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Tosto anche contro il cancro: la vitamina D più potente del Viagra!

Oltre che favorire l'erezione, la vitamina-D riduce il rischio di cancro? Buoni livelli di vitamina-D nel sangue sono associati ad un basso rischio di neoplasie? Assumere integratori di vitamina-D protegge dal cancro?

Tosto anche contro il cancro: la vitamina D più potente del Viagra!

Della vitamina D ci siamo già occupati in un precedente articolo pubblicato sul Il Mattino di Foggia il 22 ottobre 2017, dal titolo “Tieni duro, lascia perdere il Viagra: ci vuole la vitamina D!”. Nell’occhiello veniva esaminata l'azione della preziosa vitamina sull’erezione: “I maschi che soffrono di disfunzione erettile hanno anche bassi livelli di vitamina D nel sangue. Alla luce delle evidenze scientifiche, qual è il ruolo della vitamina D sull’erezione e la sua supplementazione può essere efficace per contrastare la disfunzione erettile?” (1). Oggi, l'argomento di prevenzione nutrizionale riguarda la vitamina D in rapporto al rischio di cancro. Un tema di grande interesse per molte persone, oltre che per la comunità medico-scientifica.

In un recente studio prospettico osservazionale durato 17 anni, l'incidenza del cancro era più alta nelle persone con bassi livelli plasmatici di 25-idrossivitamina D (indicata anche con 25-OH-vitamina D) (2). Tuttavia, l’associazione tra concentrazione plasmatica di 25-idrossivitamina-D (25 [OH] D) ed il rischio di cancro non è chiara. In questo studio osservazionale di tipo prospettico, i ricercatori hanno valutato l’associazione tra la concentrazione di plasma della 25-(OH) vitamina-D e la comparsa di cancro nei 34.000 soggetti reclutati. E durante i 17 anni di osservazione, circa 3.300 partecipanti allo studio hanno avuto un tumore. I valori medi plasmatici di 25 (OH) vitamina-D variavano da 14 ng/mL (36 mmol/L) nel quartile più basso a 30 ng/mL (76 mmol/L) in quello più alto. Dopo l’aggiustamento per variabili multiple, il rischio di cancro dei soggetti dei quartili più alti (secondo, terzo e quarto) è stato inferiore del 20% circa rispetto ai soggetti del quartile più basso per i livelli di vitamina-D plasmatica. Il rischio aumentava per tutte le neoplasie senza una significatività statistica per una tipologia specifica di  cancro, se non per quello al fegato. In questo lavoro, quindi, la concentrazione plasmatica di plasma 25 (OH) vitamina-D è stata inversamente associata al rischio complessivo di sviluppare un cancro. E gli Autori concludono: "i risultati supportano l'ipotesi che la vitamina D possa avere effetti positivi per la prevenzione del cancro." Saremmo portati, quindi, a consigliare l’assunzione di integratori di vitamina-D per prevenire il cancro. Purtroppo, i fatti smentiscono questa ipotesi, almeno per ora. In un precedente studio randomizzato e controllato, infatti, l'integrazione di vitamina-D non ha mostrato alcun beneficio nella prevenzione del cancro nell'arco di 4 anni di supplementazione (3). Nel lavoro pubblicato su JAMA, i ricercatori hanno reclutato 2.303 donne sane in postmenopausa, residenti nello Stato del Nebraska (USA), con un’età media 65 anni e aventi un livello basale medio 25-idrossivitamina-D di 33 ng/mL. Le donne sono state, quindi, suddivise casualmente in due gruppi: il primo (denominato gruppo di intervento) ha ricevuto una integrazione di vitamina D-3 (2000 UI al giorno) e calcio (1500 mg al giorno), il secondo ha preso il placebo. A tutte le partecipanti è stato chiesto di limitare altre supplementazioni alimentari. Le quantità medie giornaliere effettive di integrazione esterna, oltre all’assunzione dietetica, erano circa 900 UI di vitamina-D3 e 1200 mg di calcio, in entrambi i gruppi. Dopo 4 anni, i livelli medi di 25 (OH) vitamina-D plasmatica sono aumentati a 44 ng/mL nel gruppo di intervento, mentre sono rimasti costanti nel gruppo placebo. L'incidenza complessiva di nuovi tumori non era significativamente diversa nel gruppo di intervento rispetto a quello del placebo (3,9% vs 5,6%, P = 0,06). E nell’analisi a posteriori sui singoli anni dello studio (dal 2° al 4° anno) la differenza raggiungeva a malapena la significatività (3,2% vs 4,9%, P = 0,048). Non sorprende che il trial non abbia trovato un’efficacia protettiva della vitamina-D nella prevenzione del cancro. L'integrazione a breve termine (ricordiamo che la masserella tumorale può impiegare anni per svilupparsi dalla singola cellula neoplastica) con vitamina-D (o calcio) in post-menopausa sembra improbabile che possa influenzare significativamente l'incidenza del cancro in così poco tempo. Inoltre, i livelli medi relativamente alti della (OH)-vitamina-D dei partecipanti e la sostanziale integrazione esterna potrebbero aver attenuato qualsiasi effetto. Comunque, i risultati dopo il primo anno sono intriganti e dovrebbero essere rivisitati alla luce di un più ampio studio di supplementazione e di più lunga durata sulla vitamina-D. Anche con tutti i limiti sin qui esaminati, come possiamo conciliare i risultati, all’apparenza contrastanti, di questi due studi? Una possibile spiegazione, come abbiamo visto, è che la durata dello studio randomizzato (di solo 4 anni) potrebbe non essere stata sufficientemente lunga da mostrare un beneficio.  Un'altra possibile spiegazione è che, nello studio prospettico, l’associazione non sia causale tra i bassi livelli plasmatici di 25 (OH) vitamina-D ed il rischio aumentato di cancro. Bensì, che i fattori i quali sono i responsabili della bassa concentrazione di plasma 25 (OH) vitamina-D (come ad esempio, la poca esposizione alla luce solare) possano anche contribuire al rischio di cancro. È questa un'ipotesi davvero intrigante per la Comunità scientifica che non può essere lasciata senza una risposta. 


Bibliografia


1 . Panunzio M.F. Il Tieni duro, lascia perdere il Viagra: ci vuole la vitamina D! Il Mattino di Foggia, 22-10-2017 (disponibile al’indirizzo: http://www.ilmattinodifoggia.it/)

2 . Budhathoki S et al. Plasma 25-hydroxyvitamin D concentration and subsequent risk of total and site specific cancers in Japanese population: Large case-cohort study within Japan Public Health Center-based Prospective Study cohort. BMJ 2018 Mar 7; 360:k671

3 . Lappe J, Watson P, Travers-Gustafson D, et al. Effect of Vitamin D and Calcium Supplementation on Cancer Incidence in Older Women A Randomized Clinical Trial. JAMA. 2017;317(12):1234–1243. 

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F. Michele Panunzio

F. Michele Panunzio

La prevenzione nutrizionale è la più potente medicina, ma non ama la solitudine. Ancelle le sono tutte le altre discipline mediche. Si accontenta di stare in disparte, ma in cuor suo sa di essere la padrona di casa per accogliere tutti. Non è esclusiva, né ha la puzza sotto il naso. Amo la prevenzione nutrizionale, fu amore a prima vista. Scelsi di fare il medico-igienista, ma anche di laurearmi in nutrizione umana, connubio perfetto per la mia professione. La collettività e l’individuo, il gruppo ed il singolo, i sani ed i malati, la prevenzione nutrizionale è per tutti ed è per sempre. Rispondo alle vostre domande, inviatele a: redazione@ilmattinodifoggia.it

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