IL MATTINO
Controverso
10.04.2016 - 10:59
Non finirà a tarallucci e vino. Comunque vada! In qualche settimana lo scenario è totalmente mutato. Se prima erano 10 Regioni - poi divenute 9 - Basilicata, Marche, Puglia, Sardegna, Veneto, Calabria, Liguria, Campania e Molise - che per la prima volta proponevano un referendum per abrogare o meno la possibilità che le piattaforme, entro le 12 miglia, possano estrarre ad oltranza, ben sapendo che quel 50%+1 da raggiungere era quasi un'utopia, oggi quelle stesse Regioni (anche grazie alla vicinanza delle amministrative che nei centri più importanti sono partite da tempo contrapponendo i fronti che, strano ma vero, salva l'astensione auspicata dal PD ma non seguita proprio dal partito, che mostra crepe evidenti, sembrano tutti a favore del sì al referendum, con qualche sfumatura per NCD) - sembra abbiano quasi il "timore" che il referendum -caduto in un secco contrasto politico- possa dare la spallata e, non certo perché gli stessi Governatori abbiano intenzione di far crollare il Governo. A tutto questo si aggiunge, e non è poca cosa, quanto accaduto in Basilicata. Gli arresti, le dimissioni dell'ormai ex Ministro Guidi, le intercettazioni - odiose, davvero odiose, alcune frasi pubblicate - i dossier pronti contro chi siede nello stesso Governo, gli interrogatori, i più filoni di un'inchiesta di cui non si poteva non conoscere l'esistenza, le querele agitate perché "siamo sott'attacco", la conseguente consapevolezza che, se lo stesso Governo ha vietato le cosiddette trivelle entro le 12 miglia non si può più capire perché chi quella concessione la ha, caso mai dagli anni '70, debba continuare ad estrarre in nome di una proroga incomprensibile. E fermiamo qui.
E manca una settimana. Certo non è detto che il quorum si raggiunga ma è altrettanto vero che il mai organizzato fronte del "no" (mentre è già pronto quello per il referendum costituzionale) ora è agitato proprio da quei pezzi di PD che non vogliono rispondere "sissignore" all'indicazione dell'astensione. E tanti, che per motivi di partito andranno a votare no, potranno alzare l'asticella del quorum. E pensare che si auspicava un confronto sul "tema" non uno scontro politico. Ma tant'è. Ed allora, oggi, quel che è importante per le Regioni che si sono schierate per il si, e' di marcare la differenza. Insomma si misurerà - attraverso il referendum - anche il reale peso politico che esercitano sull'elettorato. La vera partita, però, si gioca nei grandi centri, quelli che -erroneamente- forse non percepiscono (perché lontani dalle coste) il vero senso di questo referendum. È lì che in questi ultimi giorni si concentreranno le forze.
Intanto Foggia venerdì sarà la piazza dell'intera Puglia da dove partirà l'ultimo appello, quello lanciato da artisti, intellettuali, ambientalisti, in queste poche settimane di campagna referendaria. Lunedì sapremo quanti italiani saranno andati al mare, dopo aver votato.
Lunedì, sapremo se il Governo, che non ha fatto proprio una bella figura nell'indicare il non voto, l'avrà spuntata sulla disaffezione e sulla stanchezza degli italiani o se, invece, la base, sempre gli stessi cittadini, si sarà riappropriata del suo diritto di scegliere e di decidere. Insomma se sulla disaffezione e sulla stanchezza prevarranno la voglia di esserci e di contare.
Ma, comunque vada, non finirà a "tarallucci e vino".
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