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I pensieri dell'Altrove

È solo un giorno che rotola?

È solo un giorno che rotola?

È un mattino livido di gennaio. Le cose intorno allo sguardo sono grigie, l'aria sembra solida, tanto è gelata. Il rumore dei termosifoni, le luci nel paese ancora accese, in cucina l'odore del caffè e del timido silenzio del freddo. È un giorno ordinario, di quelli che vai avanti col vantaggio delle cose ripetute, di quelli che non ti risollevano la vita e non ti rivoluzionano le logiche e infatti le prospettive appaiono consuete, al ribasso, nessun particolare investimento, nessuna occasione che preveda uno scatto di partecipazione violenta o irrinunciabile. In televisione il telegiornale del mattino, quello cioè che strozza in un laccio emostatico ogni possibile, eventuale botta di ottimismo, che ti fa pensare che il mondo è vicino ma solo nelle sue (nostre) multiformi brutture. Poi, le abitudini di sempre che sono di tutti e che ci fanno sentire tutti simili e tutti appartenenti alla stessa razza, somiglianti per eccessi di cinismo o per stupidità, uguali nelle paure che nascondiamo nelle pieghe delle mani e per esposizioni di fragilità che però simuliamo con atteggiamenti di coraggio a volte finti, a volte ostentati e altre volte così costosi che sarebbe stato economicamente più corretto tenersi semplicemente l'umana paura. La mappa della giornata velocemente si spiega: le commissioni, le ricette mediche, mio padre, gli appuntamenti, le corse, l'andare sempre di fretta, la macchina, la spesa, le parole che escono e quelle che hai lasciato a casa al riparo. Il cappotto di malinconia invernale abbottonato stretto, la sciarpona avvitata come budella, i soliti cani sciolti e affamati, le labbra screpolate, il cielo pesante, i piedi freddi, il bar dove in compagnia di qualcuno prendi l'espressino e ti auguri col cucchiaino di mischiare pure qualche punta di euforia, il messaggio sul telefono, la discussione da evitare, gli occhiali appannati, l'entusiasmo da cercare, l'abbraccio trasparente di una bambina tutto da respirare. Un giorno che rotola, in un tempo senza miracoli e che sembra non regalarti novità clamorose o aghi di acciaio sulla pelle scoperta. Ma ti dà l'ordinario, il rassicurante e familiare ordinario. Un giorno senza rivelazioni accecanti, un giorno 'normale', un giorno comune. Un giorno possibile, con il carattere del basso profilo, senza curve perfide o colpi da parare, senza ingorghi nelle vene o ferite aperte da anestetizzare. Un giorno banale? No, magari è un giorno speciale. Con le emozioni al risparmio, volutamente sedate, ma con la percezione della felicità trovata segretamente, per cinque secondi cinque, in un cornetto caldo con la marmellata all'albicocca.

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Mariantonietta Ippolito

Mariantonietta Ippolito

Il pensiero è la forma più inviolabile e libera che un individuo possa avere. Il pensiero è espressione di verità, di crudezza, di amore. Quando il pensiero diventa parola il rischio della contaminazione della sua autenticità è alto. La scrittura, invece, lo assottiglia, ma non lo violenta. Io amo la scrittura, quella asciutta, un po’ spigolosa, quella che va per sottrazioni e non per addizioni. Quella che mi rappresenta e mi assomiglia, quella che proverò a proporre qui. Dal mondo di “Kabul” al vasto mondo dei pensieri dell’”altrove”.

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