Se siete appassionati di cinema oltre che di fumetto, vi invito a leggere la graphic “Il Funambolo” di Emiliano Barletta e Alessandro Buffa - Edizioni NPE. Il libro è interamente ispirato agli ultimi anni di vita di Charlie Chaplin, con flashback che rimandano alla sua gioventù, all'inizio della sua carriera e alla sua ascesa come leggenda del cinema di tutti i tempi. Un evento, su tutti, sembra turbare il creatore di Charlot: la sfortunata lavorazione del film "Il circo" e il doloroso divorzio dalla giovane moglie Lita Grey, che aveva rischiato di rovinare per sempre la carriera e la reputazione del regista. L'autore, che è stato anche ospite dell'ultima edizione del Festival del Nerd di Foggia, in questa intervista parla delle fasi di creazione di questo interessantissimo libro e ci dimostra come cultura e fumetto siano un binomio perfetto.
Emiliano, ricordi il primo fumetto della tua vita?
Eccome! Mio zio mi regalò i numeri da 201 a 210 di Tex Willer, perché lui è un appassionato lettore, ho iniziato a comprarlo regolarmente in edicola e recuperare nei negozi di fumetti usati i numeri mancanti. Considera che a casa mia era pieno di fumetti della Disney- Dopo sono passato a Topolino e a tutti gli altri, Linus, Dylan Dog,Comic Art, Pratt, Andrea Pazienza, i Marvel…ormai era diventata una passione, ma Tex è stato in assoluto il primo fumetto.
Tex è anche una delle serie più importanti e longeve dell’editoria italiana.
Sì è una testata storica, una delle poche che non soffre troppo la crisi, ha uno zoccolo duro di appassionati.
Quando è iniziato il tuo percorso, cioè quando hai capito che ti sarebbe piaciuto lavorare nel fumetto, hai pensato a come formarti? All'epoca le scuole di fumetto erano pochissime e non dalle nostre parti…
Come autore ho iniziato che avevo già 37/38 anni, ho fatto la scuola di ComicOut di Laura Scarpa, che ha tutti i corsi online, ed ho iniziato a frequentare questa squadra. La mia idea era quella di raccontare la Siria, laddove ho avuto un’esperienza come archeologo dal 2000 al 2005. Mi ero reso conto che si raccontava la Siria in maniera sbagliata, questo influiva sulla percezione che ne avevano le persone, pensando ad un Paese sempre in guerra, mancava il racconto della quotidianità, della vita vera dei siriani, di quella sconosciuta a noi occidentali. Quando è scoppiata la guerra ho pensato che era il momento giusto per raccontare, ed ho usato il linguaggio del fumetto, l'unico modo che mi era venuto in mente. quello che mi permetteva il giusto mix tra parole e immagini.
Ed è nato “Il cielo su Ebla”che hai scritto e sceneggiato, i disegni invece sono di Gianlorenzo Di Mauro, entrambi siete membri del collettivo artistico Ronin.
Come ho spesso detto nelle varie interviste, Ebla è stata la svolta della mia vita, l’apertura al mondo, la mia prima esperienza, non da turista, in un paese straniero. Ho passato tanto tempo nel villaggio di Tell Mardikh, a contatto con persone diverse dalla mia cultura occidentale.
In pochi mesi ho realizzato questa storia che parte dal bombardamento del sito archeologico di Ebla da parte delle forze governative e dei caccia russi, si vedevano nei video gli enormi danni provocati alle strutture. Inizialmente il fumetto era formato da un’unica tavola e si intitolava Cartoline da Ebla, poi venne pubblicato su Facebook ed ebbe un buon numero di condivisioni. Dopo un po’, era la fine del 2017, mi contattarono Mattia Ferri e Giacomo Taddeo Traini, che volevano sviluppare le Cartoline in massimo dieci tavole per STORMI, una nuova rivista che sarebbe nata nel marzo del 2018. Ed è cosi che è nato il progetto Il cielo su Ebla.
Ti conosciamo soprattutto come sceneggiatore di graphic, per la tua collaborazione con riviste importanti come Internazionale, per chi non lo sapesse sei anche archeologo…ma hai mai pensato di dedicarti al fumetto seriale?
Non c'è mai stata occasione di pensarci, però diciamo pure che non è nelle mie corde. Come autore non mi sentirei a mio agio con un fumetto serale, perché comunque ha una diversa dinamica di scrittura; inoltre dovrei utilizzare un personaggio inventato da altri. Ecco, forse veramente mi ritengo molto più adatto ad un tipo di fumetto che racconta fatti reali.
Quando hai iniziato avevi un autore di riferimento?
Sicuramente Joe Sacco, quando ho letto il suo “Palestina” ho capito che il fumetto era anche altro…
Quando hai capito che avresti potuto fare della passione per il fumetto e la scrittura il tuo mestiere?
Dal momento che ho pubblicato il primo fumetto, pensa che non volevo mandarlo! Nel tempo ho capito che avevo acquisito uno stile riconoscibile, ed è diventato una professione.
Parliamo de “Il funambolo”. Conoscevi già la storia di Chaplin e di Lita? All'epoca fu un grosso scandalo…
Chaplin è la mia passione da quando avevo sedici anni. Mi feci regalare da mio padre Il grande dittatore, un film che mi aveva colpito tantissimo.
La figura di Lita è centrale nella vita di Chaplin, ovviamente in senso non molto positivo…
Proprio per questo nella scrittura del libro è stato complicato ricostruire il rapporto tra Chaplin e la sua seconda moglie. Il regista non la cita nemmeno nella sua autobiografia ed abbiamo dovuto prendere alcuni episodi da David Robinson, suo biografo ufficiale e dall’autobiografia di Lita. Un altro problema è stato quello di dare una voce plausibile ai protagonisti. Ad esempio, per Chaplin abbiamo usato i testi di alcune sue vecchie interviste. Il divorzio con Lita è stato particolarmente sofferto, Chaplin ha rischiato maggiormente la sua carriera, fu un vero e proprio scandalo, vennero resi pubblici aspetti privati della sua vita, anche sessuale. Quando fu fatto il film Chaplin, il figlio suo e di Lita era ancora vivo e si evitò di citare questo episodio.
La vita di Chaplin è sempre avvolta da un alone di mistero, penso alla penultima moglie, Paulette Goddard, ecco non si è mai avuta certezza del loro matrimonio…
Sì esatto.
Che consigli daresti ad un giovane autore?
Quello di fare una scuola di fumetto, poi è importante imparare a confrontarsi con l’insegnante, da lì puoi capire se stai andando bene, se hai capito bene, nella pratica del confronto, perché poi bisogna imparare a interagire con gli editori che non è che siano teneri…