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Profeti & Sibille

La Biennale dei grandi numeri

Cala il sipario sulla 57ª edizione della Biennale di Venezia. L’esposizione a firma della curatrice francese Christine Macel fa 615mila spettatori

La Biennale dei grandi numeri

Padiglione del Brasile

Era già stata preannunciata la Biennale dei record ma i risultati, all’indomani della chiusura della 57ª edizione, sono andati al di là di ogni più rosea aspettativa. Sarà che il lavoro della già rinomata curatrice lasciava ben sperare, ma dalla settimana del vernissage in maggio a domenica scorsa, giorno della chiusura, la presenza di visitatori è stata pressoché costante. 

Le sedi deputate ad accogliere i 120 artisti provenienti da tutto il Mondo, sono state un pullurare di curiosi e addetti ai lavori che si aggiravano tra opere di ogni genere, spesso in compagnia di amici e con tanti bambini al seguito all’apparenza davvero interessati a comprendere le dinamiche artistiche contemporanee. Proprio a proposito di queste ultime si celebrano due distinti percorsi tra le due sedi espositive: all’Arsenale una sequenza di opere dal taglio ludico-ricreativo si dispone lungo le bellissime sale degli antichi cantieri navali, divertimento ed estetismi à gogo, per il resto ça va sans dire.

Ai Giardini dai dolmen travestiti da marshmallow del padiglione della Gran Bretagna al villaggio “di sfollati dei campi Rom” della Germania, è tutto un tripudio di cose viste e straviste dal concettuale alla Pop Art, dalle grafiche in chiave Bauhaus, alla fotografia tradizionale e persino alla pittura iperrealista sono ben attestati nei vari padiglioni, oltre a fiber art, land art con tanto di geyser del Canada e installazioni in stile anni Ottanta che facevano capolino qua e là all’Arsenale.

Quei linguaggi performativi e le video installazioni di cui tutti attendevano ansiosi la presenza, volgono al genere animazione se non addirittura comics, come nel caso della Finlandia, di gusto dubbio come scelta per una esposizione che mostra (o dovrebbe mostrare) linguaggi felicemente nuovi o frutto di una ricerca artistica innovativa. La formula dell’edutainment, quella strana commistione tra educazione e intrattenimento, che la cultura anglosassone ci fa conoscere, viene scelta sempre più spesso a volte a scapito della essenza della sperimentazione e dei contenuti altri, per rappresentare il senso ultimo delle Arti Visive oggi. Scelta che a Venezia si vede anche espressa nella discutibile idea di story telling di taglio storico-archeologico pensato da Damien Hirst per Plazzo Grassi e Punta della Dogana. 

Il giudizio critico però, non ci deve esimere da una qualche meritatissima lode, dal raffinato montaggio del padiglione del Giappone e della Cina, all’allestimento in tecnicolor dello sfavillante Corea pavillon; fino al discusso padiglione Italia nel quale l’opera di un artista veneziano Giorgio Andreotta Calò, classe 1979 (diplomato all’Accademia di Blle Arti di Venezia e protagonista di un soggiorno residenziale alla Fondazione Bevilacqua La Masa), riscatta un po’ di “poveraccitudine” che in questa edizione ha fatto rimpiangere ben altri fasti artistici (arte povera docet).

La ricostruzione spettrale del suo Senza Titolo, un’apoteosi riflessiva sulla fine del Mondo, si pone come una delle vere novità di questa visitattissima 57ª edizione, l’evento espositivo più visitato dell’anno, allora era proprio vero “Viva Arte Viva”.

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Francesca Di Gioia

Francesca Di Gioia

Francesca Di Gioia è docente di Arte Sacra e Beni Culturali del territorio presso la Facoltà Teologica Pugliese di Foggia. Si è laureata cum laude in Conservazione dei Beni Culturali presso l’Istituto di Magistero "Suor Orsola Benincasa" di Napoli. Si è specializzata in incisione presso l'Istituto Nazionale per la Grafica di Roma e si occupa di Grafica d'Arte. E' giornalista pubblicista, collabora dal 2005 con il settimanale "Voce di Popolo". Ha conseguito il Diploma in Biblioteconomia presso la Scuola della Biblioteca Apostolica Vaticana ed è Operatore Didattico dei Musei Vaticani. Ha pubblicato "Invenit, delineavit et sculpsit. Per un approccio alle Arti Grafiche" per i tipi delle Edizioni Il Castello e "Vissi d'arte. Cinque anni di penna appassionata" con le Edizioni del Rosone.

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