IL MATTINO
Forever
24.11.2024 - 11:14
L’allattamento al seno rappresenta un investimento per il futuro: bambini più sani, madri più serene, famiglie più forti. Una società che rispetta e valorizza questo ciclo di vita ne trae beneficio in ogni aspetto, dalla salute pubblica all’economia.
L’allattamento al seno è una scelta naturale, ma nella società moderna è diventato un terreno di scontro, soprattutto per le donne che cercano di conciliare lavoro e maternità. Tra le pareti austere di università e laboratori, dietro scrivanie aziendali e corsie di ospedali, si nascondono storie di resilienza, fatica e, troppo spesso, rinuncia. È in questo contesto che l’immagine romantica di una madre che allatta si scontra con la realtà: orari inflessibili, carenza di strutture adeguate e una cultura lavorativa che raramente riconosce il valore di questo gesto tanto antico quanto essenziale.
L’allattamento al seno non è solo un atto di cura, ma un pilastro della salute pubblica. L’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) raccomanda sei mesi di allattamento esclusivo per garantire il miglior inizio di vita possibile, ma meno della metà delle madri riesce a raggiungere questo obiettivo. Perché? Perché il sistema troppo spesso fallisce nel sostenere le loro necessità.
Immaginate Colleen Sullivan, psicologa dello sviluppo, che, appena tre settimane dopo un cesareo d’emergenza, è tornata in aula, alternando lezioni e utilizzo del tiralatte, tra notti insonni e una carriera che non concede tregua. La sua storia, raccontata in un articolo di Nature, non è un’eccezione, ma il riflesso delle difficoltà che molte donne affrontano, specialmente in settori altamente competitivi come quello accademico. [1] È il prezzo di una società che ancora oggi considera la maternità una questione privata anziché una responsabilità collettiva. Tuttavia, altri paesi dimostrano che il cambiamento è possibile: in Norvegia, per esempio, le madri lavoratrici hanno diritto a pause retribuite per allattare, senza essere costrette a scegliere tra la cura del proprio bambino e il mantenimento del posto di lavoro. È una questione di priorità, di riconoscimento del valore umano e sociale dell’allattamento.
Ma il problema non riguarda solo il mondo accademico. Pensiamo a un’infermiera o a una giovane impiegata costretta a correre in bagno per estrarre il latte in fretta e furia, o a una professionista del settore tecnologico che si rifugia in auto per trovare un minimo di privacy. Ogni storia racconta la stessa verità: senza un cambiamento culturale e strutturale, l’allattamento rimarrà un privilegio per poche. Ambienti di lavoro favorevoli all’allattamento non sono un’utopia, ma una necessità. Sale dedicate, orari flessibili e un clima di supporto possono trasformare questa esperienza in un diritto realmente accessibile.
Paesi come Francia, Brasile e Australia stanno dimostrando che l’equilibrio tra lavoro e maternità è possibile. Frigoriferi, lavandini, pause garantite e una cultura aziendale inclusiva sono soluzioni semplici ma rivoluzionarie. L’Australian Breastfeeding Association, per esempio, promuove attivamente l’adozione di politiche di supporto, dimostrando che il benessere delle madri non è in contrasto con la produttività, ma, al contrario, la rafforza.
E poi c’è l’Italia. Un Paese che si vanta di una tradizione familiare radicata, ma che troppo spesso lascia le madri sole nel momento del bisogno. Non possiamo ignorare l’urgenza di un cambiamento. L’esempio norvegese non deve essere solo un sogno lontano, ma un modello da adattare e implementare. È necessario creare spazi di lavoro dove le madri possano sentirsi accolte, dove il loro contributo non venga messo in discussione perché scelgono di allattare. Non è solo una questione di equità di genere, ma di giustizia sociale. L’allattamento al seno rappresenta un investimento per il futuro: bambini più sani, madri più serene, famiglie più forti. Una società che rispetta e valorizza questo ciclo di vita ne trae beneficio in ogni aspetto, dalla salute pubblica all’economia.
Questa è una battaglia che richiede solidarietà. Non basta discutere di politiche: serve un cambiamento culturale che normalizzi il gesto più antico e naturale del mondo. Serve il coraggio di affermare che una madre che allatta non è una lavoratrice meno valida, ma una risorsa preziosa che va sostenuta. Serve visione, per costruire una società in cui scienza e famiglia, lavoro e maternità possano convivere senza sacrifici insostenibili. Non possiamo più permetterci di ignorare questa realtà. L’allattamento non dovrebbe mai essere un atto di eroismo, ma una scelta libera e pienamente supportata, perché ogni madre merita di essere ascoltata e ogni bambino merita il miglior inizio possibile.
Bibliografia
1. Heidt A. Grass-roots pressure grows to boost support for breastfeeding scientists. Nature. 2024 Nov 8. doi: 10.1038/d41586-024-03440-z. Epub ahead of print. PMID: 39516693.
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