Cerca

I pensieri dell'Altrove

Mica è semplice prendere le distanze

Fra la ragione e il cuore ci sono destini paralleli che non si guardano mai in faccia pacificamente e fanno fatica ad incrociarsi su un terreno di confronto neutrale

Mica è semplice prendere le distanze

Prendere le distanze. Come se fosse facile. Per quanto ci si convinca che può essere utile, o semplicemente salutare allontanarsi sentimentalmente da alcune posizioni, restano quelle voci che diventano suture, simili a radici piantate nella memoria. Tracce tenaci che non affogano nell'indifferenza, ma che anzi assumono strutture definite che si attaccano al ricordo e non ne agevolano il distacco. Fra la ragione e il cuore ci sono destini paralleli che non si guardano mai in faccia pacificamente e fanno fatica ad incrociarsi su un terreno di confronto neutrale, esiste una garanzia di fisiologica incomunicabilità, una scia rissosa di decisioni e conflitti, una volontà scavalcata dalle emozioni oppure un elemento impulsivo piegato alla necessità della riflessione. Ho un pò di diffidenza verso i matematici dalle soluzioni radicali, quelli che 'per me è tutto nero o tutto bianco'. Io spesso sto, sensibilmente, nel confine delle periferie, quello del margine del dubbio, delle eventualità, dello sfilacciamento delle trame e delle crisi dei ragionamenti certi. Ci vivo scomodamente ma costantemente. Sono però in grado di prendere decisioni rapide, dopo una gestazione forse inconsapevole ma lucida, oppure quando le cose a cui devo rispondere sono così compatibili e adiacenti al mio stile che non c'è bisogno di mettere altri spazi di mezzo. Sono per carattere un'istintiva, ma per età e sfinimento l'immediatezza è diventata ragionevolmente meno appuntita, la mantengo stabile nella sua energia e qualche volta mi diverto addirittura a renderla elegantemente simpatica. Conosco le distanze perchè le ho studiate a lungo, anche se concretamente le applico faticosamente e comunque ho motivo di ritenere che noi tutti non ci sentiremo mai abbastanza lontani da qualcosa di dannoso tanto da poterci sentirci veramente tutelati. Quando arriva il punto in cui si deve scegliere una qualunque forma di separazione o di mancanza è perché ci restano veramente poche difese, è perché non si ha più sangue da svendere, è perché le competenze istintive del cuore hanno ceduto agli assalti razionali e hanno patteggiato per una sola soluzione: la sopravvivenza. Prendere le distanze. Se ci riesci e vai oltre, oltre anche al distacco, non so quanto "difficile" ci sia ancora dietro la svolta, non so se il tempo messo di mezzo sarà mai sufficiente a fare di un'esperienza, di un sentimento, di una relazione, qualcosa di intimamente dimenticato. Certo è che tutto questo processo è molto umano, addirittura necessario per incoraggiare la vita, aumentare i ricordi, sveltire le decisioni, promuovere i cambiamenti. Noi uomini siamo capaci di guardare anche nelle ore del buio, siamo sostanzialmente strutturati per sopportare lutti, separazioni, dimenticanze. Tanti luoghi densi e vorticosi che una volta penetrati, attraversati, subìti, ci portano a pensare che alla fine siamo tutti, in qualche modo e per qualche misteriosa ragione, obbligatoriamente condannati a salvarci.

Commenta scrivi/Scopri i commenti

Condividi le tue opinioni su Il Castello Edizioni e Il Mattino di Foggia

Caratteri rimanenti: 400

Mariantonietta Ippolito

Mariantonietta Ippolito

Il pensiero è la forma più inviolabile e libera che un individuo possa avere. Il pensiero è espressione di verità, di crudezza, di amore. Quando il pensiero diventa parola il rischio della contaminazione della sua autenticità è alto. La scrittura, invece, lo assottiglia, ma non lo violenta. Io amo la scrittura, quella asciutta, un po’ spigolosa, quella che va per sottrazioni e non per addizioni. Quella che mi rappresenta e mi assomiglia, quella che proverò a proporre qui. Dal mondo di “Kabul” al vasto mondo dei pensieri dell’”altrove”.

edizione digitale

Sfoglia il giornale

Acquista l'edizione