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I pensieri dell'Altrove

Il coraggio della paura

Da soli si cresce e si vive lo stesso, insieme si è più interi e meno nudi. Senza la paura saremmo senza rapporti di sicurezza per noi stessi, senza paura ci faremmo più male e ci vorremmo meno bene.

Il coraggio della paura

La bambina si arrampica su una sedia, da lì ancora più su, sul piano di un mobile della cucina. Da quell'altezza, che a me arriva allo stomaco, le pare di poter volare. Sposta lo sguardo verso il basso, deve sembrarle una misura vertiginosa perchè capisco dalla sua espressione che vuole essere rassicurata, sento il palmo delle manine che diventa freddo. È il brivido del gioco, la sperimentazione del piccolo rischio, il desiderio di sfidare le angolazioni ardite. Lassù, a quell'altezza nuova, la bambina guarda intorno il mondo e tutto è cambiato e diverso, mi dice che il soffitto è vicino, che le sedie sono diventate piccole, che il pavimento si è abbassato, che però è tutto bellissimo e strano. È sorpresa dal fatto di vedermi in una prospettiva anomala, i miei occhi sono alzati verso di lei e non il contrario, la mia faccia è rivolta verso l'alto, le mie braccia sono protese e le mie mani tengono strette le sue, mi guarda e sento solo un vago senso di insicurezza quando mi chiede: "Nonna, ma tu mi prendi"? - Certo che ti prendo, non ti lascio, sono qui-
"Sicura sicura che mi prendi"? - Sì, fidati di me-
Passa un secondo veloce, il tempo di uno sguardo di intesa. "Allora mi lancio". Le mani si staccano, i capelli si sciolgono nell'aria, la faccia è tesa. È solo un attimo, le mie braccia la circondano, la presa è forte come il suo momento di soddisfazione audace. Ride compiaciuta per l'impresa appena compiuta. È passata la paura, per quella cosa sconosciuta che è la prima volta per ogni esperienza, piccola o macroscopica che sia. È passata ma poi torna, in maniera ripetitiva e protettiva, senza la paura saremmo senza rapporti di sicurezza per noi stessi, senza paura ci faremmo più male e ci vorremmo meno bene. La paura è conservativa, concentrata sulla tutela. È preventiva e molto umana, dichiarare di avere paura è un atto di consapevolezza dei propri limiti, è un modo per non temere di conoscerla, è una forma di onestà interiore rivolta alla ragione, è una sensazione che non cambia nel tempo perché se noi cambiamo, la paura si adegua ai fatti ed ai suoi cambiamenti.
Intanto, il piano del mobile della cucina si è trasformato in una rampa. Sono anni che si ripetono i lanci, fra le mie braccia e i suoi salti si è venuta a creare una relazione stretta e densa con il coraggio, la sperimentazione, il rischio e la fiducia. Tutto insieme per misurare, in un salto, l'ansia e la contentezza, l'eccitazione e la conferma che tutto si può fare, se alla fine il traguardo lo senti come un posto sicuro. La fiducia in due braccia che ti aspettano basta per sentire che sei accolto, protetto, non sei solo. Il "volo" è solo una innocente provocazione all'attenzione di chi ci è intorno e sottintende una richiesta di presenza sostanziale, efficace, affidabile. Da soli si cresce e si vive lo stesso, insieme si è più interi e meno nudi.
" Nonna, ma tu mi prendi"? - sì, sono qui. Io ti prendo.

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Mariantonietta Ippolito

Mariantonietta Ippolito

Il pensiero è la forma più inviolabile e libera che un individuo possa avere. Il pensiero è espressione di verità, di crudezza, di amore. Quando il pensiero diventa parola il rischio della contaminazione della sua autenticità è alto. La scrittura, invece, lo assottiglia, ma non lo violenta. Io amo la scrittura, quella asciutta, un po’ spigolosa, quella che va per sottrazioni e non per addizioni. Quella che mi rappresenta e mi assomiglia, quella che proverò a proporre qui. Dal mondo di “Kabul” al vasto mondo dei pensieri dell’”altrove”.

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