IL MATTINO
ControVerso
19.06.2016 - 12:19
Celle San Vito, il più piccolo Comune della Puglia: 177 abitanti
In Italia, ogni anno, nascono, si istituiscono, nuovi Comuni. Non nel senso che si aggiungono, ma nel senso che diminuiscono, sul numero complessivo, per fusione o incorporazione. Ed infatti si è scesi finalmente sotto quota 8000. In Italia, non al Sud - l'unica Regione è la Campania con la fusione di due comuni in provincia di Avellino -, non in Puglia. Perché? Quali sono le opportunità che non si conoscono o che non si vogliono raccogliere? Quali sarebbero i risparmi, quali i vantaggi per i cittadini? Ogni nuovo comune nato ha diritto ad un massimo di € 2.000.000, in base a tutta una serie di calcoli (e pensare che gli importi sono stati raddoppiati con l'ultima legge di stabilità, quindi potrebbero essere rivisti al rialzo). Per il 2016, i beneficiari dei contributi nazionali, come riporta il Ministero dell'Interno sono in tutto 37 nuovi enti, nati dalla riorganizzazione di 87 comuni preesistenti. La riorganizzazione dei confini comunali di solito avviene per piccole aree: in 28 casi su 37 si tratta della fusione tra due soli enti, in 30 casi su 37 la fusione crea enti che non raggiungono i 10mila abitanti (questi sono i dati elaborati da lavoce.info).
Immagino quante potrebbero essere le fusioni in provincia di Foggia. Immagino, dati i numeri degli abitanti di alcuni centri -svuotati negli anni dall'emigrazione giovanile ma non solo -; immagino anche dato il peso sempre più irrilevante dei piccoli comuni nelle scelte strategiche di sviluppo dei territori. Perché, allora, i piccoli centri della nostra terra non sono ammaliati dalle sirene della fusione? Le risposte appaiono semplici. Da un lato il campanilismo esasperato, dall'altro la tutela degli interessi dei pochi rispetto alle collettività. Un dato è certo. Le risorse aggiuntive ottenute potrebbero dare fiato ai bilanci ed avere ricadute immediate sui servizi offerti alla popolazione, ma anche agli investimenti. Perché, allora, non si rivedono i confini? Cos'è che manca? La disponibilità, questo è certo, a cedere parte del proprio "potere". 36 comuni della provincia di Foggia su 61 sono ben al di sotto dei 5000 abitanti, eppure nulla si muove. Ma che senso ha continuare ad avere comuni come Celle San Vito e Faeto che, insieme, sommano 793 abitanti, ad esempio? Che, insieme a Castelluccio Valmaggiore (giusto per restare sulla strada) superano - in 3 - poco più di 2100 abitanti? Volturara e San Marco La Carola, insieme, non raggiungono i 1500 abitanti. Panni e Monteleone, ancora, insieme non raggiungono i 2000 abitanti. Per non parlare delle Isole Tremiti, con i loro 469 cittadini (di cui molti, a quanto sembra, hanno solo la residenza). E si potrebbe continuare. Immagino anche che se è vero che le fusioni non raggiungono i 10.000 abitanti è altrettanto vero che l'elenco dei comuni della provincia di Foggia da coinvolgere - e non bastano gli esempi citati - potrebbero essere molti di più. Ma tant'è. I campanilismi sono duri a morire. Eppure l'ultima parola spetterebbe ai cittadini, con un referendum consultivo. Però, secondo me, è anche che c'è poca fantasia. Non saprebbero come chiamare il nuovo Comune. Ma qui potremmo dare una mano.
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