IL MATTINO
L'intervista
18.05.2025 - 11:22
Con la nuova rubrica "Come non letto", inaugurata sulle pagine del Fatto, Natangelo si misura con un territorio nuovo: quello del fumetto inteso come narrazione, come cultura, come industria viva e sfaccettata. In questa intervista ci racconta com’è nata l’idea, cosa pensa della scena satirica attuale e perché, secondo lui, Papa Leone «non ha ancora una faccia».
Nato a Napoli, fumettista, vignettista satirico, firma inconfondibile (ed imperdibile) de "Il Fatto Quotidiano", Mario Natangelo ha costruito negli anni una voce unica nel panorama della satira italiana. Irriverente, tagliente, spesso divisivo, ha saputo guadagnarsi un pubblico fedele – e altrettanto spesso agguerrito – grazie a vignette che non fanno sconti a nessuno.
Con la nuova rubrica "Come non letto", inaugurata sulle pagine del Fatto, Natangelo si misura con un territorio nuovo: quello del fumetto inteso come narrazione, come cultura, come industria viva e sfaccettata. Un progetto che unisce passione personale e desiderio di allargare lo sguardo, rivolgendosi anche a chi non è “dentro al giro”.
In questa intervista ci racconta com’è nata l’idea, cosa pensa della scena satirica attuale e perché, secondo lui, il Papa “non ha ancora una faccia”.
Mario, com’è nata l’idea per “Come non letto”, la nuova rubrica de Il Fatto Quotidiano dedicata a fumetti, fumettisti, libri, editori e graphic novel?
Sostanzialmente avevo in mente questa rubrica già da un po’, per parlare di fumetto anche a un pubblico generalista, oltre che agli appassionati. Premetto che sono un appassionato, non un teorico: il mio approccio è senza alcuna pretesa di conoscenza accademica o critica.
È la prima volta che un vignettista satirico in Italia si cimenta con un’idea del genere…
Mi piacerebbe dare più spazio alle autoproduzioni e far capire quanto sia difficile far parlare di un lavoro che non ha il sostegno di un grande editore, o quando quest’ultimo è assente.
Parliamo adesso di satira. Ultimamente vediamo molte vignette su Trump e pochissime sul nuovo Papa. Come mai?
Non riesco ancora a inquadrare Papa Leone: al momento non ha una faccia. Papa Francesco era contro il sistema, mentre il nuovo mi sembra più classico e, quindi, meno interessante dal punto di vista satirico. Trump, comunque, si sta prendendo tutta la scena — del resto è un periodo particolare.
Sei tra gli autori di satira più apprezzati e seguiti. Spesso, con le tue vignette riesci anche a creare discussioni piuttosto accese. Penso, ad esempio, a quella su Lollobrigida e la “sostituzione etnica”. È il segno di una rinnovata attenzione verso la satira, dopo la scomparsa — anche a causa del calo di vendite — di riviste che in Italia hanno fatto la storia, come Il Male?
Dopo la strage di Charlie Hebdo, in Italia ci siamo resi conto che le riviste satiriche sono praticamente inesistenti, o comunque relegate a un ruolo che definirei marginale. Adoravo Il Male e considero Vincino il mio padre professionale. Però, la satira ha senso solo quando è inserita in un contesto non satirico: ti arriva di sorpresa, all’angolo. Altrimenti diventa una riserva indiana.
Io poi sono individualista: tendo a lavorare da solo e a voler controllare ogni aspetto del mio lavoro. Per quanto riguarda le riviste… a me piacciono, ma non ci credo. Negli anni passati si sono fatti dei tentativi, ma sono andati male.
edizione digitale
I più letti
Il Mattino di foggia