IL MATTINO
Forever
26.12.2021 - 09:14
La seduta di laurea in Medicina del dott. Panunzio
Come tanti altri colleghi, anch'io non ho scelto la specializzazione in “Igiene e Medicina Preventiva” per ripiego, oggi si direbbe come terza scelta, ma per essermene letteralmente innamorato. Un amore sbocciato tra i banchi delle lezioni di “Medicina sociale” del Prof. Mario Zanetti.
Da grande volevo fare il medico il “Medico Igienista”. Come tanti altri colleghi, anch'io non ho scelto la specializzazione in “Igiene e Medicina Preventiva” per ripiego, oggi si direbbe come terza scelta, ma per essermene letteralmente innamorato. Un amore sbocciato tra i banchi delle lezioni di “Medicina sociale” del Prof. Mario Zanetti. Erano gli anni della grande contestazione del Movimento del ‘77 e Bologna ne era l’epicentro. Ma erano gli anni anche delle letture dei libri di Maccacaro, di Jervis, della contestazione di una Medicina arroccata nella difesa di privilegi e caste. Avevo fatto l’esame di Patologia medica con il prof. Gasbarrini e corsi veloce quel pomeriggio perchè non chiudesse l’Istituto. Dovevo arrivare dal Sant’Orsola a via San Giacomo, dove si trovava, e si trova tuttora, l’Istituto di Igiene, per chiedere la tesi di laurea alla Prof.ssa Marina Marinelli. Già dal terzo anno di Medicina decisi di fare l’Igienista.
“Quando mi sono laureato nel 1971 - racconta Donato Greco nel podcast di Agenda-17 Agenda-17 dell’Università di Ferrara “Con Donato Greco dal colera a Covid-19 - Una vita sull'orlo della catastrofe contro le pandemie” - e scelsi la specializzazione in Malattie Infettive, io vengo da una famiglia di medici (2 fratelli medici, papà medico), la mia mamma mi disse “ma è possibile che tu abbia scelto proprio malattie infettive? Le malattie infettive sono il passato, sono finite, oggi abbiamo i vaccini, gli antibiotici, le case fatte bene. Perché non fai il cardiologo, l’otorino? così guadagni un po’ di soldi!” Figuriamoci andare a lavorare al Cotugno, che era un moderno lazzaretto…” [1] Ecco a me andò più o meno come a Donato Greco.
Quando entrai nella Scuola di Specializzazione in Igiene, mia madre mi chiese perchè avessi scelto proprio quella di Igiene e Medicina Preventiva. Cercai di spiegare con mille motivazioni e capii che aveva davvero compreso allorquando mi diede una carezza in risposta al mio entusiasmo. Ed, ancora oggi, con lo stesso entusiasmo di allora, ripeto a me stesso che l’Igiene e la Medicina Preventiva è quella nobile disciplina che si occupa di come contrastare e prevenire l'insorgere e la diffusione delle malattie, mediante lo studio del rapporto tra l ́uomo sano e l'ambiente in cui vive e si adopera alla conservazione e alla promozione dello stato di buona salute per tutti. In particolare, per le classi sociali meno avvantaggiate. Sappiamo, infatti, che il determinante più importante di mortalità e di malattia è l'appartenenza alle classi sociali più svantaggiate.
E come Igienisti non possiamo sottacere che cosa ci sta insegnando la pandemia e come da questi insegnamenti poter far tesoro per rafforzare il Servizio sanitario nazionale. Parafrasando Pierluigi Lopalco, Professore di Igiene, ex Assessore regionale alla Sanità e iscritto alla nostra sezione Apulo-Lucana, possiamo dire che c'è un grande equivoco che ci trasciniamo fin dall’inizio della pandemia da Covid-19: è la funzione del famoso tampone che, da puro e semplice metodo diagnostico di infezione, è stato assunto a diagnosi di malattia fino addirittura a presidio di prevenzione.
Come Igienisti, credo che il primo insegnamento importante da sottolineare è il ruolo fondamentale svolto dal nostro Servizio Sanitario Nazionale che anche durante la pandemia ci ha aiutato a gestirla ed è importante che venga rafforzato partendo dalla prevenzione, dalle cure domiciliari, dalle reti di assistenza, e sapendo che le reti devono essere flessibili in funzione della domanda, da quella acuta a quella cronico-degenerativa e dall’importanza di avere un’integrazione socio sanitaria. Perché, come dice Silvio Brusaferro «…partendo dalla porta del cittadino possiamo garantire la salute, ricordando un insegnamento importante: la salute è determinata certamente dai nostri servizi sanitari, ma è determinata molto anche da tutte le modalità con cui organizziamo il nostro vivere, quindi dall’ambiente, dal modo in cui costruiamo le nostre abitazioni, le nostre città, i nostri paesi, dalla scolarità, dall’istruzione, dagli ambienti di lavoro e quindi la sfida che ci aspetta nei prossimi anni è quella di costruire armonicamente degli ambienti, il concetto di One-Health: la salute umana, la tutela dell’ambiente e la salute degli animali, guardandoli come insieme per garantirci salute e benessere. Sappiamo che non ci può essere benessere, non ci può essere anche crescita economica se non c’è salute.» [2] Quindi, questa sfida e questa acquisizione, o questa riaffermazione del binomio inscindibile sono elementi importanti e credo che da qui sia necessario continuare il nostro lavoro di “Medici Igienisti”.
Ed anche per noi, e forse soprattutto per i Medici Igienisti deve essere forte il richiamo alla coerenza e al senso di responsabilità citando uno dei miei Maestri, Paolo Vineis, che nella prefazione al libro "Curare e prendersi cura" di Jacob Stegenga scrive: «Nel recente dibattito sui vaccini in cui si sono viste contrapporre una visione libertaria (sostenuta per esempio da Massimo Cacciari e Giorgio Agamben) e il “principio del danno” di Stuart Mill (“la mia libertà è limitata dai danni che posso infliggere ad altri”) si è dimenticato che la responsabilità si estende anche all’ambiente nel suo complesso. Contrariamente a un atteggiamento genericamente liberale o libertario che incentra la discussione sulla autonomia decisionale dell’individuo, si può ribaltare il punto di vista e parlare di una entropia planetaria che come specie non solo non possiamo ulteriormente aumentare, ma dobbiamo sostanzialmente ridurre. Sappiamo che l’Earth Overshoot Day (il giorno dell’anno in cui le risorse disponibili della terra sono esaurite) viene di anno in anno anticipato, e questo corrisponde a un aumento dell’entropia complessiva. Ma l’estensione del concetto di entropia alla medicina può portare a un sostanziale cambiamento di prospettiva: si pensi alle diseconomie esterne della cattiva pianificazione urbana, con la creazione di periferie generatrici di frustrazione, conflittualità e patologia mentale. Si pensi al ruolo dei nuovi media, generatori di un enorme rumore di fondo, a sua volta responsabile di diffusi bias cognitivi, tra cui i movimenti no-vax.» [3]
Per parafrasare il linguaggio delle nostre scuole di management sanitario, possiamo affermare che il mestiere dell’Igienista si avvicina molto alla definizione di “Leader”. «E per avere i galloni del leader non occorre essere necessariamente un frontman, non c’è un calendario televisivo da rispettare, non si ha bisogno di essere ovunque, di parlare di tutto, di commentare ogni aspetto della vita sociale. Anzi, è proprio quando cominci a fare così che da leader ti trasformi in influencer. Sono due cose profondamente diverse, anche se spesso rischiano di sovrapporsi, ma gli obiettivi divergono.» [4] L’ Igienista pensa alla Prevenzione, declinata nella Medicina Preventiva e alla promozione e tutela della Salute per tutti, mentre l’influencer «…pensa solo a se stesso. E forse ai suoi follower.» [4]
Riferimenti
1 . Emilia Guberti. Con Donato Greco dal colera a Covid-19. Una vita sull'orlo della catastrofe contro le pandemie. (Disponibile al sito https:/Jacob Stegenga/www.agenda17.it/2021/09/28/con-donato-greco-dal-colera-a-covid-19/ )
2 . Quotidiano Sanità. Brusaferro (Iss): "Dobbiamo fare tesoro degli insegnamenti della pandemia per migliorare il Ssn", 30 nov. 2021 (http://www.quotidianosanita.it/)
3 . Jacob Stegenga, Curare e prendersi cura. Introduzione alla filosofia della medicina. Aboca Edizioni, 2021.
4 . Luigi Di Maio. Un amore chiamato politica. La mia storia e tutto quello che ancora non sapete.Piemme, 2021
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