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Controverso

Verso Sud, ultima fermata

Che fine ha fatto il master plan per il Meridione, con quell'asse di Ministri che affolla il triangolo magico Toscana-Emilia Romagna-Lombardia?

Verso Sud, ultima fermata

Intanto il capitale umano, le migliori intelligenze, quelli che non hanno più tempo per sognare e pensare a che Sud vorrebbero, mollano la presa e via.

Che fine ha fatto il master plan per il Sud? A che punto siamo? Le Regioni in che direzione stanno muovendo i loro passi? C'è un'aggregazione spontanea di Regioni che sta lavorando per un progetto condiviso, contiguo, strategico, che incroci assi e dinamiche della programmazione complessa? La strada non dovrebbe e potrebbe essere quella dei macro processi partecipativi, ovviamente gestiti, e della co-progettazione efficace? Un aggiornamento sul chi sta facendo cosa, quando, dove, perché? Nulla. 

L'arretratezza sociale ed economica pare ci lasci spiazzati. Sembra di essere sempre di fronte a quel comodo imbarazzo di non avere una visione, all'inadeguatezza delle risposte, alle ipotetiche scelte. Chi dovrebbe avere una visione, chi dovrebbe dare risposte adeguate, chi dovrebbe fare le giuste scelte? L'attuale classe dirigente può essere all'altezza di una sfida così importante, non solo per il Sud ma per l'intero sistema Paese? O, l'attuale classe dirigente è sempre e solo pronta ad "amministrare" la politica?

Quanto sono attenti e vigili i meridionali sulle questioni, non la questione, del meridione? Quanta rassegnazione c'è? Quanto futuro riusciamo ancora ad immaginare? È giusto lasciare, in una sorta di ultimo tentativo di rinascita dal basso (ma forse servirebbe una rivoluzione?), il Sud da solo, abbandonato a se stesso, confidando in una capacità di riscatto, anche di orgoglio? 

L'approccio bottom-up, dove i livelli decentrati di governo devono individuare le traiettorie dello sviluppo, e' stato mai messo in atto o ha già mostrato le corde? 

Nessuno, questo è certo, ha la bacchetta magica o l'unica soluzione giusta, ma l'affanno anche all'inseguimento di risorse strategiche caso mai dirottate su altri territori, ovviamente al nord, dimostra che purtroppo, forse, non si ha o non si vuole avere la capacità di evitare gli errori del passato. In poche parole, alla pur giusta recriminazione, all'urlo contro gli scippi - tanto chi dovrebbe ascoltare mostra di essere sordo ed anzi utilizza le contrapposizioni per ottenere nuovi e convenienti scambi -  bisogna saper contrapporre - al di là dell'esasperata ricerca o conferma del proprio consenso (un esercizio questo che vede primeggiare la nostra classe politica) una programmazione ed una progettualità strutturata, inappuntabile, coerente con quell'idea di Sud che ormai, nonostante tutto, guarda allo sviluppo di economie innovative, proprio facendo leva sulle proprie caratteristiche territoriali.

Cos'è? Saremo costretti a demandare ancora ai livelli centrali, tutti concentrati su questioni a loro dire di ben più ampio respiro (con quell'asse di Ministri che affolla il triangolo magico Toscana-Emilia Romagna-Lombardia mentre del Sud se non erro c'è solo Alfano e, questo bisogna dirlo, non ha certo risolto la questione sicurezza)? Quegli stessi livelli centrali che non mostrano alcuna preoccupazione vera sulla necessità di mettere a "valore" le differenze-opportunità territoriali ma, anche e soprattutto, ad esempio garantire gli stessi standard su infrastrutture materiali ed immateriali, sui servizi essenziali? 

È questa la strada che vogliamo percorrere? Avere un Sud "commissariato" da politiche disattente perché non ritenuto, anche se troppo spesso cantato e decantato, parte del motore dell'Italia? 

Intanto il capitale umano, le migliori intelligenze, quelli che non hanno più tempo per sognare e pensare a che Sud vorrebbero, mollano la presa e via, ad alimentare lo sviluppo di quell'altra parte del Paese o, meglio, dell'Europa più ricca. E non sono certo indifferenti alla loro terra, mostrano solo la più profonda rassegnazione di fronte al niente. 

Una questione di risorse, solo di risorse? Se avessimo avuto o se avessimo più risorse riusciremmo a dare una vita nuova al nostro Meridione. Non credo sia una questione di risorse. È' una questione di cosa se ne fa delle tante risorse, anche troppe, che si hanno a disposizione.

Una nuova, ennesima lagnanza? No, il disperato invito a fare presto. Non c'è più tempo per nulla. O si capisce, oppure meglio che altri decidano. 

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Daniela Eronia

Daniela Eronia

Di me hanno detto che sono stata una giornalista molto scomoda, poi un'imprenditrice troppo intraprendente. È così: quando una donna si dedica con passione alla città che ama, per renderla migliore, finisce con il creare inquietudini. Per aggiungerne qualcuna in più, torno a scrivere, nel solito mondo. A volte sarà irriverente, altre dissacrante. Sicuramente "controverso". Comunque, se vi fa piacere deciderete voi.

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