IL MATTINO
L'intervista
25.05.2025 - 09:37
Ha sempre toccato temi sensibili, a cui si sente particolarmente vicino, come il bullismo. Oggi arriva a raccontare di sé, della sua esperienza di transizione, ma non lo fa per parlare di sé.
Ho avuto il piacere di conoscere Federico Pace durante l’ultima edizione del Festival del Nerd di Foggia. Fin da subito mi ha colpita la sua sensibilità, unita a un innegabile talento artistico che emerge con forza e delicatezza nel suo lavoro. Federico è l’autore di Fioritura Lenta, una graphic novel intensa e necessaria pubblicata nel 2023 da BeccoGiallo, che affronta con grande empatia e profondità una tematica complessa e ancora troppo spesso marginalizzata: il percorso di affermazione e identità nel mondo LGBT+, con particolare attenzione all’esperienza trans. Durante la nostra conversazione, Federico ha condiviso in anteprima un’importante notizia: sta lavorando al secondo volume di Fioritura Lenta, proseguendo così un racconto che, già nel primo capitolo, è riuscito a toccare corde intime e universali allo stesso tempo. In questa intervista ci parla del suo processo creativo, delle sfide incontrate lungo il cammino e del significato che attribuisce al raccontare storie così profondamente umane.
Federico Pace ha trent’anni, ha studiato fumetto e manga alla Scuola Internazionale di Comics, con Midori Yamane e vive e lavora a Roma. Ha pubblicato diversi manga in Italia, in particolare per Tora edizioni, ma è noto tra i giovani lettori del fumetto giapponese, anche per illustrazioni e autorproduzioni. Ha sempre toccato temi sensibili, a cui si sente particolarmente vicino, come il bullismo. Oggi arriva a raccontare di sé, della sua esperienza di transizione, ma non lo fa per parlare di sé. Piuttosto come un flusso di coscienza che diventa narrazione fiction per aiutare un giovane che stia vivendo una situazione analoga, ad attendere la propria maturazione e piena coscienza.
Federico, qual è stato il tuo primo incontro con il fumetto? Qual è stato il primo che hai letto?
Sicuramente Topolino, un classico. Ho iniziato a leggere fumetti da piccolo, quando ero ricoverato in ospedale per alcuni problemi di salute. Nel reparto di pediatria c’erano tantissimi fumetti, soprattutto numeri di Topolino. È stato lì che ho avuto il mio primo vero incontro con il fumetto. Da quel momento mi sono appassionato sempre di più, passando poi ai manga e, col tempo, a tante altre letture. Ma sì, diciamo che tutto è cominciato con Topolino.
Quando hai capito che il tuo stile doveva orientarsi verso un certo tipo di fumetto?
Ho frequentato la Scuola Internazionale di Comics a Roma, dove ho avuto modo di sperimentare diversi stili, anche su consiglio degli insegnanti. Come stile grafico, quello che sentivo più vicino alle mie esigenze era sicuramente il manga. Ho provato tante tecniche diverse, sia nel disegno che nella narrazione, ma il manga è quello che meglio rappresenta la mia persona e la mia visione.
Finalmente c’è un giusto riconoscimento per lo stile manga. Per quelli della mia generazione – considera che ho 54 anni – il manga era solo “cartone animato”. Invece c’è un mondo intero dietro. Ne parlo spesso con un amico mangaka, Andrea Dentuto.
Lo conosco! Lavoriamo per la stessa casa editrice. Negli ultimi anni, sì, c’è stata una vera rivalutazione del manga. Quando andavo io a scuola, era visto con un certo scetticismo, quasi con diffidenza. Oggi invece tantissimi ragazzi leggono manga.
Com'è nata la tua prima storia a fumetti? Ricordi cosa ti ha spinto a raccontarla?
La mia prima storia a fumetti nasce subito dopo il diploma alla Scuola Internazionale di Comics di Roma. In quel periodo ero troppo fissato con il manga Nana e volevo a tutti i costi disegnare qualcosa che ricordasse le vibes di Ai Yazawa. Spoiler: non ci sono riuscito.
Hai un rituale o una routine particolare quando disegni o scrivi?
Generalmente lavoro alle tavole di notte, quando c’è il silenzio assoluto. Non sono mai riuscito a mantenere una routine diurna.
Quanto c'è di autobiografico nei tuoi fumetti?
Fioritura Lenta è in gran parte autobiografico, ma non del tutto. La parte non autobiografica è semplicemente un collage di storie di altri ragazzi trans che conosco.
Secondo te il fumetto è un buon mezzo per parlare di tematiche LGBTQ+? Perché?
Penso sia un ottimo mezzo per trattare temi sociali proprio perché moltissimi giovani ormai conoscono i fumetti, penso sia una grossa opportunità per fare informazione.
Hai dei riferimenti queer nel mondo del fumetto che ti hanno ispirato?
Per quanto riguarda autori italiani, il mio primo approccio alle graphic novel che trattano storie di persone trans l’ho avuto leggendo le storie di Fumettibrutti, tra gli autori esteri, seguo Alice Oseman.
C’è un autore o autrice manga che consideri un punto di riferimento?
Sicuramente la già citata Ai Yazawa è un mio chiodo fisso. Il suo modo di raccontare mi ha sempre affascinato e continuo a leggere e rileggere Nana in continuazione (sono un po’ fissato).
Hai in mente progetti futuri fuori dall’ambito del manga?
Al momento sto lavorando al secondo volume di Fioritura Lenta (devo ancora trovargli un titolo) e mi piacerebbe sviluppare un’altra graphic novel che ho in cantiere già da un bel po’.
Che consiglio daresti a chi vuole diventare fumettista oggi?
Il consiglio che darei è quello di non fermarsi alle prime porte in faccia, questa è una carriera difficile da percorrere, ma che con tanta perseveranza può dare le giuste soddisfazioni.
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