IL MATTINO
I pensieri dell'Altrove
07.10.2018 - 11:14
Marco Rubiero, "Sonja", tecnica mista su tavola sabbiata (piziarte.net)
I rapporti fra le persone sono sofisticati giochi di equilibrio. Sembrano tutti facili, sembrano fluidi, ma in mezzo alla facilità ci sono strati spigolosi di costruzioni spregiudicate, vivono insieme l’immediatezza e la prudenza, la spontaneità e le sue molteplici declinazioni, la diffidenza, la fiducia, le emotività, le sensazioni e le menzogne. Ogni relazione ha nel proprio nucleo la sua porzione di magia ed il suo piccolo mistero, in ogni relazione portiamo noi stessi, ma verosimilmente non tutte le parti di noi stessi sono le stesse per ogni relazione. Potremmo dire che nel riportare la stessa cosa a due persone diverse capita di usare parole differenti, ci potrebbe succedere di modulare l’intensità del racconto se solo ci arrivasse la percezione di una risposta emotiva più o meno importante, i coinvolgimenti cambiano perché é inevitabile la considerazione che ogni individuo riceva e ricambi i sentimenti secondo la propria intelligenza e sensibilità. Nelle nostre storie umane, anche in quelle dove il patto di lealtà è il fondamento dichiarato e affermato, si infilano i pensieri insolenti, in minuscole crepe del cuore si avvitano i dubbi o le incongruenze; negli angoli in fondo, quelli della periferia senza troppa luce e senza troppo rumore, si posano come polvere invasiva tutte le paure che non vuoi vedere e le domande che non vuoi sentire. C’è sempre questo segmento spezzato fra quello che è e quello che, per noi, potrebbe essere. Questa frattura dolente respira da sempre con il nostro pensiero, a volte è più trasparente di un velo, a volte la stringiamo nelle bende in attesa della guarigione, a volte la costringiamo a fare esercizi che aumentano il dolore ed il suo tempo di elaborazione. Tutti, immagino, vorremmo la verità, vivere nella verità, salvarci nella verità e possibilmente che possa essere quella buona, generosa, indulgente per tutti e che mostri nobile misericordia verso i più deboli di carattere. Ma col tempo ho capito che la verità è singolare, individuale e faccenda delicatissima da interpretare. Certamente ha al suo interno degli elementi di oggettività storica e contestuale, fatti ed eventi riscontrabili e probanti, ma dobbiamo ammettere che la complessità e la molteplicità delle strutture psicologiche stravolgono il principio assoluto del pensiero unico e indiscutibile. Guardarsi negli occhi. Forse questo resta uno dei momenti più autentici. Forse questo è l’atto che può mettere a nudo qualcosa di più di quel tanto che ci sfugge, forse, con un duro allenamento, non è impossibile individuare nello sguardo che si appoggia al nostro quella quota di umane certezze che alla fine tutti cerchiamo. Oppure resta la devozione alla parola buona, portatrice sana di una promessa che può, crescendo, diventare la casa del bene. Ed allora è significativo dirsi : “Fidati di me”. Come un atto di fede laica, come un gesto di amore, abbandono e sostegno. Come la preghiera agli angeli che di sera, prima di andare nella solitudine scura del sonno, recitano i bambini con le mani giunte.
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