IL MATTINO
41 anni dal sisma in irpinia e basilicata
23.11.2021 - 10:05
A 48 ore dalla tragedia in Irpinia e in Basilicata, il Presidente Pertini visita le zone terremotate per fare ritorno a Roma. Manifesta disappunto dando voce alla disperazione dei sepolti vivi e alla rabbia dei superstiti, impossibilitati a salvare i propri congiunti senza gli attrezzi necessari. Il presidente della Repubblica nella sua “requisitoria” cita le leggi approvate nel 1970 dal Parlamento sulle calamità naturali e sgomento dichiara di aver scoperto che non sono stati attuati i regolamenti di esecuzione. Domanda più volte perché i centri di soccorso immediato non abbiano funzionato e chiede un intervento immediato. Il duro discorso di Pertini a reti unificate ebbe un grande impatto sulla popolazione. Fu una denuncia all’inabilità della macchina statale, incapace di agire in tempi rapidi. Quelle parole, però, segnarono un punto di non ritorno iniziato con le dimissioni del prefetto di Avellino, scappato dal palazzo – in parte crollato – per portare in salvo la famiglia, fino al coinvolgimento solidale di operai, docenti e tanti giovani che raggiunsero l’Irpinia per unirsi alle forze dell’ordine e ai vigili del fuoco.
«Italiane e italiani, sono tornato ieri sera dalle zone devastate dalla tremenda catastrofe sismica. Ho assistito a degli spettacoli che mai dimenticherò. Interi paesi rasi al suolo, la disperazione dei sopravvissuti […] Sono arrivato in quei paesi subito dopo la notizia che mi è giunta a Roma della catastrofe, sono partito ieri sera. Ebbene, a distanza di 48 ore, non erano ancora giunti in quei paesi gli aiuti necessari. È vero, io sono stato avvicinato dagli abitanti delle zone terremotate che mi hanno manifestato la loro disperazione e il loro dolore, ma anche la loro rabbia. […] Quello che ho potuto constatare è che non vi sono stati i soccorsi immediati che avrebbero dovuto esserci. Ancora dalle macerie si levavano gemiti, grida di disperazione di sepolti vivi. […] Nel 1970 in Parlamento furono votate leggi riguardanti le calamità naturali. Vengo a sapere adesso che non sono stati attuati i regolamenti di esecuzione di queste leggi. E mi chiedo: se questi centri di soccorso immediati sono stati istituiti, perché non hanno funzionato? Perché a distanza di 48 ore non si è fatta sentire la loro presenza in queste zone devastate? […] Non deve ripetersi quello che è avvenuto nel Belice […] dove a distanza di 13 anni non sono state ancora costruite le case promesse. I terremotati vivono ancora in baracche: eppure allora fu stanziato il denaro necessario. Le somme necessarie furono stanziate. Mi chiedo: dove è andato a finire questo denaro? Chi è che ha speculato su questa disgrazia del Belice? E se vi è qualcuno che ha speculato, io chiedo: costui è in carcere? […] Perché l’infamia maggiore, per me, è quella di speculare sulle disgrazie altrui. Quindi, non si ripeta, per carità, quanto è avvenuto nel Belice, perché sarebbe un affronto non solo alle vittime di questo disastro sismico, ma sarebbe un’offesa che toccherebbe la coscienza di tutti gli italiani, della nazione intera e della mia prima di tutto». Un appello voglio rivolgere a voi, italiane e italiani, senza retorica, un appello che sorge dal mio cuore, di un uomo che ha assistito a tante tragedie, a degli spettacoli, che mai dimenticherò, di dolore e di disperazione in quei paesi. A tutte le italiane e gli italiani: qui non c’entra la politica, qui c’entra la solidarietà umana, tutte le italiane e gli italiani devono mobilitarsi per andare in aiuto a questi fratelli colpiti da questa nuova sciagura. Perché, credetemi, il modo migliore di ricordare i morti è quello di pensare ai vivi».
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