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I pensieri dell'Altrove

Quei colpi allo stomaco troppo vicini al cuore

Nel buio del sommerso avvengono combattimenti cruenti, ma a volte nelle pause per mercanteggiare le tregue ho visto da lontano volare delle stelle. 

Quei colpi allo stomaco troppo vicini al cuore

"Nascondo le lacrime" (Sam Punzina), Galleria piziarte.net

Lo strappo lo senti preciso nello stomaco, prima viene un senso di vuoto come se si aprisse la bocca di una botola, poi quello strappo che pare riempire il vuoto della botola. Non è un riempimento buono, in queste situazioni lo stomaco non capisce il perché, ma viene trattato male. In un momento di paura, di dolore, di delusione che gira nel corpo come un veleno, di un equivoco che non bastano le parole perché ogni parola può essere uno sbaglio successivo, di un'incomprensione cronica. Lavare, lavare tutto con la misericordia della ragione che non fa aggressioni, che non fa sconti inutili, ma offre spazi lunghi al tempo che presta la cura dell'ascolto. Le cose ruvide della vita fanno male, quelle non cercate o non previste creano lacerazioni sfilacciate e poi cercare di ricomporre coerentemente le fibre diventa molto impegnativo. Il colpo nello stomaco è un insulto alle sue mucose, è un avviso tardivo, un sintomo senza diagnosi. Lo senti e tutto sta avvenendo, oppure è già avvenuto, è una cosa seria ma imprevedibile, é un messaggio corpo- testa-cuore che si trasmette veloce come le percezioni intelligenti, come il brivido sottomesso ad un'emozione grande, come un'imprecazione che sta pronta nella gola in attesa di essere sputata. Noi lo sappiamo, più ci conosciamo più aumentano le correnti tempestose della relazione con noi stessi, le parole nuove aumentano, le difese diminuiscono. Non sempre il sapere porta addizione, ad un certo punto può accadere che il sapere diventi lo sparigliamento di alcune carte, la dismissione di certezze figlie della saccenza, la sottrazione di abbellimenti farlocchi nei pensieri, la scoperta scomoda che essere scarni e nudi è molto più rassicurante che essere ridondanti e barocchi. Lo stomaco queste cose le capisce, lo stomaco è vicino all'anima. Lui non lo sa, ma questo è un forte condizionamento per la sua funzione. Quando diciamo di avere avuto come un pugno nello stomaco è perché nelle sue immediate adiacenze è già stato procurato un danno, l'urlo spezzato si è solo esteso in un nano secondo dall'invisibile allo stomaco. Poi passa, come una scossa tellurica ti fa traballare ma ti dà la sensazione che la casa è ancora tutta intera, il solaio ha retto, il pavimento non è collassato. Nuovi giorni, nuovi passi, nuove situazioni. E intanto si rinforzano i succhi gastrici, si ristabilisce l'imprecisione perfetta fra le emozioni e la ragione, ogni cosa pare rientrare a posto nei propri cassetti. È l'imperfezione della vita, la partita che si gioca ogni giorno, la sfida alle nostre resistenze. Nel buio del sommerso avvengono combattimenti cruenti, ma a volte nelle pause per mercanteggiare le tregue ho visto da lontano volare delle stelle. 

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Mariantonietta Ippolito

Mariantonietta Ippolito

Il pensiero è la forma più inviolabile e libera che un individuo possa avere. Il pensiero è espressione di verità, di crudezza, di amore. Quando il pensiero diventa parola il rischio della contaminazione della sua autenticità è alto. La scrittura, invece, lo assottiglia, ma non lo violenta. Io amo la scrittura, quella asciutta, un po’ spigolosa, quella che va per sottrazioni e non per addizioni. Quella che mi rappresenta e mi assomiglia, quella che proverò a proporre qui. Dal mondo di “Kabul” al vasto mondo dei pensieri dell’”altrove”.

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