IL MATTINO
Controverso
06.12.2015 - 09:19
E giù un elenco infinito di cose che non vanno. Troppe. A sentirle ripetere, però, ormai da anni, ormai le stesse, sempre con percentuali al ribasso, sempre con quel malvezzo della lagna, sempre con quella propensione a delegare senza mai assumere una responsabilità, oggi è colpa del Governo, come ieri, oggi è colpa della Regione, come ieri, oggi è colpa degli imprenditori, come ieri, oh e la politica? Quale, quella che non c'è? Ecco, questa è l'analisi esasperata, deprimente già dal linguaggio. E la proposta, qual è la proposta? Ma, soprattutto, c'è una proposta? Certo che le proposte ci sono ma, mi verrebbe da dire, limitate, molto limitate nello spazio e nel tempo. Ognuno mira alla stelletta, di latta però e solo sua, al massimo della piccola comunità che rappresenta.
Il dibattito che si sta alimentando, ma poi nemmeno troppo, sui contenuti che dovranno colmare il vuoto contenitore del master plan per il Mezzogiorno, la cui firma slitterà assolutamente si, dimostra tutta la frammentarietà di quel pensiero di sviluppo che invece avremmo dovuto maturare. Le fughe in avanti, un po' come quelle dei velocisti che scattano quell'attimo prima dello start, possono provocare danni seri. Chi dice una cosa, chi l'altra, nessuno che abbia il coraggio di pensare che è giunto il momento di guardare le cose diversamente e di pensare così come non abbia già pensato finora. In un contesto nazionale ed europeo, bisogna ragionare applicando logiche integrate, allargando i confini, aprendo i territori, non delimitando - quasi con dei muri - il proprio esclusivo interesse. L'ubriacatura da numeri, di € seguiti da tanti zero, confonde, illude anche che lì ci sia il tesoretto da aggredire. Si, miliardi di risorse da investire ce ne sono, spalmati sui tanti, forse troppi, programmi ma il discorso non deve essere tanto sul quanto, quanto sul come. Ed è qui che la lucidità s'appanna. L'appannamento diventa profluvio di dichiarazioni, pro o contro, quando il Ministro Delrio decide di staccare la spina all'aeroporto, interrompendo di fatto un accanimento terapeutico costato non si sa quanto per non ottenere alcun risultato. Si potrebbe pensare, ad esempio, al di là delle ragioni giuste o no, che quella lapide con su scritto "l'aeroporto è morto" potrebbe e dovrebbe aprire nuove trattative, nuove opportunità? Si potrebbe prendere atto che l'aeroporto, e ci siamo inventati anche una compagnia aerea che ha mandato in malora i conti del Comune, con lo zampino di tanta politica improvvisata, non serve? Già immagino i commenti: senza aeroporto non c'è turismo, senza aeroporto non c'è sviluppo, senza aeroporto non si può fare. Ne siamo certi o abbiamo deciso che è la battaglia della nostra vita, costi quel che costi il nostro provincialismo nonostante studi, ricerche indipendenti e non interessate, ma obiettive? Se l'aeroporto fosse così importante e la sua gestione davvero sostenibile, il mondo dell'impresa non si lascerebbe sfuggire un affare.Tutta colpa dei dinosauri. Quella passeggiata nell'era mesozoica ci distrae ancora dall'obiettivo e ci tiene ancorati ad un concetto di sviluppo che avremmo già dovuto archiviare.
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