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I pensieri dell'Altrove

Quel mare di Sardegna che abbraccia al riparo dalle onde bastarde della vita

Qui c'è un bel po' di mondo misto: Russia, Germania, Inghilterra, Francia. In un posto così, ovattato e gentile, dove forse i pensieri si aggiustano un poco e si adeguano alla bellezza, l'umanità appare più tranquilla e ontologicamente più piacevole da frequentare

Quel mare di Sardegna che abbraccia al riparo delle onde bastarde della vita

Il mare di Sardegna, al riparo dal mondo

Il luogo è magnifico, un pezzo di costa sarda che vive in una solitudine privilegiata, lontano dal fashion un po' isterico della movida della Sardegna del nord, un tratto di mare con un orizzonte vasto non troppo trafficato, vedo solo la congiunzione affettiva col cielo e, in fondo, qualche vela che passeggia pigra. La spiaggia è ampia, gli ombrelloni non sono assegnati, così mi sposto ogni mattina con un senso di gratitudine per questa piccola forma di libertà che apprezzo. Ogni giorno vedo facce nuove, vicini diversi, creme solari differenti. Qui c'è un bel po' di mondo misto: Russia, Germania, Inghilterra, Francia. I connazionali sono prevalentemente del nord, poi dei napoletani perché fare Napoli -Cagliari o Napoli -Olbia con l'aereo è sicuro che ci metti meno che andare a Posillipo in una domenica di agosto.
La coppia francese è molto rituale, scendono sempre alle dieci, fanno il bagno alle undici, chiedono quattro teli e parlano pochissimo. Lui è sulla settantina portati male, ha segni visibili nella postura e nei comportamenti di un recente accidenti tipo un leggero ictus, lei è più giovane, bellissima e austera, glaciale con tutti e palesemente irritata per il vecchio impedito che si porta appresso. Pensa che nessuno lo veda o se ne frega e fa bene, ma tutti a turno, a secondo della postazione che scegliamo la mattina, ce ne siamo accorti. Ma poiché qui vige il bon ton internazionale nessuno di noi commenta, neanche una sola parola. Lei intanto continua a lasciarlo in acqua da solo, lui arranca e ondeggia con le onde, lei esce come se stesse assurgendo al cielo simile ad una dea, lui fa fatica a camminare sulla sabbia, lei danza. Lui si addormenta e pare che si debba chiamare di corsa un'ambulanza, tanto si accascia sul lettino con il corpo scomposto e destrutturato, lei apre un libro e lo ignora per tutto il tempo. Ci si chiede perché non lo abbia lasciato al fresco della torre Eiffel e non sia venuta da sola. Mistero da spiaggia. Straordinaria, invece, la famiglia russa. In questo luogo magnifico non si urla, si rispetta l'impostazione dell'educazione al riposo perchè anche a mezzogiorno, con la spiaggia piena di gente, la situazione rimane elegantemente quieta, così questa famiglia con due genitori e due ragazzi bellissimi sulla ventina e dagli occhi di ghiaccio azzurro chiaro, si diverte tantissimo in acqua, in piscina, sul prato o a tavola, eppure lo fa con una discrezione inconsueta e per niente forzata. Lui è molto materno ed accudente, ogni volta che i ragazzi entrano in acqua e ci restano per un'ora, lui entra in acqua e li segue tutto il tempo con lo sguardo. Se vanno in canoa, lui entra in acqua e li segue a nuoto a distanza, se fanno attività subacquea lui si attacca ad una boa rossa e lì ci rimane come un mitile-milite paziente e amorevole per tutto il tempo. In piscina danno spettacolo, nuotano tutti e quattro come siluri, a tavola pasteggiano con "Moët Chandon" e ogni volta che viene versato nei calici ridono e fanno cin cin. Gli inglesi preferiscono fare il bagno alle sette e trenta, immagino che per loro l'acqua in tarda mattinata sia disdicevolmente calda, anche loro si divertono, ma sono contenuti, controllati, parlano a bassa voce, credo provino più piacere nel leggere i loro libri grossi come vocabolari all'ombra di una splendida palma che nel mangiare un succulento spaghetto agli scampi cucinato dallo chef stellato che ci coccola tutti i giorni uno per uno. Lui si chiama George e lei, manco a dirlo, Elisabeth. In un posto così, ovattato e gentile, dove forse i pensieri si aggiustano un poco e si adeguano alla bellezza, l'umanità appare più tranquilla e ontologicamente più piacevole da frequentare ed osservare. Poi, giovedì pomeriggio, leggiamo sui telefonini del nuovo attentato a Barcellona. Tutto, nel giro di due minuti, si ricollega al reale. Tutto torna normale e poco silenzioso, quieto, rassicurante. La pausa mentale dagli orrori ci saluta, volevamo per un attimo illuderci di scordare, ma la memoria si rimette in corsa ansiosa. Guardo l'orizzonte e mi sento quasi in colpa di stare qui, una colpa universale e meschina che non mi dà sollievo, una colpa che ha in sè le ragioni e le follie del mondo. La morte, il sangue, la paura. In una bolla di aria salubre necessaria alla vita, ecco di nuovo, forte, il convincimento di un respiro affannato e debole, provvisorio ed insicuro. Quello della contemporanea sopravvivenza, fra un mare che abbraccia ed un'onda bastarda che uccide.

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Mariantonietta Ippolito

Mariantonietta Ippolito

Il pensiero è la forma più inviolabile e libera che un individuo possa avere. Il pensiero è espressione di verità, di crudezza, di amore. Quando il pensiero diventa parola il rischio della contaminazione della sua autenticità è alto. La scrittura, invece, lo assottiglia, ma non lo violenta. Io amo la scrittura, quella asciutta, un po’ spigolosa, quella che va per sottrazioni e non per addizioni. Quella che mi rappresenta e mi assomiglia, quella che proverò a proporre qui. Dal mondo di “Kabul” al vasto mondo dei pensieri dell’”altrove”.

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