IL MATTINO
I pensieri dell'Altrove
06.05.2018 - 10:51
Stefania Mileto "Senso IV", Galleria piziarte.net
Alle quattro e dieci del mattino la lucidità dei pensieri è un flusso potente e veloce. Tutto si immette come un ubbidiente emissario nel mare quotidiano che fra poco andremo ad attraversare, tutto è reale e possibile, in uno spazio temporale che lascia ancora qualche possibilità per ultimi accorgimenti o correzione ad eventuali errori. Da qualche tempo avverto, in questo flusso indipendente, la sensazione di dover capire e fare i conti con dei nuovi luoghi vuoti. Li ho individuati con chiarezza e li ho accompagnati nella dimensione della conoscenza a se stessi e alla mia comprensione. Poi mi sono allontanata per vederli meglio, ho misurato i perimetri e testato la potenzialità dannosa. Alla fine ho deciso di lasciarli liberi, non assorbiti dalla necessità del riempimento, li voglio distesi nel segreto del silenzio notturno, lontani dal rumore dell’operatività a tutti i costi. Li vorrei vedere appoggiati al valore dell’incontro con un invisibile sacro, conosciuto e vicino, che non fa paura e non punisce, ma cura e sostiene tutte le fantasie rimaste innocenti e incompiute. Non ho fretta di organizzarli, questi luoghi vuoti, voglio arredarli solo di aria, di qualche nota di una canzone, di una soffiata di fiocchi di neve ad agosto. Nessun argomento da cominciare, nessuna entrata a sorpresa, nessun colpo alla porta. Luoghi vuoti ma espressivi e presenti, fluttuanti come le poesie che nascono per caso, solidi come case accoglienti ma senza abitanti, simili a vicinanze assenti, perdite sedate, voci che non parlano. Il prodigio della rivoluzione del nulla, che non ti dà e non ti sottrae, non ti spinge e non ti cerca, ma che senti come una innocua incongruenza che però è capace di proteggerti. Una formazione di specchi che riflettono luce che non acceca, un attimo di opacità dolce e malinconica che avvolge un racconto che già sai, che già ti è venuto incontro e tu non l’hai saputo fermare. Adesso sì, che lo fermi e lo guardi, senza troppi ricordi che fanno male, senza le incertezze moderne, senza dolorose delusioni. Il lusso degli spazi vuoti. Da non condividere con nessuno. Come in una pancia che ci tiene al caldo, rotonda e morbida, nutriente e nostra. Poi si vedrà, se presentarsi al mondo. Poi si vedrà se il tempo, speriamo senza troppa ingerenza, saprà come riempire i buchi e gli angoli, gli scaffali e l’aria. Ora io li lascio dormire, li copro e li aspetto. Non vogliono essere osservati, vogliono solo non essere scordati.
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