IL MATTINO
Due giorni di eventi per non dimenticare il crollo dell’11 novembre
12.11.2017 - 18:45
Agostinacchio: «Le barriere di partito furono abbattute. Ricordo che io ero solo il sindaco di Foggia e D’Alema fu solo il Presidente del Consiglio, nient’altro, nessun colore politico. Uno dei pochi eventi in cui la presenza dello Stato si è avvertita e non ci hai mai abbandonato»
Immagini che scorrono, 67 bare, 67 nomi ricordati in un documentario dalla voce di mons. D’Ambrosio (allora arcivescovo della diocesi di Foggia). Sono passati 18 anni ma non è finito lo strazio che quelle immagini e il ricordo del crollo di viale Giotto suscitano nella comunità foggiana e non solo. Quell’11 novembre 1999 è stato forse per Foggia uno dei momenti più dolorosi dal Dopoguerra ad oggi: una città ferita al cuore e messa in ginocchio; a ricordarlo una serata-evento voluta dall’amministrazione comunale della città che così ha inteso chiudere il ciclo di manifestazioni dedicate alle vittime del crollo di viale Giotto 120, dal titolo “Una memoria sempre viva”. Al teatro Giordano di Foggia, sabato sera, si sono avvicendati sul palco il sindaco Franco Landella, l’ex sindaco Paolo Agostinacchio e Mimmo Caldarulo (presidente dell’associazione “Parenti delle vittime di viale Giotto), insieme ai rappresentanti delle istituzioni e delle associazioni di volontariato che intervennero in occasione del tragico evento. Pochi gli applausi, tanto silenzio, tanta commozione. Durante l’incontro, condotto da Loris Castriota Skanderbegh, sono stati proiettati diversi documentari prodotti dalle emittenti giornalistiche locali e persino internazionali, a dimostrazione di un evento dalla risonanza enorme che – come ha sottolineato Paolo Agostinacchio – seppe, pur nella sua tragicità, creare collaborazione e puntare sulla coralità degli interventi sia da parte delle forze politiche di destra che di sinistra: «Le barriere di partito furono abbattute. Ricordo che io ero solo il sindaco di Foggia e D’Alema fu solo il Presidente del Consiglio, nient’altro, nessun colore politico. Uno dei pochi eventi in cui la presenza dello Stato si è avvertita e non ci hai mai abbandonato». Dello stesso avviso Franco Landella che ha posto l’accento non solo sulla dignitosa compostezza della città che si è stretta attorno al dolore di viale Giotto ma anche sulla forza e sulla fierezza con le quali la comunità foggiana si è rialzata, dando un esempio di civiltà a tutta Italia. Dopo la struggente poesia “Lettera ad una madre” recitata dall’attore foggiano Marco Fattibene, la serata si è chiusa sulle note delle musiche mirabilmente eseguite dal quintetto d’archi “I suoni del Sud”.
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