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I pensieri dell'Altrove

Anche a Maria pesava la pancia

La capienza docile delle donne ha lo stesso nervo espansivo delle nuvole, la pancia ed il cuore sono espressioni uniche della stessa radice

Anche a Maria pesava la pancia

Claudio Di Carlo "Fra i capelli l'azzurro del cielo" (piziarte.net)

A Maria, come a tutte le donne, la vicinanza arcaica con la compassione riesce a far partorire la inspiegabile certezza di poter trasformare il dolore in qualcosa di simile alla speranza

A Maria pesava la pancia. Sentiva con precisione la pressione verso il basso, la pelle che si stirava, la schiena diventata molle. Il cuore aspettava confuso, le mani erano pronte ad accogliere il prodigio, i pensieri si intimidivano e si trasformavano in domande senza risposte semplici. Maria aveva la remissività delle vite segnate dalla predestinazione, ma anche quella forza sostenuta da un’essenziale forma di fiducia verso chi aveva predisposto il suo cammino potente. Non immaginava che, a volte, anche nella potenza di un destino eletto può annidarsi la tragedia di un disegno inevitabile e carico di una sofferenza estrema, bisognosa di essere curata. I segni del mistero avevano dato qualche indicazione, ma lei rimaneva lì, nella fermezza della sua ragione mite, sebbene  a tratti percepisse il pericolo e lo avesse sentito arrivare freddo sotto la pelle, quasi come il verso sinistro di un animale notturno, sempre in difesa e con lo spavento del buio in fondo agli occhi. A Maria, come alla gran parte delle donne, non poteva essere sottratta una porzione significativa di rassegnazione, di comprensione, di lavoro sommerso fatto in solitudine ed in silenzio, e tutto questo accompagnato dalla capacità necessaria di accettare le cose, anche quelle che non abbiamo deciso. A Maria, come a tutte le donne, la vicinanza arcaica con la compassione riesce a far partorire la inspiegabile certezza di poter trasformare il dolore in qualcosa di simile alla speranza, a qualche nuova possibilità, a prove uniche di sopravvivenza sostenibili. Del male dell’anima noi ne facciamo tracce di esplorazioni profonde e mute dalle quali si può emergere con fatica, con racconti e voci rimasti inascoltati fino a quel momento. Maria conosce il sacrificio ed il dovere, l’ubbidienza non subìta ma devotamente accettata, conosce il limite e la sua destinazione corta. La capienza docile delle donne ha lo stesso nervo espansivo delle nuvole, la pancia ed il cuore sono espressioni uniche della stessa radice: mescolano la preghiera e la dannazione, la colpa e la rinuncia, il sangue ed il suo presagio. I significati dolorosi delle donne lasciano segni scuri sulla terra. Lasciano passi stanchi. Se un giorno potessimo urlarlo tutto, il nostro dolore antico, la sua somma porterebbe a far tremare persino il Cielo. 

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Mariantonietta Ippolito

Mariantonietta Ippolito

Il pensiero è la forma più inviolabile e libera che un individuo possa avere. Il pensiero è espressione di verità, di crudezza, di amore. Quando il pensiero diventa parola il rischio della contaminazione della sua autenticità è alto. La scrittura, invece, lo assottiglia, ma non lo violenta. Io amo la scrittura, quella asciutta, un po’ spigolosa, quella che va per sottrazioni e non per addizioni. Quella che mi rappresenta e mi assomiglia, quella che proverò a proporre qui. Dal mondo di “Kabul” al vasto mondo dei pensieri dell’”altrove”.

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