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Prevenire le pandemie si può, basta poco

Prevenire le epidemie prima della loro insorgenza è un grande investimento rispetto ai costi diretti e indiretti sostenuti nel tentativo di controllare i patogeni dopo la loro diffusione all’uomo mediante le misure sociali di contenimento e di contrasto

Prevenire le pandemie si può, basta poco

COVID, SARS, HIV, Ebola e molti altri virus emersi nel secolo scorso hanno avuto origine in animali selvatici prima di diffondersi all'uomo. Investendo una somma pari ad appena il 5% delle perdite economiche annuali stimate per le morti dovute al COVID-19 nella protezione dell'ambiente e nella sorveglianza delle antropożoonòsi, i rischi di future pandemie zoonotiche potrebbero essere ridotti della metà. 

Investendo una somma pari ad appena il 5% delle perdite economiche annuali stimate per le morti dovute al COVID-19 nella protezione dell'ambiente e nella sorveglianza delle antropożoonòsi, i rischi di future pandemie zoonotiche potrebbero essere ridotti della metà.  È quanto emerge da uno studio condotto da igienisti, epidemiologi, economisti, ecologisti e biologi della conservazione di 21 diverse istituzioni accademiche e pubblicato la settimana scorsa su “Science Discovery”. [1] Gli Autori hanno stimato che questo piccolo investimento potrebbe aiutare a salvare circa 1,6 milioni di vite all'anno e ridurre i costi associati alla mortalità di circa 10 miliardi di dollari all'anno. Una raccomandazione chiave degli Autori è quella di utilizzare parte di questa somma di denaro per formare più medici igienisti, veterinari e biologi sull’epidemiologia della trasmissibilità e la prevenzione delle malattie della fauna selvatica.

Infatti, come sostengono gli Autori:

L'intensificazione e l'espansione dell'agricoltura svolgono un ruolo importante nell'emergenza dei patogeni… Un chiaro rischio di ricaduta deriva dall'allevamento di animali selvatici. Questa pratica è cresciuta negli ultimi due decenni e alcuni ne sostengono l'uso per ridurre la pressione degli animali selvatici sulle popolazioni. L'aumento degli addetti alla vendita e la vicinanza delle persone agli animali selvatici rappresenta un rischio emergente per il salto di specie. Nutrire 8 miliardi di persone oggi e molte altre nei prossimi decenni esercita una pressione per convertire le foreste e altri terreni in coltivazioni. La conversione delle savane è anche una fonte di agenti patogeni di cui discutiamo nei materiali supplementari. L'agricoltura deve essere riformata per ridurre al minimo, o idealmente invertire, la trasformazione di questi terreni e deve essere ridotta anche la domanda di cibo meno sostenibile.”. [1]

COVID, SARS, HIV, Ebola e molti altri virus emersi nel secolo scorso hanno avuto origine in animali selvatici prima di diffondersi all'uomo, osservano gli Autori dello studio. I margini della foresta tropicale dove gli uomini hanno disboscato oltre il 25% degli alberi, per l'agricoltura o per altri scopi, sono diventati i focolai per la trasmissione di nuovi e pericolosi virus dall’animale all’uomo, al pari dei mercati in cui vengono venduti animali selvatici, vivi o morti.

Un'altra raccomandazione degli Autori è quella di creare un database globale di sequenziamento genomico dei virus, da utilizzare per individuare la fonte dei nuovi agenti patogeni abbastanza presto, così da essere in grado di rallentare o arrestare la diffusione epidemica delle antropozoonosi e, in definitiva, di accelerare lo sviluppo di vaccini e di test diagnostici. La necessità di mettere in atto misure preventive il prima possibile è sempre più urgente, perchè come ha affermato Andrew Dobson della Princeton University: "Le epidemie si verificano più frequentemente, diventano più importanti e si diffondono in più continenti".*

Pertanto, prevenire le epidemie prima della loro insorgenza è un grande investimento rispetto ai costi diretti e indiretti sostenuti nel tentativo di controllare i patogeni dopo la loro diffusione all’uomo mediante le misure sociali di contenimento e di contrasto. "Si scopre che la prevenzione è davvero la migliore medicina - afferma Stuart Pimm, Doris Duke Professor of Conservation Ecology presso la Duke University, co-autore principale dello studio - Stimiamo che potremmo ridurre notevolmente la probabilità di un'altra pandemia investendo solo 1/20 delle perdite subite finora per il COVID in misure di conservazione progettate innanzitutto per aiutare a fermare la diffusione di questi virus dalla fauna selvatica agli esseri umani".*

Note

* Stuart Pimm. “Preventing Pandemics Costs Far Less than Controlling Them” (Disponibile al sito: https://nicholas.duke.edu/)

Bibliografia

1 . Bernstein AS, Ando AW, Loch-Temzelides T, Vale MM, Li BV, Li H, Busch J, Chapman CA, Kinnaird M, Nowak K, Castro MC, Zambrana-Torrelio C, Ahumada JA, Xiao L, Roehrdanz P, Kaufman L, Hannah L, Daszak P, Pimm SL, Dobson AP. The costs and benefits of primary prevention of zoonotic pandemics. Sci Adv. 2022 Feb 4;8(5):eabl4183. doi: 10.1126/sciadv.abl4183. Epub 2022 Feb 4. PMID: 35119921.

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F. Michele Panunzio

F. Michele Panunzio

La prevenzione nutrizionale è la più potente medicina, ma non ama la solitudine. Ancelle le sono tutte le altre discipline mediche. Si accontenta di stare in disparte, ma in cuor suo sa di essere la padrona di casa per accogliere tutti. Non è esclusiva, né ha la puzza sotto il naso. Amo la prevenzione nutrizionale, fu amore a prima vista. Scelsi di fare il medico-igienista, ma anche di laurearmi in nutrizione umana, connubio perfetto per la mia professione. La collettività e l’individuo, il gruppo ed il singolo, i sani ed i malati, la prevenzione nutrizionale è per tutti ed è per sempre. Rispondo alle vostre domande, inviatele a: redazione@ilmattinodifoggia.it

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