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I pensieri dell'Altrove

L'abito elegante dello smarrimento

Ci si può perdere in un errore, nella malinconia. Ma anche in un bacio al sapore d'amore, in uno sguardo che ha dentro la vita, un abbraccio in cui senti le mani, le dita, che si appoggiano decise sulle tue spalle.

L'abito elegante dello smarrimento

Ogni tanto ci si perde. Non parlo di uno smarrimento definitivo, né di una dimenticanza irreversibile, ma di un momento di andata e ritorno, un viaggio di una durata modesta, ma che è sufficiente ad accertare l'idea di essersi comunque allontanati. Ci si può perdere in un errore, nel disagio di una caduta, nella malinconia. Ma anche in un bacio al sapore d'amore, in uno sguardo che ha dentro la vita, un abbraccio in cui senti le mani, le dita, che si appoggiano decise sulle tue spalle. È bello perdersi nella bellezza di una felicità corta e volatile, in una promessa che sai di poter mantenere o che credi possa essere mantenuta, in una nota di una canzone evocativa, in un assaggio di cioccolata, in un impegno che emette calore perché riservato ai sentimenti. Queste perdite temporanee infrangono l'ordinario e sostituiscono la noia con la salubre nebbia della confusione consapevole, sospendono per qualche tempo quei comportamenti attaccati dalle dipendenze quotidiane, ci danno le istruzioni per ingenue evasioni domestiche, insomma niente che sia contro di noi, ma qualcosa che possa servire a noi. Piccoli voli senza piani di decollo, quel tanto di altezza che descriva le distanze e ci separi dalla strada, quel tanto da darci l'impressione di non avere identità irrigidite dai ruoli, per far riposare la schiena e lasciare libera di andare per scorciatoie sconosciute qualche coraggiosa emozione. Perdersi in un dolore vecchio o in una gioia invisibile, in una paura o in una dichiarazione di coraggio, perdersi per una parola o per tutte quelle che non sono mai arrivate, per una fitta permanente nel cuore, per un segreto luminoso e solitario, per un'attesa messa in uno sgabuzzino, dimenticata e nuda, ma col privilegio e la potenza di essere sopravvissuta. Quell'attesa prolungata che non si consuma nel tempo, non si consegna né si realizza. Perché, in fondo, non esiste. È solo l'abito elegante di uno smarrimento, di una rinuncia, di una assenza. Di un tempo intimo incoerente ed intricato, specchio di questo tempo, radiografia di una inaffidabilità dell'esistenza che rende le prospettive corte ed imprecise. Ogni tanto, fa proprio bene perdersi.

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Mariantonietta Ippolito

Mariantonietta Ippolito

Il pensiero è la forma più inviolabile e libera che un individuo possa avere. Il pensiero è espressione di verità, di crudezza, di amore. Quando il pensiero diventa parola il rischio della contaminazione della sua autenticità è alto. La scrittura, invece, lo assottiglia, ma non lo violenta. Io amo la scrittura, quella asciutta, un po’ spigolosa, quella che va per sottrazioni e non per addizioni. Quella che mi rappresenta e mi assomiglia, quella che proverò a proporre qui. Dal mondo di “Kabul” al vasto mondo dei pensieri dell’”altrove”.

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