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I Pensieri dell'Altrove

La notte buia di Manchester

Questa è una modernità senza impronte rassicuranti di civiltà pacifiche, è un luogo dove ognuno ha intorno a sé una bolla di insolvenza inquieta che comprime e reprime, è una scommessa rischiosa con la storia che si avvita su se stessa in un giro violento di incomunicabilità.

La notte buia di Manchester

Volano palloncini rosa, il colore elettivo delle femmine. Volano in un'aria infetta di sgomento e di paura, in un cielo impotente che raccoglie con fatica tutto il cuore dolente della terra. A Manchester sono morte prevalentemente le donne, in una età variabile che va dagli otto anni ai trenta. Per quel concerto avevano messo un filo di rossetto rosa, avevano le guance rosa, le t-shirts rosa con stampate le orecchie di un coniglietto, tutte con il sorriso allegro. Ad un concerto si va con lo zainetto pieno di entusiasmo e di eccitazione, la musica coagula la felicità in una espressione comune di buona esaltazione, di quella che sa di momenti così pieni di vita e così vuoti di qualunque paura. Tutte avevano fatto i selfie fermando in uno scatto l'ultimo momento di quella loro giornata prima che nella loro ultima giornata si ficcassero come demoni infuriati i chiodi della bomba. Luoghi di aggregazione che diventano scenari incommentabili di orrore. Dove un momento prima c'era la festa un momento dopo c'è la fine di una canzone, di un giorno maledetto da tutti gli dei del cielo, di una possibilità di crescere e conoscere, capire, amare. Come si fa a difendersi da chi non comprende l'oscenità di queste morti, da chi le pratica, da chi attraverso reti sempre più incontrollate può accedere ovunque e spargere terrore, sangue, annientamento? Come si può non essere sempre più diffidenti, condizionati, pregiudizievoli?
Le crudeltà reiterate modificano i comportamenti e le psicologie, riducono le visuali e contraggono il senso della libertà individuale e sociale. Ci riprendiamo per un tempo corto la fiducia e poi risprofondiamo nello sconforto. È una continua sollecitazione all'esercizio dell'attenzione, un caotico sbilanciamento delle speranze, un ragionamento teso alla salvaguardia della sopravvivenza, ma tutto non basta a salvarsi dalla follia di certi momenti miserabili. Questa è una modernità senza impronte rassicuranti di civiltà pacifiche, è un luogo dove ognuno ha intorno a sé una bolla di insolvenza inquieta che comprime e reprime, è una scommessa rischiosa con la storia che si avvita su se stessa in un giro violento di incomunicabilità. Hai voglia a dire: " noi non abbiamo paura". Io, in fondo in fondo, ce l'ho. In un aeroporto, in una piazza, sotto le guglie di un duomo importante, in una stazione. E d'altra parte vorrei sapere chi, onestamente, nello stare in questi posti e vedersi circondato da soldati armati, da furgoni di carabinieri, non provi l'umano disagio di essere in una condizione di ansioso controllo. Doveva essere il tempo della new age, della evoluzione culturale e della fratellanza. Ma nello scrivere queste parole provo quasi l'imbarazzo di chi fa sentimentalismo gratuito e avverte di essere fuori posto e fuori tempo. Provo quel senso di inadeguatezza che mi prende quando io vorrei parlare di una poesia, di una emozione appena riscoperta, di un calore educato che ho trovato in un gesto, in un abbraccio e invece, per opportunità e superficialità, mi accorgo che ho appena detto che le temperature si sono finalmente alzate.
Guardo il cielo, é ancora una conferma. L'aria è quella del mattino presto, silenziosa, con il suo respiro fresco e lungo. Ci sono le rondini che trafficano intorno ai tetti della mia casa, le foglie nuove e forti stanno affollando i fedeli rami del tiglio, i gatti si cercano, si prendono e si accoppiano. Nessuna astiosità manifesta, nessuna fitta al cuore, nessuna attesa che mi aspetta. Adesso, nessun dolore. La vera rivoluzione, senza il tradimento delle umane crudeltà, è nella linea dritta della pace.

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Mariantonietta Ippolito

Mariantonietta Ippolito

Il pensiero è la forma più inviolabile e libera che un individuo possa avere. Il pensiero è espressione di verità, di crudezza, di amore. Quando il pensiero diventa parola il rischio della contaminazione della sua autenticità è alto. La scrittura, invece, lo assottiglia, ma non lo violenta. Io amo la scrittura, quella asciutta, un po’ spigolosa, quella che va per sottrazioni e non per addizioni. Quella che mi rappresenta e mi assomiglia, quella che proverò a proporre qui. Dal mondo di “Kabul” al vasto mondo dei pensieri dell’”altrove”.

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