IL MATTINO
Personaggi
30.01.2024 - 12:21
Sandra Milo è stata l’unica vera diva bionda italiana, in maniera contemporanea e perché aveva pienamente compreso che il cinema è un gioco, e anche una recita, e lei tutto questo lo aveva abbracciato con fede sincera, al punto di potersi permettere il lusso di esistere, a modo suo, ben oltre il mondo di celluloide, senza perdere un grammo della sua seducente deità, un cosa semplice a dirsi ma difficilissima a farsi.
Il biondo che l'ha consegnata all’immaginazione collettiva, diversamente dal suo corvino naturale, le dava quell’allure e quella forza che lei continuava a insufflare nel lavoro e nel quotidiano, come se fosse davvero il suo colore, a riprova che: "bionde non si nasce ma si diventa", come amava ripetere la più bionda di tutte, Marylin Monroe.
E con questo biondo sognante e caldo, che portava a spasso con energia e felicità, ha abbattuto qualsiasi tabù, compreso quello della vecchiaia, che pure in un'Epoca come la nostra desolatamente anziana, e malvissuta, grazie alla Milo ha smesso di essere percepita come l’anticamera, indigesta, dell’oltretomba, ma come un'età da assaporare con una voluttà nuova e vitale.
Non si è mai nascosta dietro ai molti drammi che hanno accompagnato la sua esistenza, ed ha continuato a lavorare, un po' per fare quadrare i conti di una famiglia che gli è stata più cara di quanto si potesse pensare, e un po’ perché lavorare le piaceva e la divertiva.
Grazie a lei anche l'amore, in cui credeva fermamente, manteneva il suo primato sulle vicende umane, e su quel quotidiano non sempre felice che accompagna ognuno di noi, non solo lei.
Era una persona di luce che continuava a mantenere fede a se stessa e al suo passato in maniera leggiadra.
Con lei anche la figura dell'amante ha acquisito una dimensione più umana e oserei dire meno scostumata, proprio perché aveva capito che l’amor fou non è altro che un gioco, di cui lei pagava i conti, consapevolmente e in solitudine, mentre infondeva energia negli uomini che aveva amato, fino alla fine, senza cedimenti.
Un gioco faticoso da cui ogni altra donna usciva/esce con le reni spezzate, ma lei aveva capito che il bagliore di quei momenti vissuti, lontano da chiunque altro, con chi le stava più a cuore, erano momenti talmente privati da bastarle per tutto il tempo in cui la recita del vivere le sarebbe stata concessa.
Aveva anche aiutato la madre a morire, precorrendo anche in questo caso i tempi
«Ho aiutato mia mamma, la mamma che adoravo, a morire, quando lei giaceva in un letto torturata da un cancro all'ultimo stadio che la dilaniava. È stata la cosa più difficile che abbia dovuto fare nella mia vita, ma quando lei mi ha supplicato di abbreviare il suo tormento, non ho potuto rifiutarle il mio aiuto. Lei avrebbe fatto altrettanto per me. L'amore a volte può pretendere sacrifici impensati.»
E ancora: «So che c'è molta gente a favore e molta contro l'eutanasia, ma bisogna provarlo, come si fa a dire 'no, continua a soffrire', se sai che quella persona non avrà scampo a causa del male che l'ha colpita? La gente deve poter morire con dignità.» E così con il suo piglio da padrona del mondo, molto berlusconiano nell’accezione migliore, andava incontro ogni giorno alla vita, tenendo saldo il bastone del comando e rammendando ferite, affetti, abbandoni con rigore e con grazia, mentre seduceva chiunque ancora oggi, come se il suo passato e il suo presente riuscissero a superare le miserie dell'età e del tempo.
Come molte sue colleghe aveva fatto ricorso alla chirurgia estetica, che non aveva modificato il suo viso e il suo corpo in maniera da renderla sconosciuta a se stessa e al suo pubblico, anche perché la chirurgia estetica può contenere il tempo solo se la materia prima è di ottima qualità, diversamente si scade nel grottesco, una dimensione che proprio non le apparteneva.
Se Federico Fellini l'ha immortalata per come la pensava, la desiderava e la sentiva, lei ha continuato a immortalarsi da sola continuando a recitare, a farsi fotografare e a partecipare alla vita per come era, ben oltre la traccia chiara e gloriosa di chi più di chiunque altro l'aveva intercettata, benché a suo modo e anche limitandola.
«La storia tra me e Federico Fellini è iniziata verso la fine delle riprese di "8 e mezzo". Io ero impegnata, lui era sposato con Giulietta Masina. Però, l'amore è fatto così, se ne infischia delle regole e delle convenzioni. Ad un certo punto della relazione Federico mi confessò: “Sandra, ho finalmente capito che la donna della mia vita sei tu. Molliamo tutto e scappiamo in America”.»
Ma lei non se la senti di affogare nel quotidiano quell'amore e forse pensò, saggiamente, che quel ménage a trois fuori da quello schema sarebbe diventato impossibile.
È riuscita anche a diventare social e a essere misurata anche in questo, mantenendo quel candore, vero o verosimile che fosse ha poca importanza, che l’hanno fatta amare in maniera profonda e viscerale dal pubblico, senza che mai la sua immagine fosse offuscata da remore morali.
Forse perché pure quando il trash prendeva il sopravvento su ciò che lei era, la Milo continuava a incedere attraverso la vita come se niente fosse, dimostrando che le cadute e la capacità di rialzarsi sono solo degli dei, e gli dei possono solo continuare a camminare anche quando zoppicano e avrebbero voglia di mandare tutto all'aria.
Una piccola chiosa personale.
Il mio più caro amico e l'uomo che ho più amato mi dicevano sempre che somigliano a Sandra Milo, una cosa che mi colpiva, le due persone mai si sono conosciute e perché mai avrei voluto un fardello del genere, per il peso solitario che la vita ha imposto alla Milo, ma poi riflettendoci, soprattutto oggi, al cospetto del suo essere diventata pura energia, mi sembra bella questa somiglianza, una somiglianza di luce, di appagamento e di affetti.
Grazie anche di questom Sandra.
« (Gli uomini) cercano nella donna sempre la madre anche se non lo dicono. [...] Gran parte della razza umana dipende da Caino, un assassino. Sono convinta che Abele fosse donna, uccisa da un Caino geloso per il fatto che potesse partorire.»
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