IL MATTINO
I pensieri dell'Altrove
20.01.2019 - 11:08
Antonella Cinelli, galleria piziarte.net
Le imperfezioni fanno di noi delle persone credibili, sono le punte caratteriali che ci distinguono da altri. Saranno esperienza. E poi ancora ascolto, silenzi nudi, emozioni vestite di occhi chiusi che parlano.
Prendo per mano le mie imperfezioni e ci avviamo insieme verso un luogo di quiete. Una scelta di innocua presunzione per allontanare, perché so che arrivano, eventi spiacevoli e per proteggere le fragilità esposte al rischio delle incomprensioni. A volte senti arrivare indizi di scompensi immeritati, a volte senti la necessità di fare squadra con tutti gli elementi positivi di te stesso, sollecitando i ritorni a casa di qualche sostegno che possa limitare il danno appostato appena fuori dal bordo dell’anima. Mi prendo cura delle mie imperfezioni perché sono il primo fronte di scontro fra l’essere profondo e l’apparire visibile, fra le verità scomode e la saggezza della prudenza. Spesso non sono ubbidienti, rompono le righe delle convenzioni e diventano parole senza precauzioni, rimaste in uno stato di malattia anemica che ad un certo punto decidono di riprendere sangue. Le imperfezioni fanno di noi delle persone credibili, sono le punte caratteriali che ci distinguono da altri, ma soprattutto ci spostano da quelle formalità surgelate che non fanno capire bene cosa viva veramente oltre la cortina e la purezza del ghiaccio sterile. Per quanto ci si sforzi nel corso della vita di crescere, capire, migliorare, ci sarà sempre quel segno distintivo che nel programma verso la perfezione, e cioè verso l’approvazione o il consenso assoluto, si sposterà verso la scelta di essere unici, quindi perfetti nella grandi imprecisioni. Nel tempo la conoscenza si affinerà, saremo sempre più consapevoli dei nostri limiti e saremo forse più indulgenti. Le nostre imperfezioni diventeranno come le nostre mani, come le nostre dita. Sapranno distinguere il caldo o il freddo di altre mani, avranno imparato cosa sia l’arrivo della vecchiaia attraverso le rughe sul dorso e la trasparenza della pelle, sapranno riconoscere le punte degli spigoli che fanno male, avvertiranno nell’aria l’odore pungente della neve, sapranno stringere il dolore e renderlo accettabile. Saranno esperienza. E poi ancora ascolto, silenzi nudi, emozioni vestite di occhi chiusi che parlano. Saremo noi, stanche facce che si riconoscono nel disagio di questo viaggio e si sostengono nella materia dell’imprevedibile.
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