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La città dei cretini

La città dei cretini

Le varianti della stupidità

Quando l’azione è mediocre l’interazione tra gli uomini è regolata dalle leggi sulla stupidità identificate da Carlo Maria Cipolla
C'è una città in questa nazione popolata in larga parte da cretini. Attenzione alla differenza: cretino è cosa diversa da stupido. Lo stupido è il soggetto lento, costantemente carico di meraviglia, in attesa di elaborare, con esasperante lentezza, le informazioni che giungono al suo cervello.  Il cretino è più veloce. Assume le informazioni, le elabora, ne trae le dovute conseguenze: tutte sbagliate. Per questo il cretino a volte è irriconoscibile, dissimulato, a volte coperto addirittura da una patina taroccata di fulgore intellettivo. L'Italia ha generato, per uno straordinario caso, una città piena di questi scherzi della natura.
Quali sono le conseguenze immediate della presenza di una maggioranza di cretini in una sola città?
Prima di tutto l'omicidio in culla di ogni iniziativa culturale. Il cretino non ha bisogno di imparare, sa già tutto. Ma siccome la bellezza, l'arte, il fermento delle emozioni, sono le madri di ogni forma di ricchezza e di benessere, il cretino crea un ambiente di povertà culturale e di miseria sostanziale. Ma non si pone il minimo dubbio se sia colpa sua. Sono sempre gli altri. Perché lui sa tutto e la cultura è per gli altri.
Non parliamo poi di fare impresa. Qualunque idea redditizia non può aver successo. Il cretino la guarda e pensa: "non l'ho avuta io, perciò non può essere una buona idea". Si apre quindi una guerra sottile, destinata al fallimento dell'avventuroso imprenditore. Fosse da solo, il cretino, non avrebbe chance. Purtroppo è circondato da tanti come lui -è la città dei cretini appunto- e la sinecura, mista ad una buona tirata di piedi crea un terreno roccioso dove nulla può germogliare. La povertà economica, grazie al cretino, quindi impera.
Ma i cretini danno il loro spettacolo migliore nell'approssimarsi delle elezioni.
Contemplando il camposanto bombardato da loro stessi spianato, lamentano l'assenza di un uomo politico che sia in grado di rimediare al danno fatto (dagli altri).
Ognuno pensa che i problemi provocati da lui stesso possano e debbano essere risolti dal sindaco. Ma non si rendono conto che il problema consiste esclusivamente nella sua esistenza in vita.
Ed è qui che l'equazione si chiude. Siamo in democrazia, e il cretino può scegliere chi lo deve governare. Come pensate che possa scegliere uno meglio di lui?
La politica è alta cultura, è organizzazione di uomini e mezzi (come una buona impresa) per un fine più alto del profitto personale. Per i motivi prima descritti il cretino non può affidarsi alle persone adeguate. Ecco che quindi due tipi di soggetti si garantiscono il successo: i cretini da una parte; quelli che fanno finta di esserlo, dall'altra.
Il primo fa danno alla città ed a se stesso.
Il secondo torna a casa, almeno, con le tasche piene, buon per lui.
In questa città dei cretini nessuno capisce che l'unico modo per rimediare a questa miserevole situazione non comincia da chi governa, ma da chi va a votare.
Tuttavia, convincere ognuno dei cretini a migliorare prima di tutto se stesso; convincerlo che non deve chiedere il piccolo o grande vantaggio solo per le sue tasche; aprirgli gli occhi e fargli capire che anche se ottiene un mal meritato "posto" non serve a niente se poi lo stipendio lo riceve in letame invece che in danaro; guarire il cretino, insomma, è una impresa pressoché impossibile.
Per fortuna che una città del genere non esiste. È solo un'invenzione.

 

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Commenti all'articolo

  • Pericle

    07 Marzo 2014 - 12:36

    In risposta al precedente commento... A dire il vero la circostanza è chiara... Una città così non esiste. E' solo una invenzione. Un esercizio umoristico per ipotizzare una situazione grottesca, ma che non è reale... Sinceramente non ci ho visto ne la mia ne nessun'altra città. Certo che, ragionando su grandi numeri, c'è il rischio che i cretini siano una esagerata maggioranza. C'è anche un rischio che i meno cretini (dicasi furbi) riescano a prevalere, ma in quanto furbi non si prodighino in alcun modo per il bene della comunità, ma solo per il loro. C'è anche il rischio che l'avvilimento possa sopraffare i pochi intelligenti e farli isolare o cercare consensi altrove finendo per essere addirittura assorbiti da altre città al punto da ritenersene nativi rispetto a quella di origine. Certo che c'è il rischio che ogni barlume di novità è progresso venga redarguito, umiliato o distorto per diversi interessi. Ma non la vedo una ipotesi realizzabile, perciò, non ci stiamo a pensare...

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  • flora

    06 Marzo 2014 - 18:20

    Apprezzo il tuo umorismo ,ma , caro il mio Marco non lo condivido e sai perchè? perchè ho educato per circa 40 anni ,nel liceo Lanza ,generazioni di uomini e donne che ogni giorno mi danno contezza di essere privi di qualsiasi forma di cretinismo e di cercare in ogni modo di rendere la propria città più vivibile .Anche se alcuni, per fortuna pochi, ma per sfortuna al potere, fanno di tutto per rendere la mia città invivibile.Allora ti chiedo, caro Marco,perchè invece di inveire e affossare ancora di più la nostra città, non cerchiamo di evidenziare gli elementi positivi?Sai è facile con le parole mettere a ferro e a fuoco una città già dilaniata....vogliamo provare a risanarla dando un pò di fiducia ,specie alle nuove generazioni? si? Grazie di cuore

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Marco Scillitani

Marco Scillitani

È nato nel 1967, il 23 novembre, giorno che gli ha consentito di festeggiare un compleanno indimenticabile con il terremoto del 1980. Fa l'avvocato non per vivere, ma perché lo trova interessante e, non avendo mai saputo usare le mani gli è parso il metodo più efficace per raddrizzare le cose storte. Insegna Magia e Formule all'Università, ma di nascosto. Chi lo ascolta crede che parli di Procedura penale. Solo il titolare della cattedra se ne è accorto ma fa finta di niente. Da piccolo ha cominciato a osservare quello che gli accadeva intorno, collezionando storie e territori immaginari. Quando qualcuno glielo chiede, le restituisce. Ma non si assume responsabilità.

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