i migliori sceneggiatori italiani di quegli anni, come Roudolph (nome d’arte di Raoul Traverso) e Mario Basari. Ancora sulle pagine del Giornalino, l’opera più conosciuta e ricordata di Gianni De Luca è sicuramente il ciclo di storie del Commissario Spada, su testi di Gianluigi Gonano, pubblicato tra il 1970 e il 1982. Eugenio Spada è un uomo serio, apparentemente burbero ma molto umano. È un poliziotto integerrimo e tenace, padre vedovo di un ragazzo di nome Mario, e gli vengono affidate indagini complesse e delicate, che permettono agli autori di raccontare storie cupe e realistiche, che toccano temi come la mafia, il terrorismo, la droga e le sette sataniche, pur all’interno di una pubblicazione rivolta ai giovanissimi e pubblicata da una casa editrice cattolica, in uno spaccato della vita sociale e politica dell’Italia degli anni Settanta, con epicentro milanese. Il tratto di Gianni De Luca evolve storia dopo storia, con soluzioni visive sempre innovative ma anche ogni volta perfette per la storia narrata. In mostra sono esposte tavole di episodi esemplari di questo straordinario personaggio, dalla prima “Il ladro d’uranio” all’ultima “Fantasmi”. Accanto ad esse, due preziosi “dietro le quinte”: uno studio dell’evoluzione del viso del commissario, che dopo le prime storie è vittima di un terribile incidente stradale e cambia totalmente fisionomia, e il bozzetto di una tavola mai pubblicata, forse facente parte di una storia del personaggio mai conclusa. Tra il 1975 e il 1976 le avventure del Commissario Spada si “interrompono” per un altro ambizioso progetto: l’adattamento di tre capolavori teatrali di William Shakespeare, su testi di Raoul Traverso: “La tempesta”, “Amleto”, “Romeo e Giulietta”. In queste storie De Luca affina ulteriormente le proprie capacità espressive, spingendo oltre i limiti conosciuti il medium fumettistico, abbandonando la tradizionale gabbia a vignette per consegnarci tavole straordinarie in cui i personaggi sembrano muoversi come su un palcoscenico. Il lettore può seguire i movimenti dei personaggi come se si trovasse di fronte ai fotogrammi di un film, in un’innovazione a cui anni dopo giungeranno autori come Will Eisner e Frank Miller e che lo stesso De Luca utilizzerà in particolare nell’ultima storia del commissario Spada, “Fantasmi”.

Gli ultimi anni della carriera di De Luca mostrano ancora una volta la sua capacità di saper creare immagini eccezionali spaziando tra generi diversi. Nel 1983 disegna su testi di Claudio Nizzi “Il Giornalino di Gian Burrasca”, adattamento del classico per ragazzi di Vamba, in cui De Luca spinge al massimo gli aspetti più caricaturali del suo segno, senza perdere in eleganza.

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