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Problema etico o politico?

La Foggia ‘disubbidiente’ accoglie Marco Cappato

L’esponente radicale che da anni è promotore della campagna sull’eutanasia ha presentato il suo nuovo libro

«La morte non è più, come un tempo, un ‘momento’, ma sta diventando un ‘processo’ che può durare settimane, mesi o addirittura anni, di cui si fa ‘complice’ lo Stato. Questo è il vero problema etico!»

“Dal corpo dei malati al cuore della politica”, questo il motto di Marco Cappato, radicale italiano, già eurodeputato, attualmente promotore della campagna “Eutanasia legale”, nonché membro dell’associazione “Luca Coscioni”, che ieri sera ha incontrato la città di Foggia al Palazzetto dell’arte, per parlare del suo nuovo libro “Credere, disobbedire, combattere. Come liberarsi dalle proibizioni per migliorare la nostra vita”, dove racconta il suo percorso di ‘disubbidiente’: dall’arresto per detenzione di cannabis, a quello per l’esportazione di embrioni, fino all’ultimo caso per dj Fabo, accompagnato a Zurigo per essere sottoposto ad eutanasia. In quest’ultima occasione, Cappato si è autodenunciato alle autorità italiane ed è in attesa delle udienze che si svolgeranno il 4 e il 13 dicembre prossimi. L’incontro di ieri - moderato dal giornalista Filippo Santigliano, a cui hanno preso parte Norberto Guerriero (presidente dell’associazione radicale “Mariateresa Di Lascia, promotrice dell’evento), Andrea Trisciuoglio e Maria Rita Vigilante (che hanno raccontato le loro personali esperienze) – ha posto l’accento su una questione quanto mai ‘calda’ quale quella dell’accanimento terapeutico, alla luce anche di quanto annunciato a riguardo, solo lo scorso 16 novembre, da Papa Francesco, che ha asserito: «Evitare l’accanimento terapeutico non è eutanasia». Qual è dunque il sottile confine tra eutanasia ed elusione di trattamenti che già si sa saranno inefficaci? La persona, nella sua dignità, ha diritto a fare ciò che vuole della propria vita e, dunque, della propria morte? Queste alcune delle tante domande su cui si è discusso durante l’incontro. «Quella dell’eutanasia, così come quella della libertà di ricerca scientifica, sono questioni non solo politiche, bensì tematiche che riguardano la vita di tutti. Ogni giorno viviamo e accettiamo, ‘lasciando correre’, piccoli soprusi, che invece dovremmo ‘combattere’ in maniera non violenta, con la disobbedienza civile, mettendoci la faccia» sostiene Marco Cappato, che continua: «Non è necessario capire le motivazioni che spingono qualcuno a fare una scelta, l’importante è avere rispetto della scelta dell’altro, benché diversa dalla mia. Io non lo farei non vuol dire tu non lo devi fare! Altrimenti si rischia di minare sempre più le basi della democrazia. Più che mai, dunque, è necessaria la presenza di uno Stato che non sia proibizionista (poiché uno Stato che pensa solo a imporre è uno Stato fallito che poggia su basi sempre più labili e che rischia di collassare prima o poi) ma che sia in grado di governare e guidare questi processi molto delicati». Provocatoria è stata la denuncia di Cappato e dei Radicali: «La morte non è più, come un tempo, un ‘momento’, ma sta diventando un ‘processo’ che può durare settimane, mesi o addirittura anni, di cui si fa ‘complice’ lo Stato. Questo è il vero problema etico!».

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