IL MATTINO
Il punto sul disastro
12.07.2016 - 23:16
I treni sul luogo del disastro
É un giorno utile solo al sangue, quello che sporca le lamiere e quello che in centinaia vanno a donare negli ospedali. Oggi, in un mondo così pilotato dalla tecnologia e dalla computerizzazione, io sono in grado di vedere se mio marito è in linea whatsapp ma il sistema di controllo di due stazioni non è capace di gestire il traffico di due treni che si stanno squarciando uno nell'altro.
La prova del silenzio. Dopo lo schianto, dopo l'impatto mortale, in un luogo che sopporta l'odore del dolore che aumenta di ora in ora, ad un certo punto c'è qualcuno che chiede la prova del silenzio. Ma siamo a metà luglio, siamo in campagna, siamo nelle ore di un caldo impossibile, siamo al sud, e quindi nella prova del silenzio il frinire delle cicale va a scontrarsi come quei treni nel tentativo umano di avvertire lamenti. É un giorno utile solo al sangue, quello che sporca le lamiere e quello che in centinaia vanno a donare negli ospedali. È un giorno da tragedia meridionale, perchè non è concepibile che due treni pieni di gente, addirittura uno pare servisse anche i passeggeri dell'aeroporto barese, possano viaggiare su uno stesso unico binario, ma con destinazioni opposte. Oggi, in un mondo così pilotato dalla tecnologia e dalla computerizzazione, io sono in grado di vedere se mio marito è in linea whatsapp ma il sistema di controllo di due stazioni non è capace di gestire il traffico di due treni che si stanno squarciando uno nell'altro. L'errore umano, il binario unico, i tagli effettuati o, peggio, la grave sciatteria politica con cui si é sempre guardato il sud, la sua economia ed il suo rilancio, sono tutti gli elementi che concorrono a questo disastro di casa nostra. Un'Italia doppia, dove al nord si discute per la Tav e noi elemosiniamo strade, treni decorosi e puliti, binari doppi. Dove al nord gli aeroporti sono diffusi come stazioni di autogrill e noi per un aeroporto strategico e necessario come quello di Foggia abbiamo assistito ad amori improvvisi che parevano affidabili e dopo qualche mese questi amori hanno drammaticamente abbandonato casa, promesse e viaggiatori. Sono le venti di martedì dodici luglio, sento l'aggiornamento di forse ventisette vittime. Qui, ora, c'è solo la morte che vive. Qui, in questa parte di Italia dove vivono i figli di un dio minore, noi ci arrangiamo a vivere, abbiamo obiettivi che chissà se i nostri figli vedranno concretizzati, abbiamo poco e siamo pure generosi, noi sappiamo partire , ma non sappiamo tornare. Noi abbiamo il mare, l'accoglienza, il cuore. E le cicale d'estate. Così tante che infrangono impunemente anche la tragica prova del silenzio.
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