IL MATTINO
I pensier dell'Altrove
24.04.2016 - 09:48
L'ospedale di Reggio Calabria, teatro degli orrori. Nel riquadro una dei ginecologi sospesi
"Le si è spaccata la vagina". "Aveva l'utero rotto in mano". "Quella aveva ancora le pezze dentro". E poi si ride, al telefono si ride di questi irrilevanti inconvenienti, come fossero battute comiche in un film demenziale o degli esperimenti con risultati strabilianti da laboratorio-macelleria. Così, in questi termini e con questo spirito criminale, parlavano di 'noi' (il riferimento è a quanto accaduto all'ospedale di Reggio Calabria, ndr. Clicca qui per approfondire). Parlavano di donne, stese su un tavolo operatorio e rese inoffensive da un'anestesia, capaci solo, in quei momenti, di mostrare il pallore della paura, le occhiaie per le notti senza sonno e il tremore che ti prende quando ti senti inerme ed impotente. Parlavano di organi, come in una vivisezione che non prevede, per protocollo, nessuna umanità e nessuna pietas, nessuna emozione e neppure una dose omeopatica di sensibilità. E noi che stiamo lì, a gambe aperte, senza la possibilità di urlare, piangere o bestemmiare. Un corpo, una sezione, un pezzo di carne. E questi sono medici, ginecologi, anestesisti a cui affidiamo non solo un sintomo o una patologia, ma la vita intera, la sacralità della nudità innocente, il pudore dell'intimità e tutto l'imbarazzo esistenziale che si prova in una situazione di svantaggio psicologico ed emotivo. Ora per favore non cadiamo nell'equivoco banale che tutti i medici non sono così, che ci sono quelli che conservano la dignità della persona e della professione, che sono rispettosi del camice che indossano, che non si sono ancora rotti le palle dalla routine e dalla consuetudine... perché è così, naturalmente. E infatti io parlo di 'quei' medici di quell'ospedale, di quelle figure stomachevoli che del loro lavoro ne hanno fatto una busta paga e una fuga disonorevole dalle responsabilità più essenziali, che delle donne ne hanno fatto reperti da rifiuti organici speciali, e dei danni procurati a posteriori ne hanno fatto carte falsificate che con una superficialità indecente e reiterata hanno nascosto nei cassetti ospedalieri, uguali a tanti scheletri negli armadi che devono sedimentare lì la loro colpa e la loro decomposizione. Tanto oltraggio e assenza di coscienza da far dire agli inquirenti: "atteggiamenti incredibili e inaccettabili per potersi parare il culo". Li avessi di fronte a me, questi dottori della scienza che hanno dentro al petto il freddo del vuoto umano, li sputerei in faccia uno ad uno per dieci, venti, cento volte. E in quegli sputi ci sarebbero tutti interi la rabbia, il ribrezzo, il dispiacere e il disprezzo del mondo. Una donna, come le loro madri.
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