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I pensieri dell'Altrove

Quanto bene può fare un "Grazie"

Non è solo un grazie, che pure è bello sentirselo dire, è invece una gentilezza con un nucleo di solidità antica ed elegante tanto che, dopo un momento di bene ricevuto, sa essere rotonda ed accogliente come un abbraccio

Quanto bene può fare un "Grazie"

Quando parliamo dell'amore ci arriva subito un'immagine o un pensiero, un nome, un ricordo, anche una rabbia legata ad una faccia. Così vale per l'odio, o il rancore. I sentimenti forti, quelli che riteniamo di serie A, sono potenti anche in modalità stand by, sono frequentati e attraversati da ognuno di noi, magari hanno anche attraversato e asfaltato noi, ma proprio tutti abbiamo episodi acuti che ricordiamo, che viviamo, perché sono insistentemente presenti nei tessuti della nostra vita. A me, però, piace molto dare luce anche ai sentimenti un po' più timidi e meno eccessivi, quelli che non sono da 'evento', non hanno il registro dei toni sanguinanti delle passioni, sono quelli più discreti e senza troppe esuberanze aggressive, senza l'appariscenza scenica e rappresentativa della furia, del nodo in gola o del polso accelerato. Mi piacciono la riconoscenza, la condivisione affettiva, l'attenzione, la gratitudine. La gratitudine: non è solo un grazie, che pure è bello sentirselo dire, è invece una gentilezza con un nucleo di solidità antica ed elegante tanto che, dopo un momento di bene ricevuto, sa essere rotonda ed accogliente come un abbraccio, capace di lasciare tutto il mondo fuori e trattenere solo la perfezione di quei momenti sani. Esprimere gratitudine è un momento alto, uno di quelli in cui una buona quantità di educazione, di intelligenza e di sensibilità prendono le distanze dalla prepotenza e dalla presunzione. È un atteggiamento evoluto, con un apporto sostanziale di matura consapevolezza che rafforza il senso del rispetto per gli altri. Conosco poche persone che praticano con spontaneità la gratitudine, sembra quasi superfluo e difficile doverla manifestare, oppure si prova un imbarazzante fastidio perchè sì, noi siamo quelli che non 'devono chiedere mai' poichè ci è tutto dovuto, noi siamo sempre in credito di qualcosa verso un continuo qualcuno. Oppure è più conveniente non vedere, non approfondire, non indagare; la superficialità ritorna comoda quando costa fatica ammettere che qualcuno ha pensato a noi, sta facendo qualcosa per noi, si è impegnato in un gesto a noi utile. Così va il mondo, così vanno le cose che potrebbero renderci migliori, ma non abbiamo nessuna voglia di cambiare o di impararle perché poi pare brutto dover "dare soddisfazione", come se l'attestazione di un merito ci privasse di quella dose di orgoglio necessaria per la sopravvivenza. Io sono grata ad alcune persone che mi vogliono bene per il solo magnifico fatto che non mi vogliono male, ho una gratitudine infinta per mia nipote, energia stellare piena di rivelazioni. Sono sinceramente grata alle spighe del mio grano, che cresce bene a prescindere dalla mia tristezza o dalla mia lontananza, esprimo gratitudine emozionata per i bignè alla panna, per il cioccolato fondente, per la mia macchina che anche quando sono distratta sa come portarmi a casa, per le candele profumate dell'Ikea che hanno nomi impronunciabili, per le pillole contro il colesterolo, per quei viaggi in aereo in assenza assoluta di turbolenze anche lievi e per i messaggini con i cuori rossi che mi mandano a sorpresa le amiche mie. Dichiaro la mia riconoscenza al cielo deciso e preciso del mattino presto, al silenzio familiare che ci abita dentro, alle notti in cui dormo appena un po' di più, al mio cuore che non smette ancora di parlare, alla mia capienza, che credevo non fosse così profonda e concava. E ieri, tornando da un luogo pesante, ho provato una contenta gratitudine verso i "Coldplay" che con la loro musica mi hanno fatto compagnia mentre guidavo. Ad un certo punto ho cominciato a cantare e a battere il tempo con le mani sullo sterzo, poi ho alzato il volume, ho inventato le parole e ho fatto parte del coro. Per un po' sono stata lontana da qui. E c'è stato un ritorno di bene. Quindi, con dovuta riconoscenza, Grazie.

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Mariantonietta Ippolito

Mariantonietta Ippolito

Il pensiero è la forma più inviolabile e libera che un individuo possa avere. Il pensiero è espressione di verità, di crudezza, di amore. Quando il pensiero diventa parola il rischio della contaminazione della sua autenticità è alto. La scrittura, invece, lo assottiglia, ma non lo violenta. Io amo la scrittura, quella asciutta, un po’ spigolosa, quella che va per sottrazioni e non per addizioni. Quella che mi rappresenta e mi assomiglia, quella che proverò a proporre qui. Dal mondo di “Kabul” al vasto mondo dei pensieri dell’”altrove”.

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