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Sarà Magna, la Capitanata?

Una città senza parole e libri da poter condividere che città è? Una città senza la sua biblioteca che città è? Una città dove non si corre per fermarsi a leggere in un silenzio quasi religioso, è povera, poverissima.

Sarà Magna, la Capitanata?

La riunione tenuta sul futuro della Biblioteca

Ai tempi si chiamava "salass". E non era certo né una pratica medica o botanica, né tantomeno economica. E in questi giorni di salvataggio di banche e di tasche svuotate di ignari obbligazionisti è bene chiarire il concetto. Salass, in gergo, slang, per chi come me vive l'epoca "anta" voleva dire...niente scuola, con buona pace di quella campanella odiosa, del compito di latino o, peggio ancora, di quelle due ore di chimica. C'era di meglio da fare. E cosa era questo meglio? Ormai possiamo confessarlo, anche perché la tecnologia ha fatto il suo bel corso e le assenze dei nostri figli sono "giustamente" tracciate dagli sms inviati dalle scuole. 

Cominciamo da qui. Sicuramente un ottimo panino tonno e pomodoro, due chiacchiere sulle scalinate, un tuffo nel profumo della carta dei libri, sì, ma non quelli di scuola, qualche buon disco, con tanto di cuffie sulla testa che ora ci farebbero sentire ridicoli. Dov'era questo spazio di libertà? Su viale Michelangelo. La nostra biblioteca provinciale. Quanti volti allegri e sorridenti ma a volte anche un po' impauriti (c'era addirittura una sorta di servizio d'ordine per verificare che non arrivasse qualche parente prossimo, insomma mamma, papà, fratello), c'era un gran vociare. Il fumo delle sigarette (ragazzi fa male...). Seppur contravvenendo alle regole, lì girava, a modo suo, cultura, scambio di opinioni e, sempre ai tempi, la politica sembrava una cosa seria. Ci si divideva in gruppi, un po' i rossi e un po' i neri, quelli che la vedevamo in un modo, quelli in un altro. Ma la sensazione era una. Ci si sentiva protetti. Da cosa? Non certo dalle scale coperte che ci riparavano dalla pioggia, non certo dagli amici ma da quel senso enorme e discreto che sprigionava quel luogo di conoscenza. Insomma, se quando si faceva salass si andava in biblioteca ci si sentiva un po' meno colpevoli. Certo non si stava andando per negozi!

Ricordi di un passato lontanissimo. Chissà quanti ragazzi hanno affollato quelle scale, quel bar, le sale di lettura, hanno avuto la possibilità di leggere i giornali, di ascoltare musica. Ma la biblioteca non è certo solo questo. Sarei irriconoscente se ricordassi solo questo (e sto ammettendo che di salass ne ho fatti, eh sia chiaro!). La biblioteca è la casa dei libri, dei saperi, della letteratura, delle scienze, dell'arte, delle lingue e chi ama i libri, e siamo davvero tanti, non può digerire che la "sua" biblioteca - anche a causa di una legge di riforma a metà e la distrazione di altri enti che dovrebbero farsene carico - chiuda. Ma può succedere, ad oggi - peggio - accadrà. Una città senza parole e libri da poter condividere che città è? Una città senza la sua biblioteca che città è? Una città dove non si corre su per le scale per acciuffare l'ultimo libro del proprio autore preferito, per leggere la prima pagina dei giornali ed avviare un dibattito infinito sul "ma perché", "ma per come", per fermarsi a leggere in un silenzio quasi religioso, è povera, poverissima.

Già c'è poco da stare allegri nella nostra città se poi aggiungiamo questo, beh...la misura è colma al di là delle analisi con tutti quegli indicatori che incrociano, incrociano ma poi mai, dico mai, riescono ad incrociare e mettere in ordine una bella e buona notizia. E pensare che in biblioteca, sempre noi degli "anta" siamo riusciti a crescere, nonostante tutto, compresi i salass.

E ora? Un bel sit-in il 21 dicembre. Basterà? Boh, non credo. Testimonianza di senso civico, di appartenenza? Quella non manca mai. Ma questa è proprio una battaglia che non possiamo permetterci il lusso di perdere. La "Magna Capitanata" è un po' una ludoteca (non è una bestemmia), lì si gioca a far crescere la propria cultura, la propria curiosità, la propria conoscenza, lì si può dar vita ad una start up, lì c'è vita, anche quella dei libri impolverati. Noi degli "anta" abbiamo avuto l'occasione di averla una biblioteca, che è sempre cresciuta poi con noi. Perché i piccoli (e c'è la biblioteca dei ragazzi, giusto per dire...) non devono avere questa opportunità? Perché lì non devono crescere più i saperi? Perché non devono poter sniffare il profumo dei fogli consumati dalla lettura di occhi famelici? È davvero strana la mia terra. Smentitemi. È una questione di libertà.

                                                        

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Daniela Eronia

Daniela Eronia

Di me hanno detto che sono stata una giornalista molto scomoda, poi un'imprenditrice troppo intraprendente. È così: quando una donna si dedica con passione alla città che ama, per renderla migliore, finisce con il creare inquietudini. Per aggiungerne qualcuna in più, torno a scrivere, nel solito mondo. A volte sarà irriverente, altre dissacrante. Sicuramente "controverso". Comunque, se vi fa piacere deciderete voi.

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