IL MATTINO
IL PIANETA VEGA
15.05.2016 - 16:13
V... per Vegan
Ha suscitato scalpore la domanda posta dal papa ieri: "Quante volte vediamo gente tanto attaccata ai gatti ai cani, e poi lasciano senza aiuto la fame del vicino e della vicina?". Ha suscitato scalpore soprattutto tra le file degli animalisti più duri e puri.
Personalmente non sono animalista, non mi sono mai reputata tale. Tutto quello che termina per -ismo e -ista mi sa di ideologia (ed è per questo che a "veganismo" preferisco il termine "veganesimo"). Non sono animalista nel senso che non mi schiero dalla parte degli animali tout court, mi schiero dalla parte della vita, e la vita accomuna animali ed esseri umani, le piante, il pianeta. Per tale motivo non trovo scandaloso quello che Francesco ha detto. Siamo d'accordo che la Chiesa è indietro in termini di "politiche animaliste"; purtroppo i religiosi sono i primi a combattere ogni forma di pietà verso la vita animale. Il principio in sé non è cattivo: non si vuole rischiare di confondere il concetto di uomo con quello di animale, anche per profondi motivi teologici che però al più delle masse sfuggono, per ignoranza o perché non si crede alla teologia cristiana. Tuttavia, come spesso accade, si mette in pratica un principio giusto in modo errato, errato perché non vi si applica alcuno spessore teoretico o pratico. Pertanto si tramuta quella necessaria attenzione che va data alla specificità dell'essere umano in un non prendere in considerazione gli animali, fino alla totale mancanza di compassione verso di essi; magari giustificandola con il solito "ma Gesù mangiava il pesce". Evidentemente l'attenzione all'umano non esula dal praticare la compassione; dietro questo farsi tutti teologi da parrocchia si giustifica semplicemente il proprio attaccamento alla propria gola, alle proprie abitudini, all'incapacità a rinunciare a qualcosa che richiede un piccolo sacrificio in termini di riadattamento a un nuovo modo di vivere e di nutrirsi. "Ma è troppo difficile, come si fa", dicono molti. "Questa parola è dura! Chi può ascoltarla?" dissero i discepoli a Gesù. Ma se uno è cristiano, non lo è per farsi la vita comoda, ma la vita giusta, per sé e per gli altri. Poi la giustizia, credetelo, genera benessere e pace per tutti.
Chiusa questa doverosa parentesi, è vero che nelle opulente società occidentali, sebbene in crisi, sebbene si arranchi, si assiste alla tendenza a voler più bene agli animali che alle persone, fino ad augurarsi di veder scomparire gli umani dalla faccia della Terra "per il bene del pianeta". Le vediamo le signore coi loro chihuahua che poi di fronte al povero che chiede l'elemosina non si fermano. Li vediamo i negozi di cappottini per cani di lusso mentre si fa fatica a comprare un panino all'immigrato o, peggio, allo zingaro, "gente sporca e che ruba", mentre magari ci si dimentica di usare la paletta per raccogliere i ricordini del proprio fedele amico. Abbiamo tanta (giusta) attenzione agli amici animali (ma quali poi? Siamo sicuri di non fare discriminazione alcuna tra il gatto e la mucca? Mi pare ci sia tanto da lavorare anche in questo senso), mentre magari il nostro vicino muore in solitudine e lo ritrova la polizia già cadavere, oppure se gli va bene trascina la propria esistenza senza scambiare una parola con nessuno. Il mio non è un invito a non avere per gli animali di casa o di strada un occhio amorevole; non sto a raccontare le cose, agli occhi di molti folli e antieconomiche, che ho fatto per il benessere e la salute dei miei.
Sono dell'idea che chi ama gli animali ami tutti. Che la sensibilità di amare chi non è come te è il presupposto per amare chi è come te (purtroppo non è tanto ovvio il contrario). Eppure queste cose succedono, e l'invito di Francesco (del quale non sono fan, quindi non vuole essere un panegirico a questo papa che dice cose spesso facili da travisare o distorcere) mi sembra pregnante. Non sarà che si amano tanto gli animali, per amore sì, ma quel tipo di amore egoista, che ama perché riceve soltanto? Si amano gli animali perché è facile amarli: come non intenerirsi di fronte al dolce muso di un gattino o di un cucciolo? Si amano perché loro, si sente spesso dire, "danno tutto senza chiedere nulla in cambio", loro amano in silenzio, loro amano con fedeltà. Beh, allora si cerca un appagamento, non l'amore. L'amore è una sfida che accetta anche le difficoltà, anche il tradimento della fiducia, anche gli ostacoli, che accetta il contenzioso e non una silente obbedienza. Invece i vicini di casa rompono, buttano le molliche di pane e i mozziconi di sigaretta sul balcone della signora che vive al piano di sotto, annaffiano le piante e ti fanno la doccia, fanno rumore negli orari in cui vorresti il silenzio, poi hanno una visione della vita che te la raccomando. E certo, come si fa ad amare i vicini? Meglio gli animali.
Essere cruelty free, vedete, significa ben altro che vivere un animalismo sentimentalista e pietoso o, peggio, ideologico. Significa avere compassione, senza distinzione di specie. Purtroppo si assiste oggi a uno specismo rovesciato, che mette l'uomo dopo l'animale. Non fa bene a nessuno avere un animalismo intriso di ideologia: occorre piuttosto lavorare per un mondo davvero più giusto, più etico e senza crudeltà, per tutti e verso tutti. In fondo, siamo animali anche noi.
edizione digitale
Il Mattino di foggia